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Il nostro mondo è in acque pericolose

Fermare il riscaldamento globale per invertire la tendenza all'innalzamento del livello del mare
 |  Crisi climatica e adattamento

Aprendo l’High-Level Meeting on Sea Level Rise “Addressing the existential threats posed by Sea-level rise”, il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu Philémon Yang, ha ricordato che «Si stima che tra il 2020 e il 2050 il livello del mare aumenterà di 20 centimetri. Dall'inizio del XX secolo, il livello del mare è aumentato più rapidamente che in qualsiasi altro momento degli ultimi 3.000 anni, mettendo milioni, se non miliardi, di persone in imminente pericolo. Anche se per chi vive lontano dalle coste può sembrare meglio per loro, non tutti hanno il lusso di trovarsi in una posizione elevata o le risorse finanziarie per adottare misure precauzionali.Per chi è in prima linea, le conseguenze dell'innalzamento del livello del mare minacciano i mezzi di sussistenza, danneggiano gli insediamenti e le infrastrutture essenziali e, nelle sue manifestazioni più drammatiche, possono costringere allo sfollamento di intere popolazioni insulari e comunità costiere. Attualmente si stima che fino a 1,2 miliardi di persone potrebbero essere costrette a sfollare a causa dell'innalzamento del livello del mare. E’ chiaro che abbiamo bisogno di una risposta collettiva che protegga coloro che vivono nelle regioni più vulnerabili del mondo».

Ma Yang si è detto convinto che non dovremmo perdere la speranza: «I nostri sforzi ora possono cambiare il nostro percorso. Ma dobbiamo lavorare insieme per rafforzare la resilienza e contrastare la vulnerabilità ai disastri. Dobbiamo garantire lo sviluppo e l'attuazione di strategie di adattamento al clima, anche garantendo sistemi di allerta precoce affidabili. Dobbiamo migliorare le pratiche di gestione costiera. Soprattutto, dobbiamo fermare il riscaldamento globale che sta alimentando l'innalzamento del livello del mare, impegnandoci nuovamente a raggiungere l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura a non più di 1,5 gradi. Grazie ai Nationally determined contributions nell'ambito dell'Accordo di Parigi, in scadenza l'anno prossimo, abbiamo l'opportunità di accelerare i nostri sforzi. e prima di questo, alla United Nations Climate Change Conference di Baku, potremo lavorare insieme per incrementare i finanziamenti per l'azione per il clima, fornendo il supporto appropriato a coloro che sono maggiormente colpiti dall'innalzamento del livello del mare.

Il presidente dell’Assemblea generale ha concludo avvertendo che «La discussione odierna tocca molti aspetti del cambiamento climatico, ma non deve essere confusa con l'ennesimo vertice sul clima. E’ vero che l'innalzamento del livello del mare è causato dal cambiamento climatico. Ma è proprio la nostra incapacità, finora, di fermare il cambiamento climatico che ha reso necessario intraprendere questo percorso parallelo, per affrontarne gli effetti devastanti. Voglio essere chiaro: anche con un'azione efficace sul clima a lungo termine, dobbiamo accettare il fatto che intere isole rischiano di scomparire, intere coste vengono erose e stanno scomparendo. Si tratta di impatti che avranno ripercussioni anche sulle popolazioni più lontane, come le isole del Pacifico, o più vicine, come New York City. E’ un problema che non possiamo permetterci di ignorare moralmente, politicamente o finanziariamente. È tempo di prendere decisioni. E’ tempo di agire».

Il Segretario generale dell’Onu, António Guterres ha sottolineato che «Il nostro Mondo è in acque pericolose» e ha aggiunto che «Solo un'azione drastica per ridurre le emissioni può limitare l'innalzamento del livello del mare. E solo un'azione drastica di adattamento può proteggere le persone dall'innalzamento del livello delle acque».

Guterres si è rivolto ai potenti del mondo: «Il G20, responsabile di circa l'ottanta percento delle emissioni globali, deve esercitare la leasdership e allineare i propri piani di produzione e consumo di combustibili fossili a 1,5 gradi». Per farlo «Il denaro è indispensabile.Quest’anno abbiamo bisogno di un risultato finanziario forte alla COP29, anche per quanto riguarda fonti di capitale nuove e innovative. Abbiamo bisogno di contributi significativi al nuovo Fondo per le perdite e i danni, come passo verso la giustizia climatica. Abbiamo bisogno che i Paesi sviluppati raddoppino i finanziamenti per l’adattamento ad almeno 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025 e dimostrino come colmeranno il divario nei finanziamenti per l’adattamento. E dobbiamo riformare le banche multilaterali di sviluppo affinché diventino più grandi, più audaci e in grado di fornire finanziamenti molto più accessibili ai paesi in via di sviluppo».

Il Capo dell’Onu ha detto che «Abbiamo fatto dei veri progressi al Summit of Future. Dobbiamo continuare a spingere in avanti, anche al World Summit for Social Development e alla conferenza Financing for Development del prossimo anno. Dobbiamo inoltre colmare le lacune del nostro quadro giuridico internazionale in materia di innalzamento del livello del mare: per garantire un accesso continuo alle risorse, proteggendo al contempo i confini marittimi esistenti; nonché per proteggere le persone colpite e, in scenari estremi, per affrontare le implicazioni relative alla statualità. Non possiamo abbandonare  le speranze e le aspirazioni di miliardi di persone alla morte in acqua. Non possiamo permettere la distruzione totale di Paesi e comunità. E’ tempo di invertire la tendenza E salvarci dall'innalzamento del livello del mare».

L'ex presidente dell'Assemblea generale dell’Onu, Dennis Francis ha elogiato gli Stati membri per aver intrapreso azioni decisive sull’innalzamento del livello del mare e ha affermato che «Questo incontro segna il punto di partenza verso un'ambiziosa dichiarazione da parte dell'Assemblea generale nel settembre 2026. La dichiarazione è un'opportunità per garantire prosperità, dignità e diritti di tutti i Paesi e comunità interessati. Attraverso la dichiarazione, dobbiamo riaffermare che la sovranità e la statualità sono diritti inalienabili, e sono duraturi e permanenti, nonostante qualsiasi circostanza di innalzamento del livello del mare». 

Anche Francis ha chiesto un maggiore sostegno all’adattamento climatico nelle comunità più vulnerabili perché «I finanziamenti per il clima non raggiungono sufficientemente il livello locale e non dovrebbero gravare con sempre più debiti sui Paesi che soffrono di ripetuti disastri». 

Il Primo Ministro di Tuvalu, Feleti Teo, ha testimoniato che «L'innalzamento del livello del mare rappresenta una minaccia esistenziale per le economie, la cultura, il patrimonio e il territorio dei piccoli paesi insulari in via di sviluppo. Molti perderanno un territorio considerevole, correndo il rischio di diventare in gran parte inabitabili». 

Il premier de minuscolo Stato insulare ha raccontato degli impatti dell'acqua salata che permea le falde acquifere che forniscono acqua potabile, delle maree più alte e delle tempeste sempre più intense che devastano villaggi e campi e ha ricordato che «Inoltre, le inondazioni aumentano la salinità del suolo, riducendo così le rese dei raccolti e indebolendo gli alberi. La nostra gente non sarà in grado di sopravvivere sulle isole e sulla costa che hanno chiamato casa per generazioni. I mezzi di sostentamento vengono distrutti, le famiglie si spostano gradualmente, la coesione della comunità viene messa alla prova, il patrimonio culturale si perde e alla fine il tessuto stesso delle nostre nazioni diventa sempre più minacciato. Per molti di noi, queste sono le dure realtà che sperimentiamo oggi, non le proiezioni di un futuro imminente». 

Il Commissario per l’azione per il clima dell’Unione europea, Wopke Hoekstra, si è concentrato su quelli che ritiene i due elementi veramente cruciali della mitigazione e della creazione di resilienza attraverso l’adattamento: «Per quanto riguarda la mitigazione, non c’è più tempo per nascondere la testa sotto la sabbia ed è essenziale che i Paesi continuino a lavorare per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero». 

L’ex anti-ambientalista Hoekstra ha confermato che «L'Ue rispetterà l'impegno di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. L'obiettivo è parte della sua legge sul clima e siamo sulla buona strada per implementare le politiche necessarie per raggiungere tale transizione in un modo che sia equo e giusto e consenta una crescita economica pulita». 

Però, a ha anche fatto notare che «Ridurre le emissioni non sarà sufficiente di fronte ai crescenti rischi climatici, da qui la necessità di rafforzare la resilienza». 

Il Commissario Ue ha concluso rassicurando le comunità vulnerabili: «L’Ue è con voi in questa lotta. Continuerà a lottare per una maggiore ambizione in materia di mitigazione e a sostenere il più possibile l’adattamento e le misure che dobbiamo adottare nel campo delle perdite e dei danni». 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.