
Un solo giacimento di petrolio è colpevole dell’aumento delle emissioni mondiali di etano (VIDEO)

Un solo campo petrolifero di scisti statunitense è responsabile di gran parte dell’aumento dell’etano atmosferico avvenuto nell’ultimo decennio, a dirlo è lo studio "Fugitive emissions from the Bakken shale illustrate role of shale production in global ethane shift", pubblicato su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori giudato dall’università del Michigan ed al quale hanno partecipato anche scienziati di: Noaa, Nasa Goddard Institute for Space Studies e delle università di Harvard, Columbia e Stanford.
L’Etano è un gas che ha un forte impatto sulla qualità dell’aria e sul clima, è il secondo idrocarburo atmosferico più abbondante e fa parte una famiglia di composti costituiti da idrogeno e carbonio. L’etano reagisce con la luce del sole e altre molecole presenti nell’atmosfera e forma l'ozono, che può causare problemi respiratori, irritazione agli occhi e altri disturbi e danni all’agricoltura. Secondo gli indici nazionali di qualità dell’aria, l’ozono è uno dei principali inquinanti. A bassa quota l'ozono svolge anche un ruolo nel cambiamento climatico ed è considerato, dopo CO2 e metano, il terzo più grande gas serra per contributo al riscaldamento globale di origine antropica. Nel mondo i livelli di etano nell’atmosfera sono calati tra il 1984 e il 2009. Questo gas penetra nell’atmosfera principalmente attraverso fughe che avvengono durante l’estrazione, il processamento e la distribuzione dei combustibili fossili. Gli scienziati attribuivano il calo delle concentrazioni di etano alla diminuzione delle emissioni e del gas flaring nei campi petroliferi e dalle minori fughe nei sistemi di produzione e distribuzione. Però, nel 2010, un sensore sulle montagne europee registrò un picco di etano che i ricercatori misero subito in relazioni con il boom della fratturazione idraulica per estrarre gas e petrolio dagli scisti negli Usa. Da allora le concentrazioni atmosferiche di etano sono continuate a salire.
Ora il team di prestigiosi ricercatori statunitensi ha scoperto che la Bakken Formation, un giacimento di petrolio e gas nel North Dakota e Montana, sta emettendo circa il 2% dell’etano globale, intorno alle 250.000 tonnellate all’anno. Il principale autore dello studio, Eric Kort, che insegna scienze climatiche e spaziali e ingegneria all’università del Michigan, sottolinea: «Il 2% può non sembrare molto, però le emissioni che abbiamo osservato in questa sola regione sono da 10 a 100 volte maggiori di quelle riportate negli inventari. Impattano direttamente sulla qualità dell’aria nell’America del Nord e sono sufficienti a spiegare la maggior parte del cambiamento globale nelle concentrazioni di etano». Bakken fa parte di un enorme bacino di 200.000 miglia quadrate che si estende dagli Usa fino a parte del Saskatchewan e del Manitoba, in Canada e che nell’ultimo decennio ha visto un forte aumento dell’estrazione di gas e petrolio grazie alla contestatissima tecnica del fracking. Tra il 2005 e il 2014, la produzione petrolifera di Bakken è Aumentata di 3.500 volte e quella di gas di 180, ma negli ultimi due anni questa vertiginosa crescita si è fermata.
Per raccogliere i dati sulle emissioni di etano i ricercatori hanno sorvolato la Bakken Formation su un aereo Twin Otter della NOAA, raccogliendo campioni di aria per 12 giorni nel maggio 2014. I dati, che sono stati raccolti direttamente sopravento e sottovento nelle aree di produzione di petrolio, dimostrano che «nel campo le emissioni di etano sono 0,23 teragrammi all’anno, o approssimativamente 250.000 tonnellate, che effettivamente annullano la metà del tasso di declino mondiale».
Uno degli autori dello studio, Colm Sweeney, uno scienziato della Noaa, fa notare che «Questi risultati non solo risolvono un mistero dell’atmosfera – da dove viene tutto l’ etano extra – ma aiutano anche a capire come le attività regionali a volte hanno effetto a livello mondiale. Non ci aspettavamo che un unico giacimento di petrolio avesse un effetto sui livelli mondiali di questo gas».
I ricercatori pensano che probabilmente le emissioni di etano degli altri campi petroliferi statunitensi, soprattutto da quello di Ford Eagle in Texas, contribuiscono all’aumento di gas serra in atmosfera e che «I risultati dello studio illustrano il ruolo centrale che la produzione di petrolio e gas ha nell’aumento del livello di etano».
