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La Manovra del governo Meloni? Restrittiva e con poco o nulla su transizione e adattamento

Le forze di opposizione denunciano: «Così le tematiche ecologiche tornano indietro di decenni». Ma anche l’Osservatorio sui conti pubblici: «Elementi di incertezza sulle previsioni di entrate»
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La Manovra del governo Meloni? Restrittiva e con poco o nulla su transizione energetica, tutela ambientale e adattamento alla crisi climatica. Da giorni il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sbandierava entusiasmo per il fatto che nel testo in discussione a Palazzo Chigi avrebbe trovato posto un’attenzione particolare per l’efficientamento energetico degli edifici. 

Ora che il Consiglio dei ministri ha approvato e inviato a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio (Dpb) e poi ha anche dato via libera al disegno di legge di Bilancio vero e proprio, si capisce meglio qual è la strategia di politica economica dell’esecutivo per il prossimo anno. E si capisce anche perché, tra le tante misure d’interesse del Mase e, in definitiva, di un Paese come il nostro alle prese con problemi non indifferenti in materia di frane e alluvioni, siccità, efficientamento delle infrastrutture idriche, consumo di suolo, ritardi rispetto ai target europei di decarbonizzazione e chi più ne ha più ne metta, il ministro Pichetto Fratin invitasse a concentrarsi proprio sull’efficientamento degli edifici per un Paese, sempre il nostro, che tra l’altro non ha ancora recepito la direttiva europea sulle case green. 

Il motivo di tale comportamento è piuttosto semplice: in quella che un tempo si chiamava la “Finanziaria”, investimenti e misure per risolvere i problemi di cui sopra vanno cercati con il lanternino. E, al termine della minuziosa ricerca estesa anche al Dpb su cui dovrà esprimere un parere anche la Commissione europea, emerge più che altro l’istituzione di un fondo per la ricostruzione per calamità naturali, inserito tra l’altro in un più ampio capitolo riguardante le emergenze, la sicurezza pubblica e le attività della Protezione civile che avrà complessivamente un effetto medio per il prossimo triennio di quasi 2 miliardi di euro all’anno: come si legge all'articolo 92 del testo (in fondo all'articolo è possibile consultarne una copia in Pdf) la somma destinata alla ricostruzione dei centri colpiti da calamità naturali è di un miliardo e mezzo per il 2027 e di un miliardo e trecento milioni di euro annui a decorrere dall 2028, mentre per la crisi idrica (art. 94) si legge che «una quota del Fondo fino a 144 milioni per il 2025 può essere destinata ad un piano stralcio, relativo al potenziamento delle infrastrutture idriche, individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge». Giusto per dare un’idea di quanto previsto dal governo e di quanto invece sarebbe necessario spendere anche sul solo fronte della gestione degli aspetti idrici del Paese, nel Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica elaborato dalla Fondazione Earth and water agenda, si sottolinea che sarebbero necessari 17,7 miliardi di euro all’anno, ovvero 10 in più rispetto agli attuali 7 spesi in Italia tra risorse pubbliche e private.

Dal fronte delle opposizioni, già all’indomani dell’approvazione del Dbp si denunciava che «nella Manovra approvata dal governo le tematiche ecologiche tornano indietro di decenni». E ora, sempre tra le forze di centrosinistra, ci si interroga anche sul senso che possa avere il non aver posto nella Manovra la dovuta attenzione alle cause che rendono così fragile il nostro Paese dal punto di vista del rischio idrogeologico e allo stesso tempo approvare con il voto dei parlamentari di maggioranza – è successo ieri alla Camera – «una commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull’attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall’anno 2019».

Ma non è solo l’opposizione a vedere più ombre che luci nella strategia di politica economica del governo messa nero su bianco con la legge di bilancio. L’Osservatorio sui conti pubblici italiani già l’indomani dell’approvazione del Documento programmatico inviato a Bruxelles ha analizzato le misure previste rispetto al 2024 per valutarne l’impatto macroeconomico. E la conclusione a cui è arrivato è che la Manovra descritta nel Dpb per il prossimo triennio «è restrittiva». L’ente di cui fanno parte economisti e docenti universitari (dalla rettrice della Cattolica Elena Beccalli a Giampaolo Galli) sottolinea anche che «questo effetto restrittivo sulla crescita economica potrebbe però essere compensato dal calo dello spread e dell’incertezza legata alla sostenibilità del nostro debito pubblico», in definitiva però sostiene che «nel complesso il quadro di finanza pubblica sembra prudente ma restano significativi elementi di incertezza sulle previsioni di entrate (che potrebbero essere sopravvalutate)» e che «in generale, una maggiore trasparenza sulle misure prese e sulle loro implicazioni di finanza pubblica sarebbe stata utile».

Una maggiore trasparenza può essere fatta nei prossimi giorni, ora che la legge di bilancio ha avuto il via libera dal Quirinale ed è stata appena depositata alla Camera. Dal 28 ottobre dovrebbero partire le consultazioni sui 144 articoli presenti nel testo, che comprendono le misure fiscali, come il taglio del cuneo e il riordino delle detrazioni, le norme sulle pensioni e quelle sulla revisione della spesa. Poi ci sarà tempo orientativamente fino al 10 novembre per depositare gli emendamenti. Chissà che dal fronte maggioranza non ci sia un ripensamento per porre rimedio alle gravi mancanze in tema di tutela ambientale, transizione energetica e adattamento alla crisi climatica.

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Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.