Il Fondo sociale per il clima sarà alimentato dai ricavi del mercato Ue per la CO2
Il mercato europeo delle emissioni di gas serra (Eu Ets) è uno tra i principali strumenti che il Vecchio continente ha messo in campo per lottare contro la crisi climatica, con risultati incoraggianti: il prezzo della CO2 è passato da meno di 10 euro per tonnellata nel 2017 ai circa 80 euro nel 2022 (per poi riscendere adesso attorno ai 65€), contribuendo così a guidare sia la decarbonizzazione sia l’innovazione tecnologica delle imprese.
In quasi due decenni, da quando è entrato in vigore, l’Ets ha contribuito a ridurre le emissioni CO2 del settore elettrico e delle grandi industrie di circa il 37%, e al contempo ha contribuito a evitare costi sanitari quantificati nell’ordine di oltre 100 miliardi di euro; per questo è l’Ets è diventato un modello da imitare per molti altri Paesi nel mondo, ma anche in Europa è pronto a cambiare pelle di nuovo: da quest’anno anche il comparto marittimo è stato incluso nell’Eu Ets, mentre l’edilizia e il settore dei trasporti entreranno a far parte del cosiddetto Ets2 dal 2027. E da questo fronte arriveranno anche nuovi fondi per alimentare la sostenibilità sociale della transizione ecologica.
«I nuovi meccanismi di “emission trading” per l’abbattimento delle emissioni nei settori domestico e del trasporto (Ets 2) che verranno introdotti dal 2027 – spiega l’europarlamentare Annalisa Corrado, responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale – devono essere associati alle politiche di supporto delle fasce più fragili della popolazione. Per questo è stato creato il Fondo sociale per il clima, che verrà infatti alimentato dai ricavi delle aste Ets 2. Un vero e proprio strumento di solidarietà europea, dove i fondi verranno assegnati agli Stati membri secondo una formula progressiva che consideri le loro necessità e a seguito della loro presentazione dei Piani climatici sociali».
Nel merito, Corrado ha ospitato ieri al Parlamento europeo un importante evento dedicato al tema degli strumenti economici per accompagnare famiglie e imprese nella transizione energetica. Gli Stati membri hanno tempo fino a giugno 2025 per presentare i loro Piani sociali nazionali per il clima (Psnc), che definiranno le modalità di distribuzione dei proventi del fondo per proteggere i gruppi vulnerabili: famiglie, microimprese e utenti dei trasporti che necessitano di un supporto speciale nell’affrontare gli effetti economici legati al cambiamento climatico.
Con l'aumento della povertà energetica in Europa e le crescenti critiche all'agenda verde dell'Ue, il successo dei piani sociali per il clima rappresenterà una sfida cruciale per il futuro della politica climatica dell'Unione.
L'evento ha rappresentato un’opportunità di confronto per i principali attori coinvolti nella progettazione del Fsc, un’occasione per apprendere, attraverso esperti del settore, quali sfide e quali ostacoli ne ostacolano un'attuazione efficace, oltre a esplorarne potenziali soluzioni.
«Oggi – conclude Corrado – disponiamo delle tecnologie per uscire dai combustibili fossili e per farlo in modo economicamente vantaggioso per tutti. La sfida è sostenere le fasce più esposte della società in questa transizione, con un utilizzo dedicato ed efficiente delle risorse».