Carovana dei ghiacciai sulla Marmolada: la Regina delle Dolomiti è vittima di incuria da parte dell’uomo
In vista di Puliamo il Mondo, che il 20, 21 e 22 settembre (ma anche dopo) chiamerà a raccolta cittadini e volontari di tutta la Penisola per ripulire strade, piazze, ma anche spiagge, sponde dei fiumi e aree montane dai rifiuti abbandonati.
la Carovana della Alpi ha organizzato una , Caccia al rifiuto abbandonato sulla Marmolada, la Regina delle Dolomiti e il risultato sono stati circa 400 rifiuti di ogni genere: latte e lattine, scatolette, fazzoletti, plastica e microplastiche, resti di piatti, posate di plastica e metallo, tappi di bottiglia, pezzi di vetro, sigarette, ed ancora frammenti e materiali tecnici, pezzi di ferro e calcinacci, alcuni risalenti alla Prima guerra mondiale, altri agli anni ‘70-’80 per arrivare ai giorni nostri, trovati e raccolti lungo il sentiero che porta al ghiacciaio della Marmolada.
L’edizione speciale di Puliamo il mondo della Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente che monitora i ghiacciai alpini in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, ha aperto la sua sesta e ultima tappa in Trentino-Alto Adige e In particolare, sulla Marmolada, il team di Carovana dei ghiacciai insieme ai volontari, ha trovato lungo il sentiero anche tre “mini discariche”: «La prima in corrispondenza di una vecchia trincea di guerra dove sono state trovate oltre 180 lattine, scatolette e resti di bivacco risalenti molto probabilmente alla prima guerra mondiale - spiegano a Legambiente - . Tra i rifiuti più datati, è stato trovato anche un proiettile molto probabilmente risalente alla Prima guerra mondiale e dei pallettoni di piombo da shrapnel, un tipo di proiettile d'artiglieria molto utilizzato durante la Prima Guerra Mondiale che al momento dell'esplosione scagliava le pallottole tutto intorno. La seconda “mini-discarica” è stata trovata all’interno di una vecchia postazione militare scavata nella roccia al bivio della forcella del Col de Bousc dove sono stati raccolti rifiuti risalenti perlopiù agli anni ‘70-’80, con circa 50 anni d’età. Si tratta perlopiù di lattine e scatolette di metallo. La terza mini-discarica nella zona vicino all’impianto ormai chiuso e abbandonato dove a farla da padrone sono stati rifiuti in plastica, vetro e tappi di bottiglia, circa un centinaio, ma anche pezzi di calcinaccio, a quota 2600 metri. Vicino all’impianto in disuso e travolto dalla valanga del 2020, alcune vecchie cavità sono state utilizzate inappropriatamente anche come cestini per i rifiuti. Scendendo invece di quota, a 2000 metri, lungo il sentiero a farla da padrone sono, invece, i fazzoletti di carta, ne sono stati trovati una ottantina, seguiti dalle sigarette, ne sono state trovate circa una settantina».
Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia, evidenzia che «L’attività di Clean up sulla Marmolada ci fa riflettere su come si è fruito e si continua a fruire di queste montagne e quale sia il futuro che si prospetta per la Marmolada. Rispetto ai rifiuti più recenti, persiste il problema dei fazzoletti qui e in altri luoghi di montagna. È importante capire come ci si può comportare nel pieno rispetto della natura, per questo suggeriamo alcuni semplici ma utili consigli che prevedono un cambio di abitudine: per esempio dal non utilizzarli all’optare in alternativa per cartagienica naturale come l’utilizzo di foglie, e per chi non riesce a farne a meno la buona abitudine di riportare il rifiuto a casa per poi gettarlo nell'apposito secchio dei rifiuti. L’abbandono dei fazzoletti è un problema che va affrontato anche laddove persiste un forte overtourism. Il turismo ad alta quota deve essere accompagnato da una maggiore coscienza e responsabilità ambientale da parte di ognuno di noi. Inoltre, sulla Marmolada resta il problema dello smantellamento dell’impianto chiuso e travolto dalla valanga del 2020. Non si può pensare di realizzare nuovi impianti in quota dimenticando quel che è stato costruito e abbandonato in quella zona e che genera per altro altri rifiuti, micro e macroplastiche in movimento, trasportati da vento e neve».
Emilio Bianco, responsabile della campagna di Puliamo il mondo di Legambiente, aggiunge: «Puliamo il Mondo insieme a Carovana dei ghiacciai con questa tappa ci porta ad alta quota perché purtroppo anche le montagne e le vette più alte sono vittime dei rifiuti abbandonati. Lo abbiamo visto prima sul ghiacciaio dei Forni, dove ad inizio agosto abbiamo fatto il primo clean up, e lo abbiamo toccato con mano anche sulla Marmolada raccogliendo i rifiuti di ieri e di oggi. Dalla montagna al mare passando per le città la pratica dell’abbandono dei rifiuti è purtroppo un’azione molto frequente e che, con Puliamo il Mondo, cerchiamo di contrastare informando e sensibilizzando le persone. Per questo invitiamo tutti a partecipare al grande week-end di pulizia e volontariato ambientale in programma il 20, 21 e 22 settembre, insieme possiamo fare la differenza».
Nel corso della tappa è stato anche illustrato lo studio realizzato da Satı Elifcan Özbek , Alberto Lanzavecchia e Francesco Ferrarese dell’Università di Padova e che sintetizza i risultati del monitoraggio dei rifiuti in quota condotto nel 2022 lungo tre sentieri della Marmolada (E601, E698, E699): « 542 i rifiuti raccolti nell’estate del 2022 (dal 26 al 28 agosto). Sono stati raccolti materiali di scarto macroscopici, compilando contemporaneamente un modulo offline su dispositivi elettronici (principalmente smartphone) tramite Open Data Kit (ODK) Collect per l'identificazione e la geolocalizzazione di ogni materiale di scarto trovato. Quello che è emerge è che rifiuti sono legati all’effetto “rifugio”, all’effetto “toilette all’aria aperta” e all’effetto “punto panoramico”. Dei 542 rifiuti, in particolare 202 sono i mozziconi di sigaretta, e questo numero corrisponde al 37,3% del totale dei rifiuti. 133 rifiuti di plastica e latta/alluminio (108 di plastica e 25 di latta/alluminio), e questo numero corrisponde al 24,5% dei rifiuti totali. Il sentiero E601 "Viel del Pan" è risultato quello con più rifiuti abbandonati, essendo anche il più lungo e frequentato tra i tre. Seguono poi il sentiero E698, e quello di E601».
Infine, c’è la questione della post gestione degli impianti chiusi e da smantellare come quello a Pian dei Fiacconi. L’impianto di risalita, chiuso nel 2019, è stato travolto dalla valanga del 2020. Oggi in quota rimane una struttura abbandonata e sventrata dalla valanga e dal pesante impatto ambientale e paesaggistico in un’area montana che è patrimonio Unesco. Per questo Legambiente chiede che «Si intervenga al più presto per smantellarlo e che non vengano costruiti altri impianti di risalita visto che la zona di Pia dei Fiacconi è considerata zona rossa, ossia zona a pericolosità P-4 elevata, che nella scala di valutazione è la pericolosità massima».
Lanzavecchia, che ha partecipato come volontario all’iniziativa di Carovana delle Alpi, ha ricordato che «Lo scorso anno abbiamo pubblicato una ricerca scientifica sul sentiero di fronte alla Marmolada dove abbiamo misurato la frequenza e la densità del lascito dei turisti e degli sciatori su questa montagna. Ogni 100 metri 8 pezzi di rifiuti, più di 400 rifiuti tra plastica, mozziconi di sigaretta, e in particolare fazzoletti e salviette igieniche. È importante capire che dove c’è l’uomo, lì ci sarà una sua traccia: che sia talmente soffice che il vento la disperderà».
Oggi al Museo di Geografia dell’Università di Padova, sono stati presentati i dati sullo stato di salute del ghiacciaio della Marmolada e sono sconvolgenti: «Il ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, è ormai un ghiacciaio in coma irreversibile. Dal 1888 è arretrato di 1.200 metri e con un innalzamento della quota della fronte di 3500 metri. Negli ultimi cinque anni il ghiacciaio ha perso ben 70 ettari di superficie, ossia pari a 98 campi da calcio passando da circa 170 ha del 2019 ai 98 nel 2023. A questo ritmo entro il 2040 il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più. Una condanna a morte che condivide con i due ghiacciai più grandi delle Alpi, quello dell’Adamello, situato tra Lombardia e Trentino, e quello dei Forni, in Lombardia, tutti e tre posti sotto i 3500 metri e segnati da perdite di spessore importanti. Misure sulle condizioni superficiali dei ghiacciai indicano che il ghiacciaio della Marmolada e dei Forni hanno picchi di perdita di spessore a breve termine rispettivamente di 7 e 10 cm al giorno; mentre per il ghiacciaio dell’Adamello le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore derivata dalla fusione glaciale permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni ‘80».
Quello che emerge è un ghiacciaio in forte sofferenza: se 136 anni fa si estendeva per circa 500 ettari, ed era grande come 700 campi da calcio, dal 1888 ha registrato una perdita areale superiore all’80% e una perdita volumetrica superiore al 94%. Nel 2024 lo spessore massimo è di 34 metri. L’accelerata della fusione del ghiaccio ad alta quota sta lasciando il posto ad un deserto di roccia bianca, levigata da quello che un tempo era il grande gigante bianco, e prendono vita nuovi ecosistemi.
Vanda Bonardo responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia ha aggiunto: «Le Alpi sono un luogo fondamentale a livello nazionale ed europeo, ma sono anche sempre più fragili a causa della crisi climatica che avanza. Il ghiacciaio della Marmolada - ne è un esempio importante e con Carovana dei ghiacciai abbiamo raccontato la sofferenza di un ghiacciaio morente, segnato da un’accelerazione del processo di fusione che ha numeri impressionanti e che richiede risposte urgenti a partire da una governance sostenibile del territorio. Per questo abbiamo sottoscritto il Manifesto per Un’altra Marmolada per una fruizione sostenibile della montagna presentato da Climbing For Climate».
Per Valter Maggi e Marco Giardino, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano, «I dati glaciologici sulla Marmolada rendono questo ghiacciaio emblematico per la sofferenza di tutti i ghiacciai alpini. Si tratta di un corpo glaciale scarsamente alimentato che soffre a causa della pressione climatica e antropica. Le trasformazioni ambientali si stanno ripercuotendo su questo ambiente glaciale e dobbiamo tenerne conto sia per i ghiacciai sia per le aree circostanti».
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha concluso: «Con Carovana dei ghiacciai, che con questa tappa conclude la sua quinta edizione, non solo è importante conoscere e capire cosa sta accadendo ad alta quota, ma anche che impatti sta avendo la crisi climatica in queste aree montane e che ripercussioni sta provocando a valle. La conoscenza, unita alla ricerca scientifica, devono però essere accompagnate anche da politiche di adattamento e di mitigazione, e da interventi su scala nazionale e locale, coinvolgendo anche le comunità locali. Per questo riteniamo sempre più urgente l’attuazione, accanto alle politiche di mitigazione, di un efficace piano di adattamento nazionale alla crisi climatica, a partire dalle zone più vulnerabili, come l’alta montagna».