Meloni: le attività umane sono state considerate troppo spesso nocive per la natura. Bonelli: allora chi è responsabile, farfalle, api, lupi, cani o gatti?
Oggi e domani la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, partecipa a Bruxelles al Consiglio europeo e ieri ha riferito alla Camera quale sarà la linea di un’Italia che sembra essere in mezzo al guado tra sovranismo, estrema destra e collaborazione con la Commissione europea, accentuando anche la polemica antiambientalista, probabilmente per sbarrare l’ingresso dei Verdi nella maggioranza a Strasburgo e Bruxelles che gli toglierebbe ulteriore spazio di manovra.
Nel suo intervento la Meloni ha detto che «Una delle priorità che i cittadini ci consegnano con il loro voto è poi riportare buon senso e pragmatismo nella transizione ecologica ed energetica, rimettendo mano alle norme più ideologiche del “Green Deal” e assicurando la neutralità tecnologica. Come ho detto molte volte siamo i primi difensori della natura, ma la vogliamo difendere con l’uomo dentro. In questi anni si è fatto, invece, spesso l’esatto contrario. e la prospettiva ‘green’ è stata perseguita anche a costo di sacrificare intere filiere produttive e industriali, come quella dell’automotive. Nessuno ha mai negato che l’elettrico possa essere una parte della soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti, ma non ha alcun senso auto-imporsi il divieto di produrre auto a diesel e benzina a partire dal 2035 e condannarsi di fatto a nuove dipendenze strategiche, come l’elettrico cinese. Sostenere il contrario è stata semplicemente una follia ideologica, che lavoreremo per correggere. Ridurre le emissioni inquinanti è la strada che vogliamo seguire, ma con buon senso e concretezza, sfruttando tutte le tecnologie disponibili senza andare a scapito della sostenibilità economica e sociale, difendendo e valorizzando così le produzioni europee e salvaguardando decine di migliaia di posti di lavoro. Con lo stesso approccio ci siamo battuti per modificare la direttiva sulle case “green”, nella quale siamo riusciti ad eliminare l’obbligo di passaggio di classe energetica in capo ai proprietari. Gli obiettivi della direttiva rimangono, però, ancora troppo ravvicinati e troppo onerosi, soprattutto in assenza di incentivi europei. E lo sono tanto più per l’Italia, che deve fare i conti con la voragine creata nei conti pubblici dal Superbonus 110%. È tra le nostre priorità rimettere mano anche a questa normativa. E’ una priorità per questo Governo anche riportare nelle Istituzioni europee il giusto rispetto per gli uomini e le donne che nella natura vivono e lavorano da generazioni. Come abbiamo fatto spesso in Consiglio europeo. Mi riferisco ad agricoltori, allevatori, pescatori, insomma a coloro che con il proprio lavoro garantiscono la sopravvivenza alimentare delle popolazioni, ma anche la preziosa manutenzione della stessa natura in cui operano. Troppo spesso negli ultimi anni questi imprenditori sono stati colpiti da provvedimenti normativi furiosamente ideologici, e solo l’imminenza delle scorse elezioni europee, insieme all’azione decisa del nostro governo, ha consentito un primo, seppur insufficiente, ripensamento riguardo agli errori compiuti a loro danno. Errori che non devono ripetersi».
Le comunicazioni della premier non sono piaciute per niente al deputato di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli, che in una nota scrive: «L’intervento di oggi di Giorgia Meloni sancisce il fallimento della sua linea politica e diplomatica in Europa. E’ stato un intervento nervoso e rancoroso, conseguenza dell’essere stata marginalizzata dalle scelte importanti che si stanno svolgendo in Europa. Lei, che affermava che “la pacchia è finita”, ha portato l’Italia ai margini delle questioni che contano. E’ venuta in aula a chiedere meno Europa, assumendo di fatto le posizioni della campagna elettorale della Lega di Salvini e delle destre nazionaliste e sovraniste in Europa, dimenticando che l’Europa che lei oggi contesta è quella che ha dato 200 miliardi di euro per gestire il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E’ venuta in aula a chiedere più investimenti per le spese militari, dimenticando che in Europa si spendono 300 miliardi di euro in armamenti, più della Cina e il triplo della Russia. Basterebbe sospendere la compravendita di armi per un giorno nel mondo per sfamare trentaquattro milioni di persone. Ancora una volta, oggi, Giorgia Meloni fa ideologia contro l’ambiente, nascondendo in realtà la difesa di interessi e lobby precise che non vogliono la transizione verde. Dimentica che il peggior nemico dell’agricoltura è la crisi climatica, non spendendo una parola sulla siccità e la desertificazione al sud, né sulle alluvioni al nord che stanno provocando danni inestimabili all’agricoltura e all’incolumità delle persone. Questa è una premier irresponsabile che non ha a cuore il futuro del nostro paese e delle generazioni che verranno. È una destra egoista che oggi non è stata in grado di spendere una parola sul dramma dello sterminio del popolo palestinese, con oltre 38mila vittime, di cui ventunomila minori uccisi. Non è stata in grado di condannare il governo israeliano, parlando solo di assistenza umanitaria. E’ il cinismo al potere che ha portato l’Italia a non contare nulla in Europa e il video di ieri è stata la dimostrazione di una strategia comunicativa volta a spostare l’agenda politica su quel video, evitando di parlare della sua grave sconfitta elettorale alle amministrative e di aver perso seicentomila voti alle ultime elezioni europee. Per tutti questi motivi, le opposizioni devono essere coese e unite per mandare a casa la destra peggiore d’Europa».
Dopo le comunicazioni della premier, nelle dichiarazioni di voto in aula alla Camera, Bonelli ha risposto direttamente agli attacchi contro gli ambientalisti della Meloni: « Una posizione surreale e pericolosa che non si assume la responsabilità etica della crisi climatica, mentre il sud del nostro paese è devastato dalla siccità e in Sicilia un milione di persone hanno l’acqua razionata. Noi vogliamo la sostenibilità sociale della transizione e per questo non abbiamo timore a dire che i grandi patrimoni vanno tassati per non far pagare la crisi ai ceti sociali più deboli. Le sue politiche hanno spostato la dipendenza energetica dell’Italia dalla Russia all’Algeria, Qatar, Egitto e nel frattempo hanno smantellato le rinnovabili facendo espatriare all’estero tantissime imprese. Lei rappresenta una destra nemica dell’ambiente e noi Verdi faremo di tutto per difendere in Europa le politiche green tenendo fuori la destra a guida Meloni, e non solo, dalla maggioranza».
Sul fronte ambientale il governo è sotto attacco anche da parte del Movimento 5 Stelle. Intervenendo alla Camera il deputato Enrico Cappelletti, tra i firmatari di una mozione del M5S sul Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) ha detto che «Sulla versione aggiornata del PNIEC, che tra pochi giorni dovrà essere inviata alla Commissione europea, il Governo non ha fornito dettagli. L’unica certezza che abbiamo sono le favole del Ministro Pichetto Fratin sul nucleare di nuova generazione, centrali modulari notoriamente inesistenti su cui sta costruendo un racconto pieno di menzogne: pensare di poter installare in pochi anni in Italia 18 GW di potenza nucleare, quando quella installata nell’intera Unione europea dal 2000 a oggi, cioè in 24 anni, ammonta a 3,2 GW, è follia. Oltretutto in un momento storico in cui i costi dell’energia prodotta da nucleare crescono, mentre quelli delle rinnovabili continuano a calare. Totalmente illogico. La strategia del Governo è chiara: sostenere gas e nucleare per conservare le rendite delle lobby fossili. Ma così, oltre alla transizione, si ostacola anche l’innovazione e si mette a rischio la competitività e la sicurezza del nostro Paese. La nostra visione di PNIEC è totalmente opposta, punta all'incremento della produzione di energia rinnovabile, all’autoconsumo individuale e collettivo, allo snellimento dei processi autorizzativi, a introdurre meccanismi di riduzione dei consumi, anche attraverso un piano di ristrutturazione ed efficientamento nazionale degli edifici pubblici, a contrastare la povertà energetica, spingendo sull’elettrificazione dei consumi, gli accumuli e nuove regole per la formazione dei prezzi dell’energia. Un PNIEC inadeguato frenerà la transizione e quanto di buono fino a ora è stato fatto. Smettiamola di buttare miliardi in consulenze e progetti che non porteranno a nulla».
Anche Ilaria Fontana, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Ambiente e prima firmataria della mozione, ha denunciato che «La revisione che sta proponendo il governo del Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) è solo legata alla contingenza della crisi energetica e a interessi parziali, e per come è impostata rischia di compromettere il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e della neutralità climatica al 2050. Con gas e nucleare considerati ‘vie obbligatorie’, introdotti oltretutto in assenza di un dibattito trasparente e partecipato, arriva l’ennesimo schiaffone al percorso di decarbonizzazione che in tutti i modi questo esecutivo vuole azzoppare. “Con la nostra mozione chiediamo al governo di operare scelte responsabili per il futuro di cittadini, imprese e lavoratori di tutto il Paese, che siano sganciate dagli interessi privati delle lobby fossili. Il PNIEC determinerà per gli anni a venire il grado di competitività del sistema produttivo, il livello di sviluppo economico e sociale e l’autonomia strategica del nostro Paese. Frenare la transizione - conclude Fontana - non solo non ci farà raggiungere gli obiettivi climatici, ma ci farà anche perdere competitività nei mercati globali. Esattamente l’opposto di quello che dovremmo, e che come M5S vogliamo, fare. Non siamo noi quelli ideologici».