
La vendetta della Cina per i dazi di Trump: stop all’esportazione di terre rare e magneti

L’obiettivo è colpire in primis gli Stati Uniti. Ma non solo. Perché nel giorno in cui il presidente cinese Xi Jinping dà il via al suo tour diplomatico nel sud-est asiatico, vola in Vietnam per siglare 45 accordi di cooperazione e invita Hanoi a «contrastare insieme il bullismo unilaterale», viene fuori che a seguito dell’introduzione delle «tariffe reciproche» da parte del presidente Usa Donald Trump nel cosiddetto «giorno della liberazione», la Cina ha risposto imponendo non solo dazi ma anche limitazioni sull’export delle terre rare, risorse chiave per i comparti tecnologico, automobilistico, aerospaziale e della difesa.
Secondo quanto riportato dal New York Times, queste restrizioni si sono tradotte, fino ad ora, in un blocco quasi totale delle esportazioni, escludendo Stati Uniti e altri Paesi dal mercato cinese, compreso il vicino Giappone e il membro dell'Ue come la Germania. Pechino sta quindi sfruttando la sua posizione dominante nel commercio globale delle terre rare per reagire alle misure tariffarie di Trump.
Dopo l’annuncio delle tariffe doganali statunitensi, la Cina ha quindi prima risposto con propri dazi e ora con il blocco delle esportazioni di diversi minerali e magneti a base di terre rare, materiali di cui detiene il controllo quasi totale della produzione globale (circa il 90% di quanto disponibile per le aziende mondiali è di provenienza cinese) . Attualmente, secondo il New York Times, l’export di questi materiali è fermo in numerosi porti cinesi, in attesa che venga definito un nuovo sistema di autorizzazioni per le licenze di esportazione. Tuttavia, Pechino non ha ancora messo sul tavolo un meccanismo per il rilascio di tali permessi, causando di fatto un’interruzione delle forniture verso Stati Uniti e non solo. Il ministero del Commercio cinese, insieme all’amministrazione generale delle Dogane, riporta il NYT, ha imposto queste restrizioni, vietando alle aziende cinesi di intrattenere rapporti commerciali con imprese statunitensi, in particolare con quelle legate al settore della difesa.
L’amministrazione Trump ha annunciato esenzioni tariffarie su alcune importazioni tecnologiche chiave venerdì sera, ma le esportazioni cinesi di magneti sono rimaste bloccate per tutto il fine settimana, secondo fonti industriali citate dalla testata statunitense.
Il blocco imposto da Pechino è significativo proprio perché la Cina detiene un controllo quasi totale sulle forniture globali di terre rare e dei magneti derivati da esse. Questi materiali rappresentano un vantaggio asimmetrico per la Cina: pur costituendo una piccola quota delle esportazioni cinesi, hanno un impatto cruciale su partner commerciali come gli Stati Uniti, che li utilizzano come componenti essenziali nei settori strategici, difesa compresa.
L’ambasciata cinese non ha fornito commenti immediati riguardo alla notizia riportata ieri dal NYT, ma già questa mattina è arrivata un’ulteriore indiscrezione riguardante la strategia di Pechino in risposta ai dazi Usa: mentre Xi Jinping è arrivato in Malesia per la sua seconda tappa del tour diplomatico nel sud-est asiatico, Bloomberg scrive che Pechino ha ordinato alle compagnie aeree cinesi di non accettare ulteriori consegne di jet Boeing e di «sospendere qualsiasi acquisto di attrezzature e componenti aeronautici da aziende statunitensi».
Trump in pubblico liquida il tutto con un’alzata di spalle, dicendo che il viaggio di Xi Jinping in Vietnam è stato fatto «per cercare di capire come fregare gli Stati Uniti». Ma la verità, come scrive il New York Times, è che la guerra commerciale si sta intensificando.
