Dall’Africa all’Asia all’Europa: Yale indica la causa delle alluvioni che si stanno abbattendo su varie parti del mondo
È un mondo travolto dalle alluvioni, quello che stagione dopo stagione, mese dopo mese, settimana dopo settimana ci viene raccontato dai quattro angoli del mondo. Dall’Africa all’Asia all’Europa, drammatiche cronache arrivano puntuali a smentire chi sostiene che non ci siano rapporti tra il riscaldamento globale e l’intensificarsi di eventi meteo estremi. Un articolo pubblicato dall’Università di Yale evidenzia le conseguenze innescate da alti tassi di umidità che impattano con improvvise correnti a getto. Basta guardare a quanto sta avvenendo in questo mese di settembre nell’emisfero settentrionale, viene sottolineato nel testo dell’istituto statunitense, per rendersi conto che il pianeta non è alle prese con dei semplici, classici episodi di maltempo. «Le inondazioni causate da piogge persistenti e insolitamente forti nell’Africa nord-occidentale e centro-settentrionale – si legge nell’articolo – hanno causato la morte di oltre 1.000 persone e costretto quasi un milione di persone ad abbandonare le loro case. La tempesta Boris, una minima in fase di stallo, ha innescato giorni di intense piogge, causato miliardi di danni e costretto decine di migliaia di persone a evacuare le città allagate in tutta l’Europa centrale. Il tifone Yagi, che ha colpito le Filippine e il Vietnam settentrionale e poi ha trasportato umidità sugli altopiani del sud-est asiatico, ha provocato inondazioni e smottamenti che hanno causato la morte di più di 500 persone e sono costati oltre 13 miliardi di dollari».
Gli studiosi di Yale individuano un chiaro collegamento tra tutti questi episodi meteo estremi: «Le temperature globali più calde consentono a più acqua di evaporare dagli oceani e intensificare le precipitazioni, nonostante sottraggano anche umidità da paesaggi secchi dove non piove (il paradosso "bagnato diventa più bagnato, asciutto diventa più secco"). Come misurato tramite l’indice acqua precipitabile - ovvero la quantità di vapore acqueo in una colonna immaginaria su un dato punto – quello appena trascorso è stato l’agosto più umido mai registrato a livello globale e il 14° mese consecutivo più umido mai registrato nelle analisi risalenti al 1940».
A questo inusuale alto tasso di umidità si è associata quella che i ricercatori di Yale definiscono un’altra «stranezza», ovvero la comparsa di possenti jet-stream, correnti a getto comparsi in maniera particolare proprio nell’emisfero settentrionale. «La solita cintura di pioggia tropicale è stata spostata molto più a nord del solito in Africa, che ha inumidito parti dell'arido deserto del Sahara e portato torrenti di pioggia nella cintura semiarida del Sahel».
L’articolo pubblicato dall’università del New Haven fa riferimento a una ricerca che si estende indietro di oltre un decennio. Questa indagine ha indicato un fenomeno chiamato amplificazione quasi risonante (Qra in inglese) come fattore importante negli eventi estremi meteorologici estivi prolungati in tutto l'emisfero settentrionale. «Tali eventi potrebbero diventare fino al 50% più comuni in questo secolo con lo svolgimento del cambiamento climatico, secondo un documento chiave del 2018».
Michael Mann, uno scienziato del clima della Pennsylvania State University e autore principale del documento a cui fa riferimento l’articolo, sta ora lavorando per analizzare quanto il fenomeno possa essere coinvolto nei recenti eventi estremi avvenuti a settembre nell’emisfero settentrionale. Questo lavoro richiederà ancora qualche giorno per essere completato, ha detto Mann, aggiungendo però: «Quello che posso dire è che questo sembra un potenziale modello Qra, coerente con il nostro lavoro che suggerisce che il cambiamento climatico antropogenico sta portando a un aumento dell’incidenza di tali configurazioni».
Nell’articolo pubblicato dall’Università di Yale si riportano nel dettaglio i danni economici e in termini di vite umane provocati dopo le pesanti piogge di luglio e agosto in Africa, dal tifone Yagi nelle Filippine e in Vietnam e dalla tempesta Boris nell’Europa centro-orientale.
Quanto ai costi economici, c’è da ricordare che l’Italia ha subito 15 miliardi di danni a causa degli eventi meteo degli ultimi due anni. E ora il Paese è alle prese con una nuova, drammatica, serie di alluvioni che stanno colpendo diversi Comuni dell’Emilia Romagna e delle Marche.
«Tutte queste inondazioni sono un chiaro promemoria della crescente minaccia di eventi meteorologici estremi indotti dal clima», ha detto al New York Times Sissi Knispel de Acosta, segretario generale dell’European climate research alliance. Il gruppo World weather attribution pubblicherà un'analisi mercoledì 25 settembre sulla ricerca che da tempo sta portando avanti e che mostra in che misura il cambiamento climatico potrebbe aver influenzato le recenti tempeste.