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Cop21, la Cina che cambia fa tappa a Torino

All’interno del workshop "Chinese economy in transition" l’intervento dell’economista ambientale Massimiliano Mazzanti
 |  Crisi climatica e adattamento

Due giorni per parlare di un gigante che cambia pelle: la Cina. All’Osservatorio sulle economie emergenti di Torino, oggi e domani va in scena il workshop Chinese economy in transition (qui il programma dettagliato http://goo.gl/OpgeWm), all’interno del quale si alterneranno nomi di spicco del panorama accademico, istituzionale, imprenditoriale.

In un mondo sempre più globalizzato, i mutamenti della Cina ci riguardano da vicino, in particolar modo attraverso i loro risvolti ambientali. Per l’Italia più di altri Paesi questo apre criticità quanto a possibilità di sviluppo: testimonianza ne sia il Gruppo di lavoro Italia-Cina su cambiamenti climatici e inquinamento globale, un’iniziativa coordinata dall’ambasciata italiana in Cina con il coinvolgimento delle imprese attive nella green economy, e appena inaugurata dal ministro Gian Luca Galletti. «Il tutto – commenta oggi il Sole 24 Ore – per facilitare le opportunità di business in una Cina sempre di più non solo potenza industriale, ma anche punto di arrivo di attività di ricerca e sviluppo. L’adeguamento della collaborazione sinoitaliana recepisce i grandi cambiamenti economici e normativi cinesi».

Questo contesto in rapido mutamento, e in particolare il ruolo della Cina nel mondo dopo la Cop21 sul clima saranno pane per l’intervento dell’economista Massimiliano Mazzanti, che interverrà domattina a Torino. Mazzanti, presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell'ambiente e delle risorse naturali (Aiear) nonché membro della prima ora del think tank di greenreport (Ecoquadro), si soffermerà sugli sviluppi delle tecnologie green e sul loro impatto nelle dinamiche di produzione e consumo, all’interno di quel complesso e variegato scenario che è l’economia globale. Parlare degli impatti ambientali del sistema produttivo cinese, è bene non dimenticarlo, significa infatti interrogarsi sulla sete di merci che caratterizza il mondo occidentale, Italia ed Europa comprese: la domanda di beni da parte dell’Europa accelera l’emissione di gas serra da parte dei sistemi economici asiatici, a fronte di impatti sociali e occupazionali assai limitati. Faremmo bene a tenerlo a mente, nel mettere a fuoco le responsabilità globali in fatto di cambiamenti climatici.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.