Il Wwf in difesa dell’Ispra: «Da Musumeci parole stupefacenti»
Prima, un mesetto fa, con le città della regione alle prese con acqua e fango, aveva approfittato delle telecamere per attaccare l’Emilia Romagna, provocando una dura replica da parte della presidente Irene Priolo: «È sciacallaggio politico». Ora, il ministro Nello Musumeci è tornato a parlare a RaiNews 24, sempre di eventi meteo estremi. E in un’intervista trasmessa sulla rete pubblica allnews, il titolare della Protezione civile e le politiche del mare ha puntato il dito verso altri bersagli. Provocando, di nuovo, una dura reazione.
Come riportato tra i primi dal quotidiano il manifesto, Musumeci ha attaccato l’Ispra, dicendo nel corso della lunga intervista trasmessa nel corso di Pomeriggio 24: «Un po’ di responsabilità è anche di un certo ambientalismo integralista che ha dettato con la propria presenza una legislazione e una normativa assai vincolistica. L’Ispra, ad esempio, che è un istituto di grande scienza e cultura, sembra essere nelle mani di qualche ambientalista particolarmente fazioso, di quelli che non consentono di intervenire per togliere un albero o di consolidare gli argini perché c’è un tipo particolare di uccello che deve nidificare. Questo è un ambientalismo ideologizzato».
L’Ispra è un ente pubblico di ricerca che dipende dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, e per ora non ha replicato. Ma le frasi pronunciate dal ministro non sono passate inosservate. «Le parole pronunciate dal ministro Musumeci ieri a Rai News 24 hanno dello stupefacente», scrive il Wwf Italia in una nota diramata questa mattina. Per il ministro, dice l’associazione ambientalista riprendendo quanto affermato nel passaggio televisivo, «l’inazione rispetto alle opere di adattamento al cambiamento climatico sarebbe responsabilità dell’integralismo di alcuni ambientalisti e addirittura dell’Ispra, rea di essere troppo rigida nel difendere i vincoli di alcune aree».
Il Wwf ritiene prezioso il lavoro svolto da tutti gli organismi tecnico-scientifici, tra cui Ispra, e ricorda «quanto inerte sia rimasta la politica – di cui il ministro Musumeci è rappresentante dalla metà degli Anni ‘70 del secolo scorso – rispetto alla piaga italiana del consumo di suolo che da anni Ispra documenta. Ogni secondo trasformiamo, modifichiamo, cementiamo 2 metri quadri di territorio, questo significa aumento dell’impermeabilizzazione del suolo, aumento dell’esposizione ai rischi climatici che hanno aumentato i picchi di piovosità facendo saltare tutti i calcoli di portata di fiumi, torrenti e canali».
E se Musumeci ha a più riprese sollevato il problema del consumo di suolo, indicando appunto l’Emilia Romagna come una delle regioni meno virtuose, il Wwf ricorda che la legge per tutelare il territorio «prende polvere da più di un lustro nei cassetti del Parlamento e il Governo, a differenza di altri temi, si guarda bene da prendere l’iniziativa e il fatto che il piano di adattamento sia bloccato da mesi al ministero dell’Ambiente la dice lunga. Il governo Meloni, di cui Musumeci fa parte, ha cercato di bloccare il Regolamento europeo sul ripristino della natura, elemento insostituibile e quindi indispensabile per la sicurezza del territorio».
Ora, dice l’associazione ambientalista, «o siamo di fronte ad un grave gap di conoscenza scientifica o inevitabilmente dobbiamo pensare che questa politica, che vorrebbe che i tecnici ubbidissero negando le proprie conoscenze e competenze, risponde ad interessi diffusi e complessi. Alludiamo alla politica che strizza l’occhio ai condoni, che non esita a sperperare più di 14 miliardi sul Ponte sullo Stretto invece di investire in difesa del territorio, che pensa che la tutela sia un eccesso e non una garanzia. Insomma, quella politica per cui il problema è chi chiede da decenni di dare spazio e rinaturalizzare i fiumi, di liberarli dal cemento, di garantire ampie fasce di esondazione programmabile, di rispettare rigidamente le fasce di protezione, di ridurre le emissioni climalteranti. Con amarezza dobbiamo prendere atto che il nostro Paese non è solo in balia degli effetti del cambiamento climatico, ma anche di una politica che con ogni evidenza è più alla ricerca di giustificazioni che di soluzioni».