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Giorgia Meloni, Confindustria, il Green Deal ideologico e la nuova normalità dell’Emilia Romagna

Visto dal fango, dalla pioggia e dalle frane, l’approccio ideologico sembra quello dei frenatori e posticipatori della destra governativa e del conservatorismo confindustriale
 |  Crisi climatica e adattamento

Intervenendo ieri all’Assemblea di Confindustria, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tirato fuori dal suo cilindro ideologico il bolso cavallo di battaglia dell’ambientalismo ideologico che avrebbe condizionato le scelte di una Commissione europea che non ha mai visto la partecipazione dei Verdi e che durante le ultime legislazioni  è stata retta da prudentissimi democristiani – come la von der Leyen -  e prima, quando ancora l’European Green Deal non era nemmeno un’utopia, da pragmatici e moderati socialdemocratici.

Eppure la Meloni, rispolverando la teoria di una Commissione europea rosso-verde  ha detto di fronte ai plaudenti industriali italiani: «Penso - sono d'accordo anche qui con il Presidente Orsini, è stato molto chiaro su questo e lo ringrazio per essere stato molto chiaro su questo - agli effetti disastrosi che sono stati il frutto di un approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo del Green Deal europeo». 

Il tutto mentre l’Emilia Romagna, che aspetta ancora i ristori promessi in primavera da Giorgia Meloni, finiva nuovamente sott’acqua al primo diluvio autunnale.

Vista dal concretissimo fango che re-invade brutalmente case, campi e industrie in Emilia Romagna l’approccio ideologico sembra quello dei frenatori e posticipatori della destra governativa e del conservatorismo confindustriale, ma a spiegare bene e per nulla ideologicamente cosa sta succedendo è Fausto Tomei dell’ Osservatorio Clima ARPAE Emilia-Romagna che sulla sua pagina Facebook chiarisce quale sia la nuova normalità che la Meloni e Orsini si ostinano a non vedere dal loro bunker confindustriale: «Immaginate duemila miliardi di bottiglie da 1.5 litri d'acqua. A spanne, da ieri in Emilia-Romagna ci sta piovendo addosso questo. Piogge fuori dalla grazia di dio, quantità di precipitazione mai viste sulla collina romagnola, tra Forlì e Imola, più dell'anno scorso. Quello che sembrava impossibile si sta ripetendo, pur partendo da condizioni migliori. Un idrometro, a Modigliana, è stato spazzato via dalla furia dell'acqua. Mentre a Castrocaro, sul Montone, il fiume è due metri sopra il livello di allarme».

Infatti, mentre la prima giornata di pioggia era passata abbastanza liscia, «Tra 50 e 70 mm di cumulata sui rilievi romagnoli e fascia pedecollinare, che il suolo insaturo ha assorbito senza troppi problemi, con minimi movimenti dei livelli idrometrici. (i famigerati 'tombini' e 'pulizia' non contano praticamente nulla rispetto allo stato dei suoli durante l'evento, che può assorbire come milioni di tombini, quando è asciutto)», scriveva Tomei, ieri l’allerta arancione si è trasformata in rossa e se subito sembrava che non si fosse nelle condizioni dell'evento del 16 e 17 maggio scorso, ma non lontani da quelle dell'evento precedente, di inizio maggio, che saturò i suoli creando parecchi problemi, in particolare nel faentino,  ci si è arrivati rapidissimamente e l’alletta arancione si è trasformata in allerta rossa, con la Regione che ha invitato i sindaci a chiudere le scuole nella Città metropolitana di Bologna e nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e i cittadini a evitare al massimo gli spostamenti e a fare smartworking, quando possibile. Per quanto riguarda i collaboratori regionali, la scelta della Regione è di estendere il più possibile per domani la possibilità di lavorare da casa.
L’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale, la Protezione civile e il Centro Funzionale Arpae E-R hanno avvertito che «Le piogge in atto, sommate a quelle previste, potranno innescare ingenti ed estesi fenomeni franosi, di ruscellamento e innalzamenti dei livelli dei corsi d’acqua del settore centro-orientale della regione, superiori alle soglie 2 nei tratti montani e prossimi alle soglie 3 nei tratti vallivi degli affluenti di destra del Reno e dei bacini Romagnoli».

Questi sono i fatti drammaticamente concreti e l’ideologia sembra solo quella soft-negazionista di Giorgia Meloni che dall’azzurro e illuminatissimo mega-palco stile nordcoreano confindustriale nega l’evidenza anche dopo averla attraversata in stivali di gomma solo qualche mese fa.

E’ qualcosa di terribilmente a-ideologico quel che Tomei riassume senza fronzoli ideologici di nessun tipo ma con la concretezza della scienza: «Temperature del mare più alte --> più vapore --> più energia --> tempeste più intense. Il risultato lo vediamo, di nuovo: oltre 240 mm di precipitazione in meno di due giorni nelle colline sopra Faenza, un pattern molto simile ai due eventi di maggio dell'anno scorso e mancano ancora le piogge di stanotte. Siamo molto oltre le previsioni dei modelli numerici, verso i nuovi record storici per l'area. Se i suoli fossero stati saturi, come nel secondo evento di maggio 2023, saremmo di nuovo tutti sommersi. Ma anche così non finirà bene: come nel primo evento di maggio avremo frane e persone evacuate. Aggiornamento: due ore dopo siamo già oltre i 300 mm a San Cassiano sul Lamone, che sta stracciando il massimo storico dell'anno scorso. Nel nuovo clima che abbiamo creato, eventi prima centennali sono diventati la norma della nostra Regione. Prendiamone atto: non c'è tombino, pulizia, argine, rialzo che può fermare la nuova normalità, dobbiamo porci alla testa della lotta al cambiamento climatico: no gas, no benzina, no metano».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.