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Il consumo di fitofarmaci in Toscana, spiegato attraverso i dati Istat

L'uso di glifosate, che rappresenta il maggiore responsabile del mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque toscane, dopo il calo progressivo degli ultimi quattro anni, nel 2020 è tornato a crescere vistosamente
 |  Acqua

L’Istat ha recentemente pubblicato i dati vendita aggiornati dei prodotti fitosanitari in Italia. Si tratta dell’unico strumento disponibile per misurare, anche se in modo indiretto, i consumi di fitofarmaci.

Nel 2020 la quantità venduta in Toscana di sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari è stata complessivamente di 2557 tonnellate (Mg), che rappresentano il 4,6 % del dato nazionale.

Con oltre 800 tonnellate in più rispetto all’anno precedente, si inverte il trend in decrescita iniziato nel 2017. Rispetto al triennio di riferimento 2011-13 la diminuzione percentuale è complessivamente del 10%. Delle 800 tonnellate di incremento, 100 riguardano prodotti organici di sintesi e oltre 700 lo zolfo. Rimangono stabili i prodotti rameici e gli oli minerali/vegetali.

Considerando la suddivisione dei quantitativi per categoria di prodotto, possiamo apprezzare come le variazioni più importanti nel corso dell’ultimo quadriennio siano a carico dello zolfo, che nel 2020 ha recuperato il vistoso calo che aveva caratterizzato il triennio precedente.

Rispetto al periodo di riferimento 2011-2013 la diminuzione globale è stata del 10%, la diminuzione degli organici di sintesi del 16%, dei rameici del 54%, degli oli minerali/vegetali del 15%, l’incremento dello zolfo del 5%. Rimangono modesti i quantitativi di prodotti microbiologici. Il consumo di glifosate, che rappresenta il maggiore responsabile del mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque toscane, dopo il calo progressivo degli ultimi quattro anni, nel 2020 è tornato a crescere vistosamente raggiungendo quantitativi prossimi al triennio di riferimento (96%).

Se applichiamo l’indice di rischio armonizzato europeo HRI-1 ai dati di vendita della Toscana, così come raccomandato dalla UE, si registra un incremento di oltre 15 punti dell’indice nell’ultimo anno, che passa da 63 a 79. Complessivamente il grado di miglioramento dell’indice rispetto al periodo di riferimento 2011-13 è stato del 21%. Come si può apprezzare dal grafico, l’andamento dell’indice HRI-1 è strettamente correlato all’andamento dei quantitativi. Nell’ultimo anno, l’incremento dell’indice è meno ripido rispetto all’incremento delle quantità. Ciò sta ad indicare che l’incremento delle vendite non ha interessato in modo prevalente le sostanze con fattori di ponderazione elevati e penalizzanti (16 e 64), riferiti rispettivamente alle cosiddette sostanze destinate alla sostituzione e alle sostanze revocate dalla UE ma autorizzate in deroga nei singoli paesi. Come si vede dal grafico, infatti, il fattore ponderale medio dei quantitativi venduti in Toscana è diminuito nel 2020 da 12 a 10. Nel 2020 il quantitativo delle sostanze attive con fattore di ponderazione 64 è stato di 50 tonnellate. Nel 2019 era stato di  78 tonnellate. Percentualmente i quantitativi di sostanze attive con fattori di ponderazione elevati (16/64) passano dal 20% al 13%in termini relativi, da 345 a 332 tonnellate in termini assoluti.

Se facciamo un confronto con il dato medio nazionale 2020, l’HRI-1 della Toscana si colloca 7 punti percentuali più in alto (79 contro 72), invertendo il trend in decrescita che aveva caratterizzato l’ultimo triennio.

Se applichiamo l’indice l’HRI-1 soltanto ai prodotti organici di sintesi, possiamo notare come il valore sia più elevato rispetto a quello riferito a tutte le sostanze attive. Il grado di miglioramento dell’indice rispetto al periodo di riferimento 2011-13 è in questo caso solo del 4%.

Come per HRI-1, anche l’indicatore CIP (Classe di impatto potenziale) per gli organici di sintesi in Toscana nel 2020 è cresciuto rispetto all’anno precedente.

Considerando il comparto “ecosistema”, si mantiene una differenza positiva rispetto ai quantitativi, segno che non si modificano, né in peggio ma nemmeno in meglio, le caratteristiche dei prodotti utilizzati riguardo al potenziale impatto su questo comparto. Per il comparto “salute” nell’ultimo anno si registra un incremento maggiore rispetto ai quantitativi, segno che la crescita dei quantitativi ha riguardato in modo significativo sostanze a più elevato impatto.

Per il comparto “acque”, la rispettiva CIP, che misura il potenziale di residualità delle sostanze attive in questo comparto, non si registrano incrementi di sostanze a impatto elevato.

Le Classi di impatto potenziale medie (CIP-m) relativi ai tre comparti dei quantitativi di organici di sintesi venduti in Toscana negli ultimi anni, sono riportate nella tabella in gallery.

Si può notare un incremento nel tempo della CIP-m relativa al comparto “ecosistema” che è ad un passo dal passaggio alla fascia superiore “medio-alta” (2,96 nel 2020).

In incremento anche la CIP-m relativa al comparto “salute” su valori medio-alti, ad un passo alla fascia superiore “alta” (3,94 nel 2020).

In decremento la CIP-m relativa al comparto “acque” in fascia medio-bassa. Questo indica che le sostanze vendute in Toscana hanno una probabilità media di “residuare” in acqua inferiore al passato.

Nella tabella sottostante è rappresentata la distribuzione dei quantitativi (in tonnellate) venduti di prodotti organici di sintesi nel 2020 in Toscana nelle classi di impatto potenziale (CIP) per i vari recettori e comparti.

Possiamo notare che sono vendute:

  • 119 tonnellate (18% del totale) di prodotti con CIP4 (medio-alta) e CIP5 (alta) per l’ecosistema;
  • 32 tonnellate (5%) di sostanze attive con elevata tendenza a residuare nelle acque;
  • 371 tonnellate (55%) di sostanze molto pericolose per gli organismi acquatici secondo la classificazione CLP;
  • 150 tonnellate (22%) di sostanze a basso impatto per le api; 14 tonnellate (2%) ad impatto elevato;
  • 223 tonnellate (33%) molto tossiche per i mammiferi;
  • 311 tonnellate (46%) di prodotti di cui non si conoscono gli effetti sul sistema endocrino (CIP 0) che si aggiungono alle 124 tonnellate (18%) con effetti interferenti accertati;
  • 215 tonnellate (32%) di sostanze con CIP 3 per la cancerogenesi.

di Alessandro Franchi per greenreport.it

Redazione Greenreport

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