Snpa, in Italia mare a 30°C e temperature sopra lo zero in cima al Monte Bianco
Il gran caldo che sta interessando il nostro Paese si è fatto sentire anche in cima al Monte Bianco dove la temperatura dell’aria, registrata dalla stazione meteo automatica posizionata al Colle Major a 4750 m s.l.m., è rimasta sopra lo zero per 33 ore consecutive, dalla mezzanotte del 10 agosto alle 9 del 11 agosto.
Valori di temperatura così alti sono stati registrati, per periodi più limitati, anche il 5 agosto (5 ore consecutive), il 18 e il 30 luglio.
A segnalarlo è il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), precisando che «la persistenza di elevate temperature alle alte quote è responsabile dell’intensa fusione glaciale e della veloce riduzione della copertura nivale, che quest’anno aveva fatto ben sperare per lo stato di salute dei ghiacciai della Valle d’Aosta».
Al contempo il Mediterraneo ribolle: ad esempio in Campania nella prima decade di agosto si sono registrate temperature dell’acqua oltre 30°C in molte località.
I dati elaborati dall’Arpa Campania sono congruenti con quanto rilevato a grande scala dai sistemi satellitari: ad esempio i dati Sentinel elaborati dal sistema Copernicus dell’Unione europea mostrano al 10 agosto temperature di oltre 29°C nel Golfo di Napoli.
Dai dati dei satelliti Usa elaborati dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e confrontati con i dati storici si rileva una anomalia di temperatura del mare di 3° C in Campania nella prima decade di agosto. Questa anomalia ha impatti sulle biocenosi marine con coralli, per le quali NOAA prevede nei prossimi 15 giorni un livello di allerta elevato.
«Anche i fenomeni meteorologici estremi – conclude il Snpa – sono favoriti da temperature del mare superiori a 28 °C, che possono in linea generale facilitare la formazione di Medicanes, una sorta di microuragani mediterranei, in presenza di condizioni di instabilità e afflusso di masse d’aria fredda sopra il mare caldo».
Che fare? «Un rimedio certo nei confronti di questi fenomeni che dobbiamo immaginare essere sempre presenti in futuro – dichiara Giuseppe Mastronuzzi, direttore del dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari – è quello della corretta pianificazione territoriale e della gestione oculata della fascia costiera. Poi se riuscissimo a ridurre l’effetto serra limitando l’immissione di gas nocivi… ma questa è un'altra storia», la più importante, dato che finora gli strumenti normativi messi in campo dal Governo Meloni – dal Pniec al Testo unico sulle energie rinnovabili – stanno frenando la transizione ecologica anziché accelerarla.