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Il difficile adattamento delle centrali nucleari francesi ai cambiamenti climatici

Preoccupazioni soprattutto per i nuovi EPR che dovrebbero sorgere in riva al mare o sul Rodano
 |  Acqua

Il rapporto “L’adaptation au changement climatique du parc des réacteurs nucléaires”, presentato dalla Cuor  des Compte alla Commissione finanze del Senato francese, ricorda che, come confermato dall’IPCC, «Il riscaldamento globale è una realtà che l'umanità dovrà affrontare ovunque per tutto il XXI secolo e oltre»  e che «Queste conseguenze dei cambiamenti climatici influenzeranno in misura diversa, ma crescente, i reattori

che costituiscono la flotta nucleare francese attualmente in servizio».

Per questo, per la Corte dei Contio francese, prima di tutto «Devono essere presi in considerazione in tutti i nuovi progetti di costruzione di reattori che probabilmente entreranno in servizio dal 2035 e che funzioneranno da quel momento fino al 2100, o anche oltre».

Attualmente ka Francia a 56 reattori in 18 centrali nucleari e il rapporto della Corte dei Conti punta a «Comprendere gli effetti prevedibili del cambiamento climatico sull'attuale flotta nucleare e sui nuovi progetti di reattori, nonché le conseguenze di questi sviluppi sulla loro sicurezza e funzionamento» e la previsione non è rosea: «L'industria nucleare francese deve prepararsi alla prospettiva di un'estensione e poi di un arresto

dell'attuale flotta, inizialmente progettata per funzionare per 40 anni e i cui reattori raggiungeranno un'età media di circa 45 anni nel 2030. Deve inoltre garantire la messa in funzione del primo EPR francese a Flamanville e preparare la costruzione di un "nuovo nucleare” da 6 a 14 EPR2. Queste sfide tecniche e industriali per i decenni a venire dovranno essere affrontate in un contesto in cui la flotta nucleare sta subendo un aumento dell’intensità e della frequenza degli eventi di caldo degli estremi climatici».  Per la Corte, «L'adattamento ai cambiamenti climatici richiede di specificare a cosa adattarsi, a quale scadenza e come vengono presi in considerazione i rischi climatici per garantire la sicurezza e la produzione nucleare».

Sono stati selezionati I parametri fisici la cui evoluzione è più decisiva in tema di cambiamento climatico per la flotta nucleare francese, in particolare: la temperatura dell'aria e dell'acqua, siccità e bassi livelli dell'acqua, livello del mare - il rischio principale per il ​​nuovo nucleare – così come i fenomeni climatici estremi e a lungo termine, entro il 2100 e oltre.  La Cuor  des Compte  sottolinea che «A tal fine, l'operatore Electricité de France (EDF) si è organizzata da tempo per comprendere i fenomeni climatici. Da diversi anni, l'adattamento ai cambiamenti climatici è diventato un preoccupazione importante per l'impresa».

Se è vero che la progettazione e le disposizioni in materia di sicurezza  delle centrali nucleari francesi in attività precedono l'emergere della nozione di cambiamento climatico, a poco a poco, i rischi climatici e il cambiamento climatico sono stati riconosciuti come elementi chiave della sicurezza e integrati nei sistemi di riferimento imposti dall'autorità preposta alla sicurezza. Il disastro nucleare di Fukushima del 2011 e le successive valutazioni di sicurezza hanno portato a rafforzare questi sistemi all’interno delle procedure di rivalutazione della sicurezza.

La Corte dei Conti francese stima che  questo adattamento, strettamente correlato al cambiamento climatico e

Agli eventi connessi, «Resta modesto in termini di investimenti, intorno al miliardo euro per il periodo passato e circa 600 milioni di euro per i prossimi 15 anni». Ma aggiunge che ci sono effetti limitati ma crescenti del cambiamento climatico sulla disponibilità dell’energia nulceare: «Oltre ai parametri relativi alla sicurezza, la flotta nucleare è soggetta a norme sui prelievi idrici ambientali e agli scarichi termici, specifici per ogni sito,

progettati per limitare gli impatti sull'ambiente acquatico a valle e consentire la condivisione del

risorsa idrica per altri usi. Questi standard, associati a episodi di ondate di caldo e siccità sempre più frequenti, possono limitare lo sfruttamento e ridurre la disponibilità e produzione della flotta, in particolare per i siti sensibili al caldo ai margini di fiumi. Le conseguenti perdite di produzione rimangono limitate in media annua (circa 1%) e la maggior parte del rischio di indisponibilità in caso di ondata di caldo o siccità riguarda 6 siti. Ma queste indisponibilità si concentrano su brevi periodi, più spesso l'estate, e possono rivelarsi critiche aumentando il rischio di tensione sulla rete. Questa situazione richiede allo Stato di comprendere meglio il vincolo idrico per gli impianti e per l'ambiente, continuando gli studi sull'evoluzione quantitativa e la qualità della risorsa idrica»-

E la Corte avverte che la progettazione e l'ubicazione di nuovi reattori nucleari devono tenerne conto

incertezze climatiche a lungo termine: «Se l'operatore ha da tempo integrato questa dimensione nella sua politica di ricerca e mobilitato mezzi e risorse qualificate, il suo approccio all'adattamento resta fortemente legato all'applicazione dei sistemi di riferimento per la sicurezza nucleare e alle innovazioni tecnologiche che non consentono ancora di passare a centrali elettriche a basso consumo idrico. I molti criteri per la scelta dell'ubicazione dei nuovi reattori, e in particolare accettazione sociale dei progetti nei territori, richiedono all'operatore di dar prova di prudenza. Pertanto, i quattro siti individuati per installare i primi 6 EPR2 si trovano sulla costa o sulle rive del Rodano. Ma in questa fase non viene data alcuna visibilità sulla posizione degli 8

EPR2 previsti come opzione. La Corte raccomanda di chiarire al più presto le scelte di ubicazione di questi 8 EPR2 per garantire il loro programma di messa in servizio e la disponibilità di elettricità di origine nucleare per decenni a venire».

Redazione Greenreport

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