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Come i pinguini imperatore sono riusciti a sopravvivere allo scontro con l’iceberg gigante

La colonia riproduttiva di Halley Bay è ancora vitale nonostante l’iceberg avesse precluso l’accesso al mare
 |  Crisi climatica e adattamento

A maggio un enorme iceberg si è staccato da una banchisa di ghiaccio antartica ed è andato alla deriva incagliandosi proprio di fronte alla colonia di pinguini "forse più sfortunati del mondo", quella di Halley Bay, isolandola dal  mare. Per centinaia pulcini di pinguini imperatore (Aptenodytes forsteri) appena nati  sembrava la fine, perché le loro mamme a caccia di cibo, non sarebbero più riuscite a raggiungerli. Poi, qualche settimana fa, l'iceberg si è spostato e ha ricominciato a muoversi.

Ora, gli scienziati hanno scoperto che i   pinguini sono riusciti a sopravvivere allo scontro dell’enorme iceberg con la loro area riproduttiva: la immagini satellitari diffuse da BBC News mostrano che la colonia è ancora vitale.

Ma ad agosto, quando BBC News chiese al British Antarctic Survey se i pinguini imperatori fossero sopravvissuti si era ancora in pieno inverno antartico, quindi i satelliti non riuscivano a penetrare l'oscurità totale per fotografare gli uccelli e lo scienziato del BAS Peter Fretwell rispose:«Non lo sapremo finché non sorgerà il sole».

Il soprannome di "pinguini forse più sfortunati del mondo" è stato affibbiato alla colonia di pinguini imperatore di Halley Bay  proprio da Fretwell  che da anni segue e racconta gli alti e bassi di queste creature costantemente in bilico tra la vita e la morte. E il gigantesco iceberg è stato solo l'ultimo di una serie di incidenti sfiorati.

BBC News evidenzia che «Un tempo era una colonia stabile e, con 14.000 - 25.000 coppie riproduttive all'anno, era la seconda più grande al mondo. Ma nel 2019, giunse la notizia di un fallimento riproduttivo catastrofico. Peter e i suoi colleghi scoprirono che per tre anni la colonia non era riuscita ad allevare pulcini. I cuccioli di pinguino devono vivere sul ghiaccio marino finché non sono abbastanza forti da sopravvivere in acque libere. Ma il cambiamento climatico sta riscaldando gli oceani e l'aria, contribuendo a rendere il ghiaccio marino più instabile e incline a una disintegrazione improvvisa durante le tempeste. In assenza di ghiaccio marino, i pulcini annegarono».

Alcune centinaia di pinguini imperatore ritardatari spostarono il loro sito riproduttivo  nei vicini rilievi del MacDonald Ice e continuarono a far andare avanti il ​​gruppo. Questo almeno fino a maggio, quando l'iceberg A83, che con i suoi 380 km2 (grande più di una volta e mezzo l’Isola d’Elba o quanto l'Isola di Wight), si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Brunt.

Fretwell temeva un annientamento totale, come è successo ad altre colonie di pinguini: «Un iceberg ha bloccato una colonia nel Mare di Ross per diversi anni, senza che la riproduzione avesse successo».

Ma quando qualche giorno fa , il sole è sorto di nuovo in Antartide e i satelliti Sentinel-1 che Fretwell utilizza per tenere sotto controllo le colonie di pinguini hanno orbitato sopra Halley Bay hanno scattato foto della  glaciale. Lo scienziato spiega: «Temevo di vedere che non ci sarebbe stato proprio niente. Ma, contro ogni previsione, ho trovato quel che speravo: una macchia marrone sulla bianca calotta di ghiaccio. I pinguini sono vivi. E’ stato un enorme sollievo».

Come i pinguini imperatore siano riusciti a sopravvivere è un mistero: l'iceberg potrebbe essere alto circa 15 metri e per i pinguini dovrebbe essere impossibile scalarlo. Fretwell fa notare che «C'è una crepa nel ghiaccio, quindi potrebbero essere riusciti a tuffarsi attraverso di essa. L'iceberg si estende probabilmente per più di 50 metri sotto le onde, ma i pinguini possono immergersi fino a 500 metri. Anche se c'è solo una piccola crepa, potrebbero essersi tuffati lì sotto».

Ora il team del BAS aspetta di vedere immagini ad alta risoluzione che mostrino esattamente quanti pinguini ci sono e gli scienziati della base di ricerca britannica di Halley andranno nel sito della colonia per verificare le dimensioni e lo stato di salute della colonia.

Ma Fretwell avverte in un’intervista a BBC News che «l'Antartide resta una regione in rapido cambiamento, influenzata dal riscaldamento del pianeta e da fenomeni naturali che rendono difficile la vita lì. Le increspature del ghiaccio MacDonald, dove ora vivono i pinguini, sono dinamiche e imprevedibili e i livelli stagionali del ghiaccio marino antartico sono prossimi ai minimi storici. Con lo spostamento di A83, la topografia del ghiaccio è cambiata, il che significa che il sito di riproduzione dei pinguini è ora "più esposta”. Nel ghiaccio si sono formate delle crepe e il confine con il mare si avvicina sempre di più. Se il ghiaccio si spezza sotto i pulcini prima che siano in grado di nuotare, cioè verso dicembre, moriranno. Sono animali incredibili. E’ un po' triste. Come molti animali in Antartide, vivono sul ghiaccio marino. Ma sta cambiando, e se cambia il tuo habitat, non è mai un bene».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.