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Desertificazione: smettere di vandalizzare la Terra e aiutare il pianeta a prosperare

Gli impatti economici e sociali di cambiamento climatico e desertificazione: il caso della Nigeria
 |  Crisi climatica e adattamento

Ogni secondo, circa 4 campi da calcio di terreno sano vengono degradati, per un totale di 100 milioni di ettari ogni anno. Ogni dollaro investito nel ripristino del territorio può fruttare fino a 30 dollari. In molti Paesi colpiti dalla desertificazione, dal degrado del territorio e dalla siccità, l’agricoltura rappresenta una quota elevata delle entrate economiche.
Nel suo preoccupato messaggio per il World Day to Combat Desertification and Drought che si celebra il 17 giugno, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha sottolineato che «La sicurezza, la prosperità e la salute di miliardi di persone dipendono da territori fiorenti che sostengono vite, mezzi di sussistenza ed ecosistemi, ma stiamo vandalizzando la Terra che ci sostiene. Come ci ricorda il focus della Giornata Mondiale di quest'anno, dobbiamo essere “Uniti per la Terra”. Il mondo accademico, le comunità e altro ancora devono unirsi e agire».

Il tema della giornata contro la desertificazione 2024 è “United for Land. Our Legacy. Our Future - Uniti per la Terra. La nostra eredità. Il nostro futuro e l’United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD) evidenzia che «La desertificazione, il degrado del territorio e la siccità sono tra le sfide ambientali più urgenti del nostro tempo, con oltre il 40% di tutta la superficie terrestre nel mondo già considerata degradata. Una terra sana non solo ci fornisce quasi il 95% del nostro cibo, ma molto di più: ci veste e ci protegge, ci fornisce lavoro e mezzi di sussistenza e ci protegge dal peggioramento di siccità, inondazioni e incendi».

Ma l’UNCCD fa notare che «La crescita demografica unita a modelli di produzione e consumo insostenibili alimentano la domanda di risorse naturali, esercitando una pressione eccessiva sui terreni fino al punto di degrado. La desertificazione e la siccità stanno determinando la migrazione forzata, mettendo ogni anno a rischio di sfollamento decine di milioni di persone. Degli 8 miliardi di abitanti del mondo, oltre un miliardo di giovani di età inferiore ai 25 anni vive nei Paesi in via di sviluppo, in particolare nelle regioni direttamente dipendenti per il sostentamento dalla terra e dalle risorse naturali. Creare prospettive di lavoro per le popolazioni rurali è una soluzione praticabile che offre ai giovani l’accesso a opportunità di eco-imprenditorialità e allo stesso tempo amplia le migliori pratiche».

Un esempio di come cambiamento climatico e desertificazione alimentino le tensioni è la Nigeria, Il paese più popoloso dell’Africa che, nonostante le sue potenzialità, continua ad affrontare una serie di problemi che incidono sulla vita delle persone e innescano conflitti per le risorse.

Mohamed Malick Fall, coordinatore umanitario dell’Onu in Nigeria, ha evidenziato o l’impatto preoccupante del cambiamento climatico: «Il Paese è testimone di shock legati al clima che stanno innescando sfollamenti e alimentando conflitti, con scontri tra agricoltori e pastori per la diminuzione delle risorse. Questo conflitto è esacerbato dalla crisi climatica, che sta costringendo le comunità di pastori a lasciare le loro terre tradizionali in cerca di migliori opzioni di pascolo. L’impatto del cambiamento climatico è preoccupante.

Fall ha aggiunto che «L'insurrezione di Boko Haram nel nord-est della Nigeria è stata in una certa misura messa sotto controllo, e la situazione mostra segni di miglioramento». Una situazione che si riflette anche nei risultati di un recente sondaggio dell’ International Organization for Migration (IOM) che prende in esamele aspirazioni delle persone sfollate a causa del conflitto nella regione: «Circa il 37% dei partecipanti ha espresso il desiderio di tornare nei luoghi di origine. Le aree un tempo più colpite da Boko Haram, come lo stato di Borno, hanno mostrato una percentuale ancora più alta di persone disposte a tornare indietro: due su tre (67%). Allo stesso modo, circa il 38% ha espresso l’intenzione di rimanere nella sede attuale e integrarsi con le comunità locali. I fattori principali che influenzano entrambi i gruppi includono la ricostruzione delle case distrutte nei luoghi di origine e la situazione della sicurezza nelle aree in cui sono stati sfollati».

Fall ha fatto anche notare gli sforzi del governo federale nigeriano per avviare riforme economiche, come l'agenda “Renewed Hope” lanciata nel 2023 e ha aggiunto che «Gli economisti prevedono che l’inflazione, che al momento rappresenta una preoccupazione, potrebbe avere una svolta e iniziare a scendere entro la fine dell’anno. Ma nel frattempo vediamo che i prezzi salgono. Soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari, che influiscono negativamente sulla possibilità delle persone di accedere a una vita dignitosa. L'Onu sta allineando le sue operazioni con le priorità del governo, adottando un duplice approccio. Il primo è la risposta umanitaria, che aiuta a salvare e migliorare la vita dei nigeriani e a ridurre le vulnerabilità. L’altro sostenere gli sforzi per stimolare lo sviluppo nel perseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)».

Guterres ha concluso: «Sappiamo cosa dobbiamo fare. E’ stabilito chiaramente nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione. Mentre celebriamo il trentesimo anniversario della Convenzione, il mondo deve accelerare notevolmente il ritmo di attuazione. Per farlo è necessario dare slancio alla Conferenza degli Stati parte dell’UNCCD (COP16) a Riyadh e garantire che i giovani siano ascoltati nei negoziati. Insieme seminiamo i semi per un futuro prospero per la natura e l'umanità».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.