Skip to main content

Acqua: chi sono gli esclusi? Più di 2 miliardi di persone private di un diritto fondamentale (VIDEO)

Aumentano i profughi e i conflitti legati all’acqua. 263 guerre per l’acqua tra il 2010 e li 2018
 |  Acqua

Secondo il rapporto Leaving no one Behind “, pubblicato dall’ UN World Water Development in collaborazione con Unesco, Sustainable Development Goals (SDG),  e World Water Assessment Programme, con il sostegno finanziario del Governo italiano e della Regione Umbria, «Più di 2 miliardi di persone nel mondo non a hanno ancora accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici».

L’Onu sottolinea che «Avere accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici è un diritto umano e uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Malgrado importanti progressi registrati in questi ultimi 15 anni, f questo obiettivo resta fuori portata per una buona parte della popolazione mondiale».

La direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ricorda che «L’accesso all’acqua è un diritto umano vitale per la dignità di ogni essere umano. Ma miliardi di persone s ne sono ancora private», Dal rapporto emerge che, nel 2015, 3 persone su 10 (2,1 miliardi) non avevano accesso a servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza  e che 4,5 miliardi di persone, cioè 6 su 10, non avevano servizi igienici gestiti in maniera sicura. «Siamo lontani dall’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite: garantire a tutti l’accesso all’acqua e ai servizi igienici e assicurare una gestione sostenibile delle risorse idriche».

Il rapport Onu analizza le conseguenze di questa esclusione e indica i modi per ridurre le ineguaglianze, dimostrando che «E’ possibile fare in modo che il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici  diventi una realtà». Ma la Azoulay  aggiunge: «A condizione che esista una volontà collettiva di andare avanti e che siano consentiti degli sforzi per includere coloro che vengono lasciati da parte nei processi decisionali».

Ma non c’è tempo da perdere: «Le cifre parlano da sole – avverte Gilbert F. Houngbo, presidente dell’UN Water e dell’International fund for agricultural development (Ifad) -  Il rapporto sottolinea che se  il degrado dell’ambiente naturale e le pressioni insostenibili sulle risorse idriche mondiali proseguono, il 45% del Pil mondiale e il 40% della produzione cerealicola mondiale saranno in pericolo entro il 2050. Le popolazioni povere e marginalizzate saranno colpite in maniera sproporzionata, il che aggraverà ancora le ineguaglianze [...]. Il rapporto 2019 mette in evidenza la necessità di adattare gli approcci sia politici che pratici, al fine di affrontare le cause dell’esclusione e delle ineguaglianze».

Nel mondo, la metà delle persone che bevono acqua provenienti da fonti non protette vivono in Africa. Nell’Africa subsahariana solo il 24% della popolazione ha accesso a una fonte di acqua potabile e agli impianti igienici di base – non condivisi con altre famiglie – sono riservati al 28% della popolazione. UN accesso ineguale che si traduce in una ineguaglianza tra i sessi: sono essenzialmente donne e ragazze che sopportano il peso della raccolta dell’acqua, alla quale dedicano almeno 30 minuti al giorno, a detrimento della loro educazione.

Grosse differenze esistono anche all’interno dei Paesi, in particolare tra i ricchi e i poveri. Nelle città, le popolazioni sfavorite che vivono nelle baraccopoli non sono collegate all’acqua corrente e spesso pagano l’acqua più cara (da 10 a 20 volte di più) dei loro vicini dei quartieri ricchi, spesso per un’acqua di minore qualità fornita da venditori d’acqua o camion cisterna.

Gli autori del rapporto insistono sul fatto che «Il diritto all’acqua non può essere isolato dagli altri diritti umani. Anche le popolazioni marginalizzate e che soffrono discriminazioni a causa del genere, dell’età, dello status sociale, dell’appartenenza a una minoranza religiosa, etnica o linguistica sono più suscettibili di avere un minor accesso all’acqua e ai servizi igienici».

L’accesso all’acqua e agli impianti igienici è una sfida per i rifugiati e per le persone sfollate con la forza, il cui numero non è mai stato così alto: «Nel 2017, i conflitti e le persecuzioni hanno spinto  68,5 milioni di persone sulle strade – si legge nel rapporto – A questa cifra si aggiunge una media di 25,3 milioni di persone costrette a migrare ogni anno a causa di catastrofi naturali, una cifra che è raddoppiata dall’inizio degli anni ’70 e che potrebbe aumentare ancora nei prossimi anni sotto l’effetto del cambiamento climatico».

Il rapporto constata che «In un contesto segnato da un aumento della domanda (più 1% all’anno dagli anni’80)», c’è stato «Un aumento significativo dei conflitti legati all’acqua. Tra il 2000 e il 2009, ne sono stati censiti 94. Tra il 2010 e il  2018, questa cifra è arrivata a 263».

L’Ono sottolinea che è conveniente investire nelle infrastrutture igieniche e legate all’acqua: «Il ritorno sugli investimenti è elevato, in particolare per i più vulnerabili. L’effetto moltiplicatore per ogni dollaro investito è stimato a 2 per l’acqua potabile e a 5,5 per i servizi igienici».

L’Onu conclude che per raggiungere l’Obiettivi di sviluppo sostenibile numero 6 - Obiettivo 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie – sono necessarie delle politiche inclusive, le stesse che possono far diminuire i conflitti tra i diversi utilizzatori dell’acqua.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.