La Russia sta cercando di recuperare i materiali affondati nel Mediterraneo insieme alla Ursa Major
Pochi giorni fa, nel Mediterraneo, nella zona in cui è affondata la motonave russa “Ursa Major” l’antivigilia dello scorso Natale, è stata osservata la presenza della nave russa Yatar, unità classificata come “Research Vessel”, costruita nel 1975, che naviga attualmente sotto bandiera della Russia. L’unità in questione, specializzata in ricerca oceanografica, attualmente viene gestita dalla Marina Militare russa.
Partiamo, dunque, dall'Orsa Maggiore e del carico presente a bordo al momento dell’affondamento, insolito nella modalità e consistente, tra l’altro, anche di due grandi gru portuali che sarebbero dovute sbarcare a Vladivostok, nell’estremità asiatica della sterminata Russia; tuttavia, durante il viaggio attraverso il Mar Baltico e il Mare del Nord, le due unità (Sparta e Orsa Maggiore) vennero scortate dalla fregata russa "Soobrazitelny", il che lascia presupporre che a bordo ci potessero essere anche materiali militari dell'Esercito russo. Ricordiamo che il Cremlino accusò subito l’Ucraina, sostenendo che si fosse trattato, con ogni probabilità, di “un atto di sabotaggio premeditato”.
Ne parlò, proprio in questi termini, l’agenzia russa Tass, dopo che venne data la notizia dell’affondamento della nave, avvenuto, ricordiamolo, tra la regione autonoma spagnola Murcia e l’Algeria (Mar d’Alboran).
Non sorprende dunque più di tanto il fatto che, nella mattinata del 15 gennaio, sia stata intercettata la nave da ricerca oceanografica (diverse fonti la definiscono nave spia) russa Yantar, giunta ad una posizione a circa 40 miglia a Nord di Orano, in Algeria, e a circa 216 miglia dallo Stretto di Gibilterra.
Autorevoli fonti tra le quali anche il “Naval News” non escludono, tra i possibili motivi della presenza di questa unità, il fatto che la Marina Russa voglia tentare di recuperare due componenti molto importanti destinate al rompighiaccio nucleare “Rossiya”, in fase avanzata di costruzione nei cantieri di Vladivostok: lo stesso porto indicato quale meta finale della “Ursa Major”.
Questo attivismo intorno al relitto dell’Orsa Maggiore, lascia trasparire il grande interesse della Federazione Russa (e prima ancora dall’Unione Sovietica) per la costruzione di navi rompighiaccio, e tutto questo avviene nonostante la guerra con l’Ucraina sia ancora in corso; evidentemente gli investimenti energetici incentrati sul gas naturale liquefatto (Gnl) sono tali da indurre i russi a rafforzare la già consistente flotta di navi rompighiaccio, e tutto questo appare collegato allo sviluppo della via di comunicazione più importante dell’intera regione artica: la cosiddetta Rotta marittima settentrionale (o anche Nsr, Northern sea route).
Il Mare Nostrum, quindi, diventa sempre più centrale agli interessi della geopolitica e, riteniamo, lo diventi ancor di più non appena la transizione energetica svilupperà tutta la sua capacità di produrre energia green sfruttando le risorse principali del mare: ventosità e disponibilità di spazi.