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La Conference of Youth a Parigi: un magnifico clima di pace

Una gran parte della società civile, bella, sorridente, gentile, aperta e paziente ha già scelto l’alternativa
 |  Crisi climatica e adattamento

A Parigi, i giovani e meno giovani hanno reagito al clima di terrore costruendo e condividendo un magnifico clima di pace, fatto di parole, sorrisi, canti, arte, tecnologia, documenti, mani, bandiere unite, nuove alleanze e nuove speranze.

Circa 5000 persone hanno partecipato alla Conference of Youth (COY) al Parc des Expositions, pochi chilometri dopo Berger, il luogo in cui è ospitata la COP e di cui si respirava già in questi giorni, in tutta la città, l’atmosfera di entusiasmo e di partecipazione.

Alla COY tanti sono stati i temi affrontati nelle decine di convegni e workshop organizzati da associazioni provenienti da tutto il mondo. Divisi per aree (introspezione, ispirazione, formazione e produzione), si è parlato di giustizia climatica, oceani, metodologie di partecipazione, responsabilità sociale d’impresa, emergenze climatiche, alimentazione, ruolo della ricerca, energie alternative, diritti dei popoli indigeni e molti altri. Tra i più interessanti, il convegno sui profughi ambientali organizzato dalla Federation Of Young European Greens con con l’esperto François Gemenne; il tema dei migranti è stato anche scelto come prioritario dal network Alliance e di cui si occuperà nel 2016 tutto il movimento internazionale del volontariato.

Molto produttivi gli incontri del movimento Youngo sull’elaborazione del manifesto finale, che sarà diffuso nei prossimi giorni, e di una strategia di più lungo periodo del movimento nei vari territori.

E…un gran successo per la bandiera “Stop Climate Change” realizzata dalle associazioni dell’Alliance: in tanti ci hanno aiutato reggendo la bandiera e associazioni di Colombia, Tunisia, Tahiti e Bangladesh si sono uniti spontaneamente aggiungendo le loro bandiere.

Domenica 29 novembre i giovani della COY si sono uniti alle migliaia di persone che hanno manifestato al boulevard Voltaire per una nuova giustizia climatica: famiglie, ragazzi di varie parti del mondo, varie associazioni e gruppi informali di cittadini si sono riuniti nel quartiere dove due settimane fa lo Stato Islamico ha ucciso cento persone e seminato terrore in tutta l’Europa; hanno formato una catena umana per dimostrare non solo che la cittadinanza non si piega al terrore, ma soprattutto che i valori di libertà, uguaglianza e fratellanza vincono ancora. I “disturbatori” sono arrivati solo alla fine, con l’obiettivo dichiarato di intralciare i manifestanti stessi approfittando di una dimostrazione che non gli apparteneva, portando aggressività fino ad allora completamente assente e provocando la polizia già in tenuta di sommossa.

Sui giornali resterà la Parigi blindata che è arrivata agli scontri; nella mente di chi c’era rimane invece un’azione pacifica, le biciclette colorate dei bambini, i sorrisi di speranza – nonostante tutto – degli ottantenni, gli slogan di pace.

Perché c’è una parte della società civile, una gran parte – bella, sorridente, gentile, aperta e paziente, che è di gran lunga avanti rispetto alle decisioni governative e che ha già scelto di percorrere una strada alternativa, quella di uno stile di vita critico e consapevole e dell’educazione verso uno sviluppo sostenibile.

Laura Marino

ufficio Volontariato Legambiente

Redazione Greenreport

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