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Stiamo alterando i tassi di decomposizione della materia organica nei corsi d’acqua

Una decomposizione più rapida potrebbe esacerbare le emissioni di gas serra e minacciare la biodiversità
 |  Crisi climatica e adattamento

Secondo lo studio “Human activities shape global patterns of decomposition rates in rivers”, pubblicato recentemente su Science da un team di ricercatori statunitensi, del CELLDEX Consortium (Cellulose Decomposition Experiment), gli esseri umani potrebbero accelerare la velocità con cui la materia organica si decompone nei fiumi e nei torrenti a livello globale e «Questo potrebbe rappresentare una minaccia per la biodiversità nei corsi d’acqua di tutto il mondo e aumentare la quantità di carbonio nell’atmosfera terrestre, esacerbando potenzialmente il cambiamento climatico».
Lo studio è il primo a mettere insieme un esperimento globale e un modello predittivo per illustrare come l’impatto umano sui corsi d’acqua possa contribuire alla crisi climatica globale e una delle autrici, Krista Capps , coautrice dello studio, che insegna alla Odum School of Ecology e del Savannah River Ecology Laboratory dell' University of Georgia, ricorda che «Tutti nel mondo hanno bisogno di acqua. Quando le attività umane cambiano il modo fondamentale in cui funzionano i fiumi, è preoccupante. L’aumento dei tassi di decomposizione può essere problematico per il ciclo globale del carbonio e per gli animali, come insetti e pesci, che vivono nei corsi d’acqua perché le risorse alimentari di cui hanno bisogno per sopravvivere scompariranno più rapidamente, disperse nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica».
Fiumi e torrenti svolgono un ruolo chiave nel ciclo globale del carbonio immagazzinando e decomponendo grandi quantità di foglie, rami e altra materia vegetale. «Normalmente – spiegano i ricercatori - il processo sarebbe più o meno questo: la foglia cade nel fiume. Batteri e funghi colonizzano la foglia. Un insetto mangia batteri e funghi, utilizzando il carbonio immagazzinato nella foglia per crescere e produrre più insetti. Un pesce mangia l'insetto».
Lo studio ha rilevato che questo processo sta cambiando nelle aree del mondo dove ci sono attività antropiche.
I fiumi che subiscono gli impatti dall’urbanizzazione e dall’agricoltura stanno cambiando la velocità con cui si decompongono i rifiuti costituiti dalle foglie. E quando il processo accelera, gli insetti non hanno la possibilità di assorbire il carbonio dalle foglie che viene rilasciato nell’atmosfera, contribuendo all’inquinamento da gas serra e, in definitiva, a interrompere la catena alimentare.
Il principale autore dello studio, il biologo Scott Tiegs, dell’università di Oakland, spiega ancora: «Quando pensiamo alle emissioni di gas serra, tendiamo a pensare ai tubi di scappamento e alle fabbriche. Ma gran parte dell’anidride carbonica e del metano provengono dagli ecosistemi acquatici. Questo processo è naturale. Ma quando gli esseri umani aggiungono inquinamento da nutrienti come i fertilizzanti alle acque dolci e ne aumentano la temperatura, aumentiamo i tassi di decomposizione e inviamo più CO2 nell’atmosfera».
I ricercatori hanno raccolto dati sul campo da 550 fiumi in tutto il mondo, collaborando con più di 150 scienziati in 40 Paesi e, alla base di questi dati, hanno prodotto una delle prime stime dei tassi di decomposizione nei fiumi e nei torrenti di tutto il mondo, comprese le aree poco studiate come i tropici.
Gli autori dello studio hanno compilato i dati in uno strumento di mappatura online gratuito che mostra la velocità con cui i diversi tipi di foglie si decompongono nei corsi d’acqua Utilizzando modelli predittivi, i ricercatori hanno anche identificato i fattori ambientali responsabili dell'aumento dei tassi di decomposizione, come temperature più elevate e maggiori concentrazioni di nutrienti. Entrambi questi fattori sono influenzati dalle attività umane.
David Costello, della Kent State University, conclude: «Ridurre l’impatto umano sulla decomposizione manterrà più carbonio nei fiumi, impedendogli di entrare nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica e contribuendo al cambiamento climatico».

Redazione Greenreport

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