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Alluvione in Toscana, gli ingegneri fiorentini chiedono di riaprire i corsi d'acqua tombati

Gonnelli: «Importante investire in opere che restituiscano la naturalità ai corsi d’acqua dove possibile, attraverso opere di ingegneria naturalistica»
 |  Acqua

L’alluvione che ha colpito la Toscana nella notte tra il 2 e il 3 novembre ci insegna che è necessario fare una manutenzione costante degli argini, restituire la naturalità ai corsi d’acqua, rimuovere i tombamenti dei fiumi, per proteggere e mettere in sicurezza i corsi d’acqua.

La spesa per il rischio di dissesto idrogeologico è aumentata negli ultimi decenni perché il consumo di suolo è stato esponenzialmente in crescita, molti di questi eventi avvengono come risposta della natura in seguito alla cementificazione e alla nostra attività antropica. Negli ultimi vent’anni gli eventi meteorologici sono stati sempre più localizzati e intensi, causando criticità sui corsi d'acqua di piccole e medie dimensioni, che spesso sono i più colpiti e oppressi dall'attività antropica.

Gli investimenti devono essere oculati e dedicati a specifici settori a rischio. Oltre alla manutenzione degli argini e dei corsi d’acqua, è importante investire in opere che restituiscano la naturalità ai corsi d’acqua dove possibile, attraverso opere di ingegneria naturalistica: ad esempio nel rimuovere i tombamenti dei corsi d’acqua tombati, per restituirgli il carattere originario.

Gli interventi possono essere molteplici, a livello strutturale e non; è certo, tuttavia, che per realizzare opere di laminazione e ridurre sensibilmente il rischio servono interventi che richiedono investimenti importanti. Tuttavia investendo su queste opere è possibile prevenire i danni futuri, ed evitare di fare la conta dei danni provocati da alluvioni e allagamenti che sono sempre molto più alti dei soldi da destinare alle opere di prevenzione.

di Vieri Gonnelli, consigliere dell’Ordine degli ingegneri di Firenze

Redazione Greenreport

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