Crisi climatica, dopo la moratoria sulle rinnovabili la Sardegna dichiara l’emergenza siccità
Mentre gli incendi continuano a devastare paesaggio, zootecnia e agricoltura, e mentre la siccità avanza in tutto il centro sud, anche la Sardegna guidata dalla presidente Todde ha dichiarato ieri lo stato di emergenza idrica regionale.
Lo scopo del provvedimento, che resterà in vigore sino al prossimo 31 dicembre, è quello di poter mettere in atto i «necessari interventi» per la gestione dell’emergenza attraverso ordinanze di protezione civile, adottate dalla presidente Todde, in deroga alla normativa regionale; con successivi provvedimenti si procederà allo stanziamento di ulteriori «adeguate risorse» per la gestione dell’emergenza in atto, rinviando a successive ordinanze di protezione civile la ripartizione dei fondi.
«In tempi brevi – sottolinea Todde – inizieremo a discutere di pianificazione, coinvolgendo sindaci e territori, perché non possiamo più permetterci di affrontare questa criticità senza una adeguata programmazione e una strategia condivisa. La siccità colpisce la nostra Regione ed è nostro dovere impegnarci per dare risposte ai sardi».
Tra queste risposte però evidentemente non c’è l’urgenza di contribuire a porre un freno alla crisi climatica in corso, dovuta alle emissioni di gas serra legate all’impiego di combustibili fossili come il gas, facendo spazio ai necessari impianti per produrre energia da fonti rinnovabili.
Come noto, infatti, non appena insediata alla presidenza della Regione la stessa Todde ha varato una moratoria lunga fino a 18 mesi per l’installazione di nuovi impianti rinnovabili, in un contesto che vede l’Italia intera in crescente ritardo rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.
Nei giorni scorsi sulle nostre pagine è intervenuta nel merito Annalisa Corrado, neo-europarlamentare e responsabile Conversione ecologica del Pd – partito che in Sardegna sostiene la presidente Todde, di provenienza M5S –, affermando che «l’assenza di strategie nazionali e di conseguenti pianificazioni territoriali solide e partecipate porta spesso a esasperare le percezioni spalancando le porte alla sindrome Nimby, perché quando la complessità non la gestisci poi esplodono i conflitti anche dove non dovrebbero esserci. L’impegno del Pd per la Sardegna è sempre stato quello di fare molto velocemente un riassesto del piano energetico per procedere poi con determinazione – la moratoria indica 18 mesi come limite massimo, non come obiettivo – con l’installazione ordinata e coordinata degli impianti rinnovabili: l’obiettivo che abbiamo condiviso nel programma elettorale è per la decarbonizzazione totale dell’isola entro il 2040, dicendo dunque no a nuovi metanodotti».