Skip to main content

Gli scienziati: se non si accelera l’azione climatica, gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sono lontani dalla nostra portata

I possibili scenari climatici futuri: per evitare la catastrofe è necessario fare di più
 |  Crisi climatica e adattamento

Lo studio “Perceptions of carbon dioxide emission reductions and future warming among climate experts”, pubblicato recentemente su Communications Earth & Environment da un team di ricercatori statunitensi, canadesi e britannici, presenta i risultati di un sondaggio condotto tra gli esperti del clima e rivela che «La maggioranza ritiene che la Terra si stia dirigendo verso un aumento delle temperature globali di gran lunga superiore agli obiettivi dell'accordo di Parigi del 2015, di 1,5 e ben al di sotto dei 2° C».

Però, due terzi degli intervistati, tutti autori dei rapporti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ritengono che potremmo riuscire a raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero durante  la seconda metà di questo secolo, il che ndica un certo ottimismo sul fatto che gli sforzi di mitigazione potrebbero iniziare a piegare la curva delle emissioni verso quel he sarebbe necessario per raggiungere l'obiettivo della temperatura dell’Accordo di Parigi.

La maggioranza degli scienziati ha anche riconosciuto il potenziale di rimozione della CO2 atmosferica,  con una risposta mediana che indica la convinzione che la tecnologia potrebbe rimuovere fino a 5 gigatonnellate di anidride carbonica (GtCO2) all'anno entro il 2050, che è il limite inferiore dell'intervallo ritenuto necessario per soddisfare gli obiettivi di Parigi.

L'autore principale dello studio, Seth Wynes, ex ricercatore post-dottorato alla Concordia University e ora professore associato all'università di Waterloo, spiega che «Volevamo intervistare alcuni dei massimi esperti mondiali di climatologia per avere un'idea della loro percezione dei diversi esiti climatici futuri. Questi scienziati sono anche coinvolti in un’importante opera di comunicazione sui cambiamenti climatici, quindi il loro ottimismo o pessimismo può influenzare il modo in cui i decisori politici ricevono i messaggi sui cambiamenti climatici».

Ma, , date le attuali politiche, i 211 intervistati nel sondaggio si sono mostrati generalmente pessimisti sul raggiungimento degli obiettivi di Parigi, con l'86% che stima un riscaldamento superiore a 2° ˚C entro il 2100. La stima mediana era di 2,7˚° C, avrebbe conseguenze catastrofiche per il pianeta.

Uno degli autori dello studio, Damon Matthews del Department of Geography, Planning and Environment della Concordia University, fa notare che «Questo non significa che quel  livello di riscaldamento sia inevitabile. Queste risposte non sono una previsione del riscaldamento futuro, ma piuttosto un indicatore di ciò che la comunità scientifica crede. Le risposte sono sorprendentemente coerenti con le stime precedenti di cosa accadrebbe se le nostre attuali politiche climatiche continuassero senza alcun aumento di ambizione, che vanno da circa 2,5 a 3˚° C».

Oltre alle domande sulla probabilità di futuri effetti sul clima, agli scienziati intervistati è stato anche chiesto di stimare le risposte dei loro colleghi alle stesse domande e Wynes evidenzia che «C'era una forte correlazione tra ciò che le persone credono e ciò che percepiscono che credano i loro pari. Avevano un pregiudizio nel vedere le loro convinzioni come rappresentative del gruppo più ampio. Questo può indicare un'eccessiva sicurezza nelle proprie convinzioni, quindi pensiamo che per loro questa sia una buona opportunità di rivalutare ciò che credono realmente i loro pari».

Matthews, lui stesso autore dell'IPCC, conclude: «Le opinioni degli scienziati sui possibili scenari climatici sono preziose ma sulle problematiche legate al cambiamento climatico sono necessarie altre prospettive, se vogliamo sperare di rallentarlo. Gli scienziati del clima hanno sicuramente competenze nei sistemi climatici e nelle transizioni energetiche, ma saranno l'attuazione delle politiche e il cambiamento sociale a determinare davvero la rapidità con cui diminuiranno le emissioni. In definitiva, la decisione su cosa fare e come rispondere alla sfida climatica spetta ai decisori politici e all’opinione pubblica che rappresentano, e penso che l’intera gamma di risultati sia ancora ampiamente sul tavolo».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.