Il ruolo cruciale della miscelazione delle acque atlantiche e artiche nella circolazione oceanica globale
Lo studio “Formation of the Atlantic Meridional Overturning Circulation lower limb is critically dependent on Atlantic-Arctic mixing” pubblicato su Nature Communications da un team p indernazionale di ricercatori guidato da Dipanjan Dey dell’università di Southampton e dell’Indian Institute of Technology Bhubaneswar, evidenzia il ruolo fondamentale che la miscelazione delle acque atlantiche e artiche svolge nel sostenere la Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), fondamentale per la regolazione del clima terrestre.
Per capire meglio in che modo la miscelazione delle acque dell'Atlantico e dell'Artico contribuisce al mantenimento dell'AMOC, i ricercatori hanno analizzato i dati oceanici dal 1979 al 2021 e all’università di Southampton spiegano che «L'AMOC agisce come un gigantesco nastro trasportatore oceanico che sposta l'acqua calda dai tropici a nord e l'acqua fredda a sud, distribuendo il calore in tutto il pianeta. Aiuta a mantenere l'Europa settentrionale, incluso il Regno Unito, relativamente mite rispetto ad altre regioni a latitudini simili». Lo studio ha scoperto che «Il ramo inferiore dell'AMOC, ovvero la parte di questa "cintura trasportatrice" costituita da acque profonde, fredde e dense che scorrono verso sud nell'Oceano Atlantico, è composto per il 72% da acque atlantiche e per il 28% da acque artiche».
Dey sottolinea che «Quando l'acqua calda raggiunge le regioni più fredde del Nord Atlantico, perde calore nell'atmosfera, diventa più densa e affonda a grandi profondità. Abbiamo scoperto che mentre una parte di questa acqua densa torna immediatamente a sud, gran parte di essa viaggia verso nord, dove si mescola con le acque artiche più fredde e fresche in regioni come lo Stretto di Danimarca, tra l'Islanda e la Groenlandia. Questo processo di miscelazione rende le acque ancora più dense prima che scorrano anch'esse verso sud, contribuendo alla forza dell'AMOC».
I ricercatori stimano che la miscelazione delle acque dell'Atlantico e dell'Artico sia responsabile del 33% della trasformazione dell'acqua calda e salata in acqua più fredda, dolce e densa, mentre il 67% è attribuito alle interazioni tra l'oceano e l'atmosfera.
Lo studio mette in discussione le ipotesi precedenti che «Si concentravano principalmente sulla perdita di calore in aree specifiche, senza tenere conto del ruolo critico della miscelazione delle acque tra l'Atlantico e l'Artico – dicono i ricercatori - I modelli prevedono che l'AMOC potrebbe rallentare man mano che il pianeta si riscalda a causa del cambiamento climatico. Una circolazione AMOC più debole e meno profonda, come è successo durante l'ultima era glaciale, ha conseguenze importanti per i modelli climatici globali. Le nuove conoscenze sul ruolo della miscelazione delle acque atlantiche e artiche ci aiutano a comprendere meglio questi processi».
Uno degli autori dello studio, Robert Marsh dell'Università di Southampton, spiega a sua volta: «Man mano che la superficie dell'oceano si riscalda e diventa più fresca, il conseguente aumento della stratificazione (dell'acqua) ostacola questa cruciale miscelazione tra le acque atlantiche e artiche. Questa ridotta miscelazione indebolisce l'AMOC diminuendo la densità e la profondità del suo scorrimento verso sud, portando potenzialmente a un rallentamento generale della circolazione. Un rallentamento della circolazione dell'AMOC avrebbe conseguenze importanti, da temperature molto più fredde nell'Europa settentrionale all'innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale degli Stati Uniti. Se si indebolisce in modo significativo, potrebbero verificarsi cambiamenti bruschi, drammatici e potenzialmente irreversibili nel clima del nostro pianeta».
Un AMOC più debole e meno profondo potrebbe anche ridurre il tempo in cui l'anidride carbonica rimane nell'oceano prima di essere rilasciata nell'atmosfera, accelerando potenzialmente il cambiamento climatico e i suoi impatti.
Day conclude: «I modelli climatici devono rappresentare accuratamente questi processi di miscelazione dell'acqua per prevedere meglio gli scenari climatici futuri. Il nostro studio evidenzia la complessa interazione tra il nostro clima e i processi di circolazione oceanica globale. Dobbiamo affrontare urgentemente il riscaldamento globale per evitare di superare potenziali punti di svolta in cui la circolazione potrebbe rallentare in modo significativo o addirittura collassare».