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Italia, record di occupati nell’ultimo anno? Istat: «Crescita dovuta in oltre 8 casi su 10 agli ultracinquantenni»

«Permangono più a lungo nell’occupazione per via delle riforme che hanno reso più stringenti i requisiti per l’accesso alla pensione»
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Nel 2024 l’occupazione è aumentata per il quarto anno consecutivo (raggiungendo i 23 milioni 932 mila occupati, +352 mila rispetto all’anno precedente), pur in misura minore rispetto all’anno precedente (da +2,1 a +1,5%).

Risulta abbondantemente recuperato il calo subito nel 2020 (-724mila), con un saldo positivo rispetto al 2019 di 823 mila occupati (+3,6%). La crescita nell’ultimo anno è dovuta in oltre otto casi su dieci agli ultracinquantenni (+285 mila, +3,0%) e in misura contenuta alla fascia di età 35-49 anni (+44 mila, +0,5%) e ai giovani tra 15 e 34 anni (+23 mila, +0,4%). Il tasso di occupazione è stabile per i 15-34enni, aumenta di 0,9 punti nella classe di età centrale e di 1,4 punti per gli over50. La dinamica dell’ultimo anno non ha interrotto il cambiamento strutturale osservato nel lungo periodo. Se si considerano gli ultimi venti anni a partire dal 2004, all’attuale record occupazionale corrisponde una struttura differente per classi di età. In particolare, dal 2004 al 2024, gli occupati sono 1 milione 631 mila in più (+7,3%): il saldo positivo sintetizza un calo di oltre due milioni di occupati tra i giovani di 15-34 anni e di quasi un milione tra i 35 e 49 anni, più che compensato dall’aumento degli over50, pari a quasi 5 milioni.

L’invecchiamento della forza lavoro risente chiaramente della dinamica demografica, a cui si aggiungono altri fattori che lo rendono più intenso di quello registrato per la popolazione. I giovani, sempre meno presenti per via del progressivo calo delle nascite, sono anche più interessati dal prolungamento dei percorsi di istruzione, che posticipa l’ingresso nel mercato del lavoro; le classi di età più avanzate, sempre più numerose nella popolazione – tra gli ultracinquantacinquenni si concentra infatti la generazione dei baby-boomers – sono anche più occupate poiché composte via via da coorti sempre più istruite, che partecipano di più al mercato del lavoro (specialmente le donne) e permangono più a lungo nell’occupazione per via delle riforme al sistema pensionistico che hanno reso più stringenti i requisiti per l’accesso alla pensione.

L’analisi dei tassi di occupazione per classi di età evidenzia lo slittamento in avanti della partecipazione al mercato del lavoro. Sul totale della popolazione in età attiva (15-64 anni), il tasso di occupazione è aumentato di quasi 5 punti percentuali (dal 57,4% del 2004 al 62,2% del 2024), come risultato di dinamiche differenti per fascia d’età: l’indicatore è sceso soprattutto per i 15-24enni (da 27,3% a 19,7%), ma anche tra i 25-34enni (dal 70,0% al 68,7%) ed è esploso per i 50-64enni (da 42,3% al 64,7%); ciò è ancora più vero per le donne, per le quali il tasso delle più adulte è passato da meno del 30% nel 2004 a 54,1% nel 2024. Ciò si riflette in una ricomposizione in termini di età della forza lavoro occupata che risulta, appunto, invecchiata più velocemente della popolazione.

Rispetto al 2004, la quota di giovani tra 15 e 34 anni sul totale della popolazione di 15-89 anni è scesa di 6,2 punti percentuali (dal 30,0% del 2004 al 23,7% del 2024) e di 11,7 punti tra gli occupati (dal 34,2% al 22,5%); di contro, l’incidenza dei 50-64enni è aumentata di 5,4 punti nella popolazione (dal 21,9% al 27,3%) e di ben 17,1 punti tra gli occupati (dal 20,2% al 37,3%). Se si considerano anche gli ultrasessantacinquenni, la quota di 50- 89enni aumenta di circa 10 punti percentuali nella popolazione e quasi raddoppia tra gli occupati (dal 21,8% al 40,6%).

di Istituto nazionale di statistica (Istat)

Redazione Greenreport

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