Greenpeace Usa: le grandi compagnie petrolifere paghino per i danni degli uragani mostruosi
Le comunità degli Appalachi stanno appena iniziando a reagire alla distruzione dell'uragano Helene che un uragano ancora più distruttivo, Milton che ha toccato terra sulla costa occidentale della Florida e Greenpeace Usa ricorda che «Questi disastri non sono senza colpe. Tempeste come Helene sono sovralimentate dalla continua estrazione e bruciatura di petrolio e gas che sta riscaldando il pianeta. Perché le aziende di combustibili fossili dovrebbero poter raccogliere mega profitti mentre il mondo viene fatto a pezzi?»
AccuWeather ha stimato che la perdita economica complessiva causata dalla crisi umanitaria provocata dal precedente uragano Helene, compresi danni alle infrastrutture, costi sanitari, blackout e interruzioni delle attività, possa arrivare fino a 250 miliardi di dollari. L’analisi rapida “Hurricane Helene’s deadly rainfall and wind increased by fossil fuel warming” del team internazionale di scienziati del World Weather Attribution ha scoperto che il cambiamento climatico ha aggravato le forti piogge e i venti generati dall'uragano Helene, provocando almeno 227 morti in 6 Stati.
John Noël, responsabile senior della campagna per il clima di Greenpeace Usa, sottolinea che «Per la seconda volta in poche settimane, delle vite saranno perse e sconvolte da un altro uragano sovralimentato dal cambiamento climatico causato dai combustibili fossili. Ma mentre milioni di persone rovistano tra le macerie delle loro comunità, le compagnie petrolifere e del gas responsabili stanno accumulando miliardi mentre si affannano per estrarre sempre più combustibili fossili che distruggono il clima. Con i danni dell'uragano Helene già stimati in un quarto di trilione di dollari (250 miliardi di dollari) e l'uragano Milton che incombe sulla Florida, questa potrebbe essere la stagione degli uragani più costosa della storia. Non si può lasciare che la gente comune paghi il conto: con le elezioni statunitensi a poche settimane di distanza, i candidati alla presidenza dovrebbero smettere di chiedere alle grandi compagnie petrolifere donazioni per la campagna elettorale e invece costringerle a pagare per i danni climatici che stanno devastando le nostre comunità».
Noël denuncia che «Invece di assumersi la responsabilità del loro ruolo guida nel cambiamento climatico, i grandi produttori di petrolio e gas come Shell, Energy Transfer, ENI e TotalEnergies hanno fatto ricorso a cause legali intimidatorie contro le organizzazioni che fanno parte della rete di Greenpeace e altre organizzazioni che mettono in guardia contro la continua espansione dei combustibili fossili. Ogni anno gli Stati Uniti forniscono almeno 20 miliardi di dollari in sussidi diretti all'industria dei combustibili fossili e Greenpeace chiede ai governi di Porre fine a queste elargizioni e di far sì che i grandi inquinatori di petrolio e gas smettano di trivellare e inizino a pagare per i danni climatici che le persone affrontano in tutto il mondo».