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Proteggere miliardi di persone esposte agli effetti paralizzanti del caldo estremo

Caldo estremo, Guterres: siamo a metà strada verso l'ebollizione

L’aumento della temperatura globale continua inarrestabile: i 3 giorni consecutivi più caldi mai registrati
 |  Crisi climatica e adattamento

Dopo gli ultimi e consecutivi record mondiali di temperature, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres ha convocato una conferenza stampa  che ha introdotto ricordando che «E’ estate. Ma la vita non è più facile. Questa è stata una settimana di caldo senza precedenti. Innanzitutto, il Copernicus Climate Change Service dell'Unione europea ha dichiarato domenica 21 luglio come il giorno più caldo mai registrato. Poi, lunedì 22 luglio, il termometro è salito ancora di più. E ora abbiamo appena ricevuto dati preliminari che indicano che martedì 23 luglio la temperatura rientrava nello stesso intervallo. In altre parole, domenica, lunedì e martedì scorsi sono stati i tre giorni più caldi mai registrati. Ma diciamo la verità: le temperature estreme non sono più un fenomeno che dura un giorno, una settimana o un mese. Se c'è una cosa che unisce il nostro mondo diviso è che sentiamo tutti sempre più il caldo. La Terra sta diventando più calda e pericolosa per tutti, ovunque. Miliardi di persone stanno affrontando un'epidemia di caldo estremo, avvizzendo sotto ondate di calore sempre più mortali, con temperature che superano i 50 gradi Celsius in tutto il mondo. Sono 122 gradi Fahrenheit. E a metà strada verso l'ebollizione».

Guterres ha fatto una panoramica del caldo estremo che sta colpendo tutto il mondo: «Quest'anno abbiamo assistito a un'ondata di caldo mortale che ha colpito il Sahel, con un aumento dei ricoveri ospedalieri e dei decessi. E ha battuto i record di temperatura in tutti gli Stati Uniti, costringendo ad allertare per il caldo 120 milioni di persone. Le temperature torride hanno ucciso 1.300 pellegrini durante l'Haj; hanno fatto chiudere le attrazioni turistiche nelle città più sfruttate d'Europa e  scuole chiuse in Asia e Africa, con un impatto su oltre 80 milioni di bambini».

Il segretario generale dell’Onu ha sottolineato che «Naturalmente, il caldo estivo è vecchio quanto il mondo. Tuttavia, la World Meteorological Organization, l’Intergovernmental Panel on Climate Change e altri hanno documentato un rapido aumento della portata, dell'intensità, della frequenza e della durata degli eventi di caldo estremo. E tutto ciò avviene in un contesto di temperature in continuo aumento: giugno è ufficialmente il 13esimo mese consecutivo a battere i record di temperatura globale. Il caldo estremo sta devastando sempre di più le economie, aumentando le disuguaglianze, minando gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e uccidendo persone. Si stima che il caldo uccida circa mezzo milione di persone all'anno, ovvero circa 30 volte in più rispetto ai cicloni tropicali. Sappiamo cosa lo sta causando: il cambiamento climatico provocato dall'uomo e alimentato dai combustibili fossili. E sappiamo che la situazione peggiorerà. Il caldo estremo è la nuova anormalità. Ma la buona notizia è che possiamo salvare vite e limitarne l'impatto».

Il capo dell’Onu ha annunciato: «Oggi lanciamo un appello globale all'azione focalizzato su quattro aree. Innanzitutto, prendersi cura dei più vulnerabili. Il caldo torrido è ovunque, ma non colpisce tutti allo stesso modo. I più a rischio quando il mercurio sale vertiginosamente sono i poveri delle città. Le donne incinte. Le persone con disabilità. Gli anziani. I bambini molto piccoli, i malati, gli sfollati e gli indigenti, che spesso vivono in alloggi scadenti senza accesso al raffreddamento. Ad esempio, i decessi correlati al caldo tra le persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati di circa l'85% 20 anni. L'Unicef ci dice che quasi il 25% di tutti i bambini oggi è esposto a frequenti ondate di caldo. Entro il 2050, questa percentuale potrebbe salire a quasi il 100%. E il numero di poveri urbani che vivono in condizioni di caldo estremo potrebbe aumentare del 700%. Il caldo estremo amplifica le disuguaglianze, accresce l'insicurezza alimentare e spinge le persone ancora più in povertà. Dobbiamo rispondere aumentando in modo significativo l'accesso al raffreddamento low-carbon; espandendo il raffreddamento passivo, come soluzioni naturali e progettazione urbana e ripulendo le tecnologie di raffreddamento, aumentandone al contempo l'efficienza. L’United Nations environment programmze stima che, nel complesso, queste misure potrebbero proteggere 3,5 miliardi di persone entro il 2050, riducendo al contempo le emissioni e facendo risparmiare ai consumatori 1.000 miliardi di dollari all'anno. E’ inoltre fondamentale rafforzare la protezione dei più vulnerabili, in linea con l'iniziativa Early Warning Systems for All. L'Organizzazione Mondiale della Sanità e la World Meteorological Organization stimano che l'implementazione su larga scala dei sistemi di allerta sanitaria per il caldo in 57 soli Paesi potrebbe salvare circa 100.000 vite all'anno. I finanziamenti per aiutare a salvaguardare le comunità dal caos climatico sono essenziali. E invito i Paesi sviluppati a onorare le loro promesse e a mostrare come colmeranno il gap finanziario per l’adattamento».

Il secondo punto dell’appello Onu riguarda il rafforzamento delle tutele per i lavoratori: «Un nuovo rapporto dell’International Labour Organization  - ha ricordato Guterres - avverte che oltre il 70% della forza lavoro globale, ovvero 2,4 miliardi di persone, è ora ad alto rischio di caldo estremo. In Asia e nel Pacifico, 3 lavoratori su 4 sono ora esposti a calore estremo. Più di 8 su 10 negli Stati arabi, più di 9 su 10 in Africa. Nel frattempo, l'Europa e l'Asia centrale sono le regioni in cui l'esposizione della forza lavoro al calore eccessivo è in più rapido aumento. E le Americhe stanno registrando il più rapido aumento degli infortuni sul lavoro dovuti al calore. Tutto ciò sta avendo un profondo impatto sulle persone e sull'economia. Il caldo eccessivo è la causa di quasi 23 milioni di infortuni sul lavoro in tutto il mondo. E quando le temperature giornaliere superano i 34° C, la produttività del lavoro diminuisce del 50%. Si prevede che lo stress da calore sul lavoro costerà all'economia globale 2,4 trilioni di dollari entro il 2030. In aumento rispetto ai 280 miliardi di dollari di metà anni '90. Abbiamo bisogno di misure di protezione dei lavoratori, basate sui diritti umani. Dobbiamo garantire che le leggi e i regolamenti riflettano la realtà del caldo estremo odierno e vengano applicati».

Il terzo punto illustrato da Guterres è la necessità di rafforzare notevolmente la resilienza delle economie e delle società utilizzando i dati e la scienza: «Il caldo estremo colpisce quasi ogni area. Le infrastrutture cedono, i raccolti falliscono e aumenta la pressione sulle riserve idriche, sui sistemi sanitari e sulle reti elettriche. Le città sono particolarmente preoccupanti: il loro riscaldamento è doppio rispetto alla media globale. Paesi, città e settori necessitano di piani d'azione contro il caldo completi e personalizzati, basati sui dati e sulle conoscenze scientifiche più affidabili. E abbiamo bisogno di uno sforzo concertato per proteggere dal caldo le economie, i settori critici e l'ambiente edificato».

Infine,  il segretario generale dell’Onu ha voluto sottolineare quello che ritiene punto fondamentale: «Oggi, la nostra attenzione è rivolta all'impatto del caldo estremo. Ma non dimentichiamo che ci sono molti altri sintomi devastanti della crisi climatica: uragani sempre più violenti. Inondazioni. Siccità. Incendi. Innalzamento del livello del mare. La lista continua. Per affrontare tutti questi sintomi, dobbiamo combattere la malattia. La malattia è la follia di incenerire la nostra unica casa. La malattia è la dipendenza dai combustibili fossili. La malattia è l'inazione climatica. I leader a tutti i livelli devono svegliarsi e farsi avanti. Questo riguarda i governi, in particolare i Paesi del G20, ma anche il settore privato, le città e le regioni. Devono comportarsi come se il nostro futuro dipendesse da questo, perché è così. Entro l'anno prossimo tutti i paesi dovranno fornire Nationally determined contributions – o national climate action plans –  mirati a limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius. L'Interb<national energy agency ha dimostrato che l'espansione dei combustibili fossili e la creazione di nuove centrali a carbone non sono compatibili con il rispetto di tale limite. Devo denunciare l'ondata di espansione dei combustibili fossili che stiamo vedendo in alcuni dei Paesi più ricchi del mondo. Nel firmare una tale ondata di nuove licenze per petrolio e gas, stanno firmando contro il nostro futuro. La leadership di coloro che hanno maggiori capacità e competenze è essenziale. I Paesi devono eliminare gradualmente i combustibili fossili, in modo rapido ed equo. Devono porre fine ai nuovi progetti sul carbone. Il G20 deve spostare i sussidi ai combustibili fossili verso le energie rinnovabili e sostenere i Paesi e le comunità vulnerabili. E i piani nazionali d'azione per il clima devono mostrare come ogni Paese contribuirà agli obiettivi globali concordati alla COP28 di triplicare la capacità di produzione di energie rinnovabili a livello mondiale e porre fine alla deforestazione entro il 2030. Nello stesso lasso di tempo dovranno inoltre ridurre del 30% il consumo e la produzione globali di combustibili fossili. E abbiamo bisogno di piani di transizione simili, allineati al modello 1.5, da parte delle imprese, del settore finanziario, delle città e delle regioni, seguendo le raccomandazioni del mio High-Level Expert Group on Net Zero. Per agire sul clima è necessario anche agire a livello finanziario. Questo include l'unione dei Paesi per ottenere un solido risultato finanziario dalla COP29; progressi su fonti di finanziamento innovative; un drastico aumento della capacità di prestito delle banche multilaterali di sviluppo per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica e che i Paesi più ricchi rispettino tutti i loro impegni finanziari per il clima».

Guterres ha concluso: «Il messaggio è chiaro: la situazione è critica. Il caldo estremo sta avendo un impatto estremo sulle persone e sul pianeta. Il mondo deve raccogliere la sfida dell'aumento delle temperature».

Edith Lederer dell'Associated Press ha chiesto a Guterres: «Considerati gli anni, persino i decenni di avvertimenti da parte delle Nazioni Unite, delle sue agenzie e degli scienziati che l'azione per il clima si è rivelata incredibilmente lenta, e ora parla di come curare i danni, quanto è frustrato? Quanto erano prevenibili questi record di caldo? E quanto è ottimista sul fatto che, questa volta, le nazioni del mondo ascolteranno?»

Il segretario generale dell’Onu ha risposto: «Beh, la frustrazione non è una bella sensazione perché inibisce l'azione. Quindi, non sono frustrato. Sono determinato a cambiare le cose e a fare tutto il possibile per coloro che hanno la capacità decisionale di farlo per cambiare effettivamente le cose. E dobbiamo riconoscere che si sta facendo molto. L'aumento delle energie rinnovabili a cui stiamo assistendo è il più rapido aumento della produzione di energia con qualsiasi mezzo nella storia. Vediamo le auto elettriche moltiplicarsi in diversi paesi. Si stanno facendo molte cose, ma troppo poco, troppo tardi. Il problema è che il cambiamento climatico sta correndo più velocemente di tutte le misure che ora vengono messe in atto per combatterlo. Ed è per questo che è importante capire che abbiamo bisogno di un'enorme accelerazione di tutte le dimensioni dell'azione climatica. E mi chiede, perché dovrebbe accadere ora? Penso che quel che ho spiegato sul caldo sia probabilmente la risposta migliore. All'inizio, il cambiamento climatico non era avvertito dalla maggioranza della popolazione, o, almeno, dalla maggioranza della popolazione che ha un enorme contributo neo sistemi decisionali. Ma ora, con quello a cui stiamo assistendo sulle ondate di caldo  e ciò a cui stiamo assistendo sugli impatti sulla salute pubblica, ciò a cui stiamo assistendo in relazione a una serie di disastri naturali che stanno colpendo i Paesi più ricchi del mondo - sono appena stato informato di terribili incendi boschivi a Jasper, in Canada - ora, il caldo  viene avvertito da coloro che hanno capacità decisionale. E questa è la mia speranza».

Benno Schwinghammer della German Press Agency ha fatto notare a Guterres che «La crisi climatica è al centro della sua agenda. Ma come per tante altre cose nel mondo, la comunità internazionale non sembra seguirla. Sembra che sia persino vantaggioso per alcuni politici candidarsi contro tutto ciò che rappresentano le Nazioni Unite. Un esempio, gli alleati di Donald Trump hanno proposto un piano, chiamato Progetto 2025. E dice che chiede al prossimo presidente degli Stati Uniti di fermare la guerra al petrolio e al gas naturale. Con questa mentalità, come può anche solo sperare che l'umanità possa vincere la lotta contro il cambiamento climatico?»

Guterres ha risposto e concluso: «E’ assolutamente chiaro che è scientificamente provato che non sarà possibile raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi senza un'eliminazione graduale e totale dei combustibili fossili, ovviamente in modo equo ed efficace».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.