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Con l'Ets meno CO2 ma anche benefici per la salute dei cittadini Ue e risparmi per 100 miliardi di euro

Il dato emerge da uno studio pubblicato dalla rivista statunitense Pnas. Il mercato europeo delle emissioni di gas serra ha contribuito a ridurre del 37% le emissioni di CO2
 |  Crisi climatica e adattamento

A quasi vent’anni dalla sua introduzione, il mercato europeo delle emissioni di gas serra, conosciuto come Emission Trading System (Ets), continua a dimostrarsi un potente strumento non solo per la tutela dell’ambiente e il contrasto alla crisi climatica, ma anche per la salvaguardia della salute dei cittadini e dei conti in ordine  dei Paesi comunitari. È quanto emerge da uno studio pubblicato da Pnas, rivista scientifica statunitense tra le più citate al mondo. Nel testo si sottolinea che «i mercati internazionali del carbonio, come il sistema di scambio delle emissioni dell’Unione europea (Eu Ets), hanno dimostrato la loro efficacia nel ridurre le emissioni di CO2», ma che il loro impatto indiretto sui co-inquinanti pericolosi rimane poco studiato. Lo studio indaga l’evoluzione dei principali inquinanti atmosferici tossici – anidride solforosa, particolato fine e ossidi di azoto – dopo l’introduzione dell’Eu Ets con un’analisi comparativa dei settori regolamentati e non regolamentati. Ebbene, dallo studio emerge che le considerevoli riduzioni dell’inquinamento nei settori regolamentati tra il 2005 e il 2021, «possono tradursi in grandi benefici collaterali per la salute, potenzialmente nell’ordine di un centinaio di miliardi di euro, anche limitando l’effetto degli standard sulle emissioni»: «Queste stime dell’ordine di grandezza - scrivono i ricercatori su Pnas - sottolineano le implicazioni chiave per la valutazione delle politiche e motivano ulteriori ricerche a livello micrometrico sui co-benefici per la salute derivanti dalla riduzione del carbonio».

Il sistema di scambio delle emissioni dell’Unione Europea (Eu Ets), viene spiegato nell’articolo scientifico, è stato la pietra angolare della politica climatica europea per quasi due decenni e rappresenta il più grande strumento sovranazionale di politica climatica basato sul mercato a livello mondiale. Mira a ridurre le emissioni di gas serra, principalmente CO2, fissando un limite massimo alle emissioni di carbonio nei settori regolamentati. Sebbene l’Eu Ets non regoli direttamente le emissioni di inquinanti atmosferici, come il biossido di zolfo, il particolato fine e gli ossidi di azoto, questi derivano principalmente dalla combustione del carburante e quindi come co-inquinanti di CO2. Poiché l’Ets si è dimostrato efficace nel ridurre le emissioni di anidride carbonica nei settori regolamentati, è ragionevole aspettarsi che il suo impatto si estenda probabilmente agli inquinanti atmosferici. E dunque, scrivono i ricercatori, sebbene i modelli di simulazione prevedano che una minore dipendenza dai combustibili fossili potrebbe produrre notevoli benefici per la salute, non è chiaro in che misura tali benefici si concretizzino effettivamente. Lo studio di Pnas ha fatto chiarezza proprio su questo, quantificando in nella ragguardevole cifra di un centinaio di miliardi di euro i costi sanitari risparmiati dai Paesi comunitari.

Allo studio ha dedicato tra l’altro un approfondimento il giornale dell’Università di Padova. Sul sito web viene sintetizzata in un articolo la logica di funzionamento dell’Eu Ets: «In quasi due decenni, da quando è entrato in vigore, l’ETS ha contribuito a ridurre le emissioni CO2 del settore elettrico e delle grandi industrie di circa il 37%. Tuttavia, secondo il gruppo di ricercatori che lavora tra Amburgo, Monaco e Bordeaux, ha prodotto benefici indiretti anche per quanto riguarda il miglioramento della qualità dell’aria e di tutti i rischi ad essa associati». 

Nel commento dei ricercatori di Padova si sottolinea che lo studio pubblicato su Pnas è ancora preliminare e il dato ottenuto è ancora un aggregato («significa che non solo l’Ets, ma anche l’introduzione di altri standardeuropei potrebbero avere contribuito a queste riduzioni»), ma si aggiunge che «in ogni caso, anche nelle stime più conservative, il sistema Ets da solo ha contribuito a evitare costi sanitari quantificati appunto nell’ordine di oltre 100 miliardi di euro».

«Il programma europeo di protezione del clima riduce la CO2 e così facendo previene danni climatici in tutto il mondo, anche per le future generazioni. Allo stesso tempo, l’Ets europeo sta fornendo sostanziali benefici per la salute dei cittadini europei, qui e ora», ha dichiarato Moritz Drupp, dell’università di Amburgo e tra gli autori dello studio pubblicato su Pnas. «Questo può essere un fattore di motivazione importante a supporto delle politiche climatiche».

Redazione Greenreport

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