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Progettare infrastrutture in modo tradizionale aggrava le inondazioni

L'inondazione del 2014 in Michigan ha dimostrato perché il pensiero sistemico batte quello locale nella protezione dalle inondazioni
 |  Crisi climatica e adattamento

Mentre l’Italia conta nuovamente i danni di un’ondata di maltempo e aspetta ancora più preoccupata la prossima, un team di ricercatori  statunitensi e sudcoreani ha pubblicato su Nature Cities il nuovo studio “Connectivity in urbanscapes can cause unintended flood impacts from stormwater systems” che dimostra che «Gran parte delle infrastrutture nazionali per la gestione delle acque piovane, progettate decenni o addirittura un secolo fa per prevenire le inondazioni, possono aggravare le inondazioni durante gli eventi meteorologici estremi che si stanno intensificando in tutto il mondo».

Secondo lo studio  finanziato dalla  National Science Foundation,  dal dipartimento della difesa e efense, Environmental Protection Agency statunitensi e dalla National Research Foundation sudcoreana, «Il problema risiede nell'incapacità della pianificazione tradizionale di riconoscere la connettività delle inondazioni: come il deflusso superficiale da vialetti, prati e strade, e i flussi nei canali e nelle condotte dei fiumi, siano tutti interconnessi. Il risultato sono interazioni, spesso impreviste, tra diversi sistemi di acque piovane che possono peggiorare le inondazioni».

Valeriy Ivanov, co-autore principale dello studio insieme  Vinh Ngoc Tran , entrambi del Department of Civil and Environmental Engineering dell’università del Michigan, sottolinea che «Quando progettiamo, ci concentriamo in genere su soluzioni localizzate. Abbiamo un'area di interesse, a volte è un singolo appezzamento di terreno o un insieme di lotti che devono essere collegati da infrastrutture per le acque piovane, e progettiamo specificamente per quelle aree. Ma quelle aree sono colpite dalle inondazioni che si verificano intorno a loro, e ciò significa che le infrastrutture progettate per la gestione delle acque piovane potrebbero avere conseguenze indesiderate».

Lo studio si basa sulle precipitazioni record che hanno colpito Metro Detroit l'11 agosto 2014, provocando inondazioni in tutta la regione. Il disastro ha reso inservibili le autostrade, bloccato gli automobilisti e causato interruzioni di corrente e danni materiali a oltre 100.000 abitazioni, con un costo di 1,8 miliardi di dollari. I ricercatori hanno analizzato i dati di quell'evento, in particolare nella città di Warren, e hanno inserito le loro scoperte nel contesto degli attuali standard di progettazione per la gestione delle acque piovane degli Stati Uniti e delle pratiche di allerta inondazioni per sviluppare raccomandazioni politiche, tra le quali le più importanti sono: «La progettazione dei sistemi di gestione delle acque piovane dovrebbe adottare un approccio olistico e sistemico alla mitigazione delle inondazioni, anziché un approccio convenzionale incentrato su soluzioni locali. Le linee guida per la progettazione per i sistemi di drenaggio delle acque piovane dovrebbero essere riviste per tenere conto della connettività nei territori urbani, compresi i flussi idrici nelle infrastrutture sotterranee come condutture e fognature, la portata nei canali a cielo aperto come fiumi e torrenti e i flussi superficiali su superfici naturali e costruite. Dovrebbero essere obbligatori modelli computerizzati avanzati che rappresentino l'intero spettro degli elementi delle acque piovane e il comportamento dell'acqua al loro interno. Gli scenari di progettazione dovrebbero rappresentare il vasto spettro di fattori che controllano il flusso dell'acqua nelle aree urbane, come ad esempio i complessi modelli di precipitazioni, le condizioni antecedenti delle acque del suolo e il funzionamento degli attuali sistemi di drenaggio delle acque piovane. Gli approcci alla mappatura del rischio di inondazione dovrebbero ampliare la sua attenzione oltre le pianure alluvionali adiacenti ai fiumi, per includere i rischi nelle aree urbane che potrebbero essere lontane da specchi d'acqua permanenti».

Tran fa notare: «Che si tratti della Federal Emergency Management Agency o di qualcun altro che le produce, forniscono solo stime per le pianure alluvionali vicine ai fiumi. Ma ecco il problema: nelle città, le inondazioni possono verificarsi lontano da qualsiasi fiume o corso d'acqua. Prendiamo Warren, Michigan, per esempio. Le mappe ufficiali delle inondazioni non mostravano rischi di inondazione in parti della città che si trovavano a miglia di distanza da qualsiasi corso d'acqua importante. E non è solo Warren: è tipico di tutto il Paese".

Secondo la Federal Emergency Management Agency (FEMA), «Le inondazioni sono il disastro più comune e costoso negli Stati Uniti» e sono in aumento a causa del cambiamento climatico. Per la FEMA è anche un grosso problema finanziario: «Tra il 1980 e il 2000, il National Flood Insurance Program della FEMA ha pagato 9,4 miliardi di dollari in risarcimenti assicurativi. Nel successivo periodo di 20 anni, il programma ha pagato 62,2 miliardi di dollari, con un aumento di oltre il 660%».

Un altro autore dello studio, Jeff Bednar, responsabile delle risorse ambientali per la contea di Macomb, conclude: «Senza progetti aggiornati, l'impatto economico delle inondazioni non farà che aumentare, ponendo un fardello più pesante sui governi e sui contribuenti. Investendo ora in infrastrutture resilienti, non solo proteggiamo il nostro ambiente, ma rafforziamo anche le basi per la crescita economica».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.