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La Corte Suprema del Regno Unito boccia l’estrazione di petrolio a Horse Hill

Vittoria storica degli ambientalisti: sentenza rivoluzionaria potrebbe avere profonde implicazioni per i nuovi progetti di combustibili fossili
 |  Crisi climatica e adattamento

Con una sentenza storica, che fa seguito a una causa legale intentata da Sarah Finch, un'ex residente del Surrey, per conto del Weald Action Group, la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che «Il Consiglio della contea del Surrey ha agito illegalmente concedendo il permesso di costruire per la produzione di petrolio a Horse Hill, nella campagna del Surrey, senza considerare gli impatti climatici di quando il petrolio viene inevitabilmente bruciato».  

La Finch e  Weald Action Group contestavano la decisione del Consiglio della contea di Surrey di concedere il permesso di costruire un impianto per l'estrazione petrolifera a Horse Hill, vicino all'aeroporto di Gatwick, nella campagna del Surrey e ora sottolineano che la decisione della Corte «Potrebbe avere enormi impatti su tutti i nuovi progetti di sviluppo dei combustibili fossili nel Regno Unito, comprese le proposte per una controversa nuova miniera di carbone in Cumbria e progetti di petrolio e gas nel Mare del Nord».

Nel suo ricorso la Finch ha sostenuto che «La valutazione dell’impatto ambientale effettuata dal Surrey County Council (che ha dichiarato l’emergenza climatica nel 2019) avrebbe dovuto considerare gli impatti climatici che sarebbero inevitabilmente derivanti dalla combustione del petrolio estratto, noti come emissioni “Scope 3” o “downstream”. . Questo non è accaduto, nonostante la realtà che sarebbero prodotte più di 10 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio quando il petrolio estratto venisse bruciato. Le emissioni di ambito 3 vengono sempre più escluse dalle valutazioni di impatto ambientale quando vengono presentate domande di pianificazione per progetti di combustibili fossili, compresi i piani per una nuova miniera di carbone in Cumbria e nuovi sviluppi petroliferi nel Mare del Nord, nonostante l’enorme impatto che avrebbero sulla crescente crisi climatica».

Dopo la sentenza la Finch ha commentato: «Sono assolutamente al settimo cielo per aver vinto questa importante causa. Il Weald Action Group ha sempre creduto che fosse sbagliato consentire la produzione di petrolio senza valutarne tutti gli impatti climatici, e la Corte Suprema ha dimostrato che avevamo ragione. Questo è un passo positivo verso un futuro più sicuro e più giusto. Le compagnie petrolifere e del gas potrebbero agire come se il business as usual fosse ancora un’opzione, ma sarà molto difficile per le autorità di pianificazione consentire nuovi sviluppi di combustibili fossili – nel Weald, nel Mare del Nord o altrove – quando il loro reale impatto climatico è chiaro a tutti. Ringrazio il Weald Action Group, Friends of the Earth e tutti coloro che hanno preso parte alla lunga campagna per ottenere questo risultato. E ringrazio i miei avvocati per il loro impegno e il loro duro lavoro».

Lorraine Inglis, co-fondatrice del Weald Action Group, ha aggiunto:  «Le parole non possono descrivere quanto siamo felicissimi per questo risultato. E’ una grande vittoria per noi e per il nostro clima. Sono oltre 10 anni che conduciamo una campagna contro questo sito petrolifero e quella che era iniziata come una sfida legale contro Horse Hill si è trasformata in qualcosa di molto più grande, evidenziando i difetti nell’attuale processo di valutazione dell’impatto ambientale. Questa decisione non ha solo un impatto su Horse Hill, ma anche sul futuro dello sviluppo dei combustibili fossili nel Regno Unito. Il Weald Action Group è incredibilmente grato a Sarah per essersi fatta avanti e aver rappresentato questo caso».

Gli ambientalisti britannici denunciano da tempo che  il  Regno Unito sta andando pericolosamente fuori strada nel raggiungimento dei suoi obiettivi di riduzione del carbonio giuridicamente vincolanti e del suo impegno internazionale di ridurre le emissioni di due terzi entro il 2030.

La rivoluzionaria sentenza della Corte Suprema è un duro colpo per i lobbisti dei combustibili fossili: quando sono state presentate le richieste di autorizzazione  della miniera di carbone di Whitehaven e del giacimento petrolifero di Rosebank nel Mare del Nord non sono state fornite informazioni sulle emissioni a valle nelle dichiarazioni ambientali presentate dalle compagnie fossili. Entrambi i progetti sono soggetti a ricorsi legali e la sentenza ha chiaramente delle implicazioni su quei procedimenti e rafforza le ragioni di chi vi si oppone.

Secondo Friends of the Earth UK, che ha sostenuto fin dall'inizio la Finch e  Weald Action Group,  come interveniente, «La sentenza della Corte Suprema significa che:  Il panorama relativo alla concessione di autorizzazioni edilizie per l’estrazione di combustibili fossili è stato radicalmente cambiato. In futuro, sarà più difficile per i promotori dei combustibili fossili ottenere il consenso per i loro progetti. Il giudizio è molto chiaro sul fatto che l’inevitabilità delle emissioni finali di questo progetto petrolifero significava che erano effetti indiretti dello sviluppo, e quindi dovevano essere presi in considerazione nella VIA. Come riportato nella sentenza della Corte Suprema: “Lo scopo dell’estrazione di combustibili fossili è quello di rendere gli idrocarburi disponibili per la combustione”. La controversa decisione del governo di dare il via libera a una nuova miniera di carbone in Cumbria nel dicembre 2022 potrebbe risentirne. Le emissioni di carbonio derivanti dalla combustione del carbone estratto non sono state incluse nella dichiarazione ambientale dello sviluppatore.  friends of the Earth e il gruppo locale South Lakes Action on Climate Change (SLACC) hanno presentato ricorso legale alla decisione del Segretario di Stato presso l'Alta Corte, che si terrà dal 16 al 18 luglio 2024. Uplift e Greenpeace stanno contestando la decisione del governo di consentire lo sviluppo di Rosebank, il più grande giacimento petrolifero non sfruttato del Mare del Nord del Regno Unito, che potrebbe anch'esso subire conseguenze.

Rowan Smith, avvocato di Leigh Day, ha dichiarato: «Il nostro cliente è lieto che la Corte Suprema abbia ritenuto illegale la decisione del Consiglio della contea di Surrey. La Corte ha riconosciuto che, poiché non c’erano dubbi che il petrolio sarebbe stato bruciato e avrebbe rilasciato nell’aria emissioni di gas serra dannose, tale impatto sul clima era un effetto indiretto del progetto e avrebbe dovuto essere valutato come parte di esso. La conclusione fondamentale della Corte è che tali decisioni devono essere autorizzate solo dopo un adeguato coinvolgimento del pubblico e con la piena consapevolezza del costo ambientale. Fondamentalmente, la Corte ha riconosciuto che il cambiamento climatico è un problema globale e che l’impatto dannoso delle emissioni sul clima non si limita al luogo in cui hanno origine. Questa sentenza davvero storica ha implicazioni molto significative per la valutazione futura dei progetti sui combustibili fossili e per una serie di casi attualmente all’esame dei tribunali».

Anche per Katie de Kauwe, avvocatessa di Friends of the Earth, «Questa sentenza storica rappresenta un momento di svolta nella lotta per fermare ulteriori progetti di estrazione di combustibili fossili nel Regno Unito e apportare i tagli alle emissioni necessari per raggiungere obiettivi climatici cruciali. Si tratta di un enorme stimolo per tutti coloro che sono coinvolti nella resistenza ai progetti sui combustibili fossili. Le compagnie del gas, del petrolio e del carbone hanno combattuto con le unghie e con i denti per evitare di dover rendere conto di tutte le emissioni dannose per il clima causate dai loro sviluppi. Ora, la più alta corte del Paese ha stabilito che il permesso di costruire per un progetto petrolifero è stato concesso illegalmente perché non è stato preso in considerazione il suo pieno impatto sul clima. Questa sentenza renderà più difficile l’avanzamento dei nuovi progetti sui combustibili fossili. Non possono più fingere che le emissioni a valle siano il problema di qualcun altro. Ora, quando le aziende produttrici di combustibili fossili richiedono un permesso di costruzione, dalla sentenza della Corte Suprema consegue che le emissioni finali devono essere prese in considerazione dall'autorità di pianificazione nella valutazione dell'impatto ambientale. Questa è una vittoria straordinaria per Sarah Finch e il Weald Action Group, dopo quasi cinque anni di grinta e determinazione, andando in tribunale anno dopo anno contro avversari con risorse finanziarie molto maggiori di loro. Nonostante le battute d’arresto nei tribunali di grado inferiore, non si sono mai arresi. Friends of the Earth è incredibilmente orgoglioso di aver supportato Sarah e questa sfida rivoluzionaria in tutte le sue fasi legali».

Lauren MacDonald, lead campaigner Stop Rosebank, ha concluso: «Questa decisione rappresenta un enorme passo avanti nel porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili tossici che stanno causando il collasso climatico. Siamo entusiasti che Sarah, e tutti coloro che si battono contro le trivellazioni a Horse Hill, abbiano ottenuto questa vittoria storica. Non c’è spazio per una maggiore estrazione di petrolio e gas se vogliamo rimanere entro limiti climatici vivibili. Si spera che questa decisione di buon senso da parte della Corte Suprema significhi che i giorni in cui si approvavano i giacimenti petroliferi senza tenere conto delle loro emissioni sono ormai alle nostre spalle. Se Horse Hill è giustamente considerato illegale, dovrebbero esserlo anche tutti i nuovi progetti di petrolio e gas. Questo include l’enorme giacimento petrolifero di Rosebank al largo delle coste delle Shetland che stiamo anche contestando in tribunale».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.