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Crescere o diminuire? Le ultime tendenze sulla popolazione mondiale

Il dilemma dell’umanità nel mondo del cambiamento climatico
 |  Crisi climatica e adattamento

Secondo il World Population Prospects 2024 (WPP), pubblicato dal Department of Economic and Social Affairs dell’Onu (DESA) in occasione del  World Population Day, «La popolazione mondiale ha raggiunto quasi 8,2 miliardi entro la metà del 2024 e si prevede che crescerà di altri due miliardi nei prossimi 60 anni, raggiungendo il picco di circa 10,3 miliardi a metà degli anni 2080. Poi scenderà a circa 10,2 miliardi, ovvero 700 milioni in meno rispetto a quanto previsto un decennio fa»

Ma l’United Nations Population Fund (UNFPA) avverte che «I cambiamenti nella popolazione globale sono irregolari e il panorama demografico è in evoluzione, con una rapida crescita della popolazione in alcuni luoghi e un rapido invecchiamento in altri, rendendo i dati demografici affidabili più importanti che mai. Il rapporto deve essere utilizzato per raggiungere e rispondere alle esigenze di coloro che sono stati lasciati indietro».

il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha detto che «E’ fondamentale contare tutti con precisione, perché tutti contano. Il nostro ricco arazzo umano è forte solo quanto il suo filo più debole. Quando i dati e altri sistemi funzionano per chi è ai margini, funzionano per tutti. Ecco come acceleriamo il progresso per tutti».

La 28a edizione del WPP, pubblicata dal DESA a partire dal 1951, fornisce i dati demografici più recenti per 237 Paesi e Territori  dal 1950 al 2024 e proiezioni fino al 2100 ed è fondamentale per monitorare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), visto che  circa un quarto degli indicatori si basa sui suoi dati.

Mentre il governo italiano si lamen ta del calo delle nascite come se fosse una questione nazional-nazionalistica-sovranista, il WPP2024 informa che in realtà è il tasso di fertilità complessivo nel mondo sta diminuendo: «Le donne hanno in media un figlio in meno rispetto al 1990. In più della metà dei paesi e delle aree geografiche, il numero medio di nati vivi per donna è inferiore a 2,1, il livello necessario affinché una popolazione mantenga dimensioni costanti».

E l’Italia e quasi un quinto di tutti i paesi del mondo – compresi Cina, Corea del Sud e Spagna -   hanno ora una “fertilità ultra-bassa” , con meno di 1,4 nati vivi per donna nell’arco della vita.

IL rapporto DESA evidenzia che «Nel 2024, la popolazione ha raggiunto il picco in 63 Paesi e aree , tra cui Cina, Germania, Giappone e Federazione Russa, e si prevede che la popolazione totale di questo gruppo diminuirà del 14% nei prossimi trent'anni».

Invece <, sta aumentando l'età media della popolazione mondiale e il WPP prevede che in tutto il mondo «Entro la fine degli anni 2070 il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni supererà quello di persone di età inferiore a 18 anni. Questo è dovuto in parte all'aumento complessivo dell'aspettativa di vita e alla diminuzione dei tassi di mortalità negli ultimi tre decenni. Entro la fine degli anni 2050, più della metà di tutti i decessi globali si verificherà all'età di 80 anni o più, un aumento sostanziale rispetto al 17% del 1995».

Mentre la lenta crescita o il declino della popolazione si verificano soprattutto nei Paesi ad alto reddito, nei Paesi a reddito basso e medio-basso ci sarà ancora una rapida crescita della popolazione.

Il rapporto prevede che «L'Angola, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Niger e la Somalia cresceranno molto rapidamente, con un raddoppio della loro popolazione totale tra il 2024 e il 2054» e avverte che «Questa crescita demografica aumenterà la domanda di risorse, soprattutto nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale e, combinata con un'urbanizzazione mal gestita e con l'aumento degli standard di vita, peggiorerà l'impatto ambientale. Il cambiamento climatico, una sfida importante, colpisce maggiormente questi Paesi, molti dei quali dipendono dall'agricoltura e dove l'insicurezza alimentare è diffusa».

In Paesi come India, Indonesia, Nigeria, Pakistan e Stati Uniti la popolazione aumenterà fino al 2054 e potrebbe potenzialmente raggiungere il picco nella seconda metà del secolo o più tardi.

Guterres ha evidenziato che «Al centro della questione popolazione e dello sviluppo c'è il riconoscimento che la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i diritti riproduttivi sono i capisaldi dello sviluppo sostenibile».

Soprattutto nei Paesi a basso reddito, le gravidanze precoci continuano a rappresentare un grosso problema: nel 2024, 4,7 milioni di bambini, ovvero circa il 3,5% del totale mondiale, sono nati da madri di età inferiore ai 18 anni e di questi circa 340.000 sono nati  da bambine di età inferiore ai 15 anni, con gravi conseguenze per la salute e il benessere sia delle giovani madri sia dei loro figli.

Secondo i dati del WPP, «Investire nell'istruzione dei giovani, in particolare delle ragazze, e aumentare l'età del matrimonio e della prima gravidanza nei paesi in cui queste si verificano precocemente, avrà effetti positivi sulla salute delle donne, sul livello di istruzione e sulla partecipazione alla forza lavoro. Questi sforzi contribuiranno anche a ridurre l'entità degli investimenti necessari per raggiungere uno sviluppo sostenibile, garantendo al contempo che nessuno venga lasciato indietro».

Intanto, a corredo del WPP, l’ICP30 ha pubblcato lo studio ”Demographic Change and Sustainability – Navigating Megatrends: The ICPD Programme of Action for a Sustainable Future”  che conferma che  «Viviamo in un momento demografico unico. Il Segretario generale delle Nazioni Unite considera i cambiamenti demografici uno dei megatrend più importanti che definiscono il progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Tuttavia, le situazioni demografiche variano notevolmente tra e all'interno dei paesi e delle regioni. Spesso, queste diverse situazioni demografiche portano ad ansie. Ciò è stato simile al caso precedente all'ICPD 30 anni fa. Il Programma d'azione ICPD risultante ha stabilito la centralità della promozione dei diritti e delle scelte degli individui rispetto agli obiettivi numerici della popolazione. A quel tempo, la minaccia percepita di elevata fertilità e "sovrappopolazione" ha portato a un dibattito attivo sui diritti e le scelte riproduttive. Oggi, è emerso un dibattito simile, questa volta sui diritti riproduttivi rispetto a una minaccia percepita di declino della popolazione e (molto) bassa fertilità. Le preoccupazioni sia sulla "sovrappopolazione" che sulla "sottopopolazione" sono alimentate da altre preoccupazioni globali, tra cui cambiamenti climatici, pandemie, conflitti, spostamenti di massa e incertezza economica».

l’ICP ricorda che «Alcuni Paesi sono preoccupati per la rapida crescita della popolazione; altri per il rapido declino. Alcuni paesi sono allarmati dai “troppi” immigrati mentre altri temono le conseguenze della rapida emigrazione. La percezione di “troppe” persone giovani o anziane è considerata una crisi esistenziale. Queste ansie, a loro volta, sono collegate ai timori per il futuro delle istituzioni e dei sistemi colpiti dal cambiamento demografico: sanità, istruzione e servizi sociali; pensioni; lavoro e occupazione; sviluppo urbano; crescita economica; coesione sociale e persino difesa. In risposta a queste ansie, i governi a volte implementano politiche che cercano "soluzioni demografiche" a "problemi demografici" percepiti, respingendo i valori incarnati nel Programma d'azione ICPD. Esempi includono politiche per aumentare o abbassare il tasso di fertilità o politiche per limitare la migrazione. Un approccio bidimensionale di questo tipo raramente ha successo. Spesso non coglie il punto non affrontando le cause sottostanti e contemporaneamente distraendo i leader dal prepararsi e adattarsi all'avvicinarsi dei futuri demografici».

Partendo dai trend e dalle proiezioni della popolazione, lo studio analizza le intersezioni chiave tra la demografia futura e altri megatrend, tra i quali invecchiamento, migrazione, urbanizzazione e mobilità climatica, esperti  immaginano scenari "migliori o peggiori" in relazione all'invecchiamento, alla migrazione e al cambiamento climatico, e mette in evidenza scenari politici coerenti con la visione, i valori e i principi dell'ICPD nella preparazione collettiva per il futuro.

Lo studio illustra come la visione, i principi e gli obiettivi del Programma d'azione dell'ICPD siano tanto vitali oggi quanto lo erano 30 anni fa: «Approvato da 179 paesi, il Programma d'azione ha posto gli individui al centro dello sviluppo sostenibile. Questo documento evidenzia come questo mandato possa essere reinventato per garantire un mondo in cui, indipendentemente dalle tendenze demografiche, le persone mantengano il diritto di decidere il numero che il tempo in cui far nascere i propri figli, e che sia le persone che il pianeta possano prosperare e le società siano resilienti al cambiamento demografico».

Redazione Greenreport

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