L’impatto dei fiumi sui cambiamenti climatici nel Mare Adriatico
Anche se fa parte del Mediterraneo, il Mare Adriatico è caratterizzato da fattori locali unici che lo rendono particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici: l’evoluzione a lungo termine dei processi fisici e biogeochimici del bacino sono solo parzialmente connessi alle tendenze globali degli oceani, per cui i rischi climatici locali possono essere amplificati o addirittura divergere dalle medie globali portando a impatti distinti e intensificati.
Lo studio “Climate projections of the Adriatic Sea: role of river release”, pubblicato recentemente su Frontiers in Climate da un team di ricercatori di Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), università della Calabria e di Bologna e Dokuz Eylül Üniversitesi del progetto AdriaClim, dimostra come «Una riduzione di circa 35% del deflusso fluviale, considerando oltre 140 fiumi che sfociano nell’Adriatico, avrà un impatto importante sulla futura stratificazione delle acque adriatiche e sull’innalzamento del livello del mare, con differenze significative tra il sotto-bacino settentrionale e quello meridionale».
Concentrandosi su un approccio di downscaling climatico, con particolare attenzione al ciclo idrologico adriatico, lo studio comprende una modellizzazione integrata a mesoscala, che copre l’atmosfera, l’idrologia e la circolazione generale marina e la biogeochimica. Analizzando un periodo che va dal 1992 al 2050, utilizzando lo scenario ad alte emissioni RCP8.5, valuta come la proiezione del rilascio fluviale influisca sulla stratificazione della densità locale e sull’innalzamento del livello del mare.
Al CMCC evidenziano che «I risultati contenuti nel paper suggeriscono che una diminuzione del rilascio fluviale nei mari costieri e marginali può avere un effetto opposto a quello del riscaldamento globale, indebolendo la stratificazione della densità, aumentando la formazione di acque dense e riducendo l’innalzamento totale del livello del mare. Questi risultati forniscono informazioni cruciali per l’avanzamento della conoscenza del clima presente e futuro dell’Adriatico, oltre a dare un contributo agli studi sulla vulnerabilità costiera come quelli relativi al ritiro della linea costiera, all’evoluzione delle zone costiere eutrofiche, all’intrusione del cuneo salino e alla salinizzazione delle acque interne».
l’autrice principale dello studio e ricercatrice del CMCC, Giorgia Verri, che ha guidato le attività di modellizzazione del progetto AdriaClim per questa ricerca, sottolinea che «Un messaggio per la comunità scientifica climatica è che proiezioni climatiche affidabili su scala costiera non possono trascurare una rappresentazione dettagliata dei processi multi-fisici, multi-scala e cross-scala che compongono il ciclo idrologico costiero. In particolare, il deflusso fluviale non stagionale è un’informazione chiave per prevedere correttamente la salinità della superficie del mare e l’altezza della superficie del mare su scale temporali multiple, da una base giornaliera a un intervallo di decenni».
Lo studio è il primo a fornire prove di come la diminuzione del deflusso fluviale, congiuntamente all’aumento dell’evaporazione, possa ridurre la stratificazione della densità a livello locale, aumentare la quantità di acqua più densa e mitigare l’innalzamento del livello del mare, agendo quindi in modo contrario agli effetti del riscaldamento globale sulla colonna d’acqua dell’Adriatico settentrionale.
Al Cmcc concludono: «Questo risultato di modellizzazione contribuisce a migliorare la nostra conoscenza delle dinamiche climatiche dell’Adriatico su scala locale ed è cruciale per condurre studi affidabili sulla vulnerabilità costiera».