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Il 75% degli antibiotici utilizzati nell’acquacoltura possono penetrare nell’ambiente

Unep: la resistenza agli antimicrobici da inquinamento è tra le principali minacce emergenti

Dal 2000 l’uso umano di antibiotici aumentato del 36%, entro il 2030 negli allevamenti aumenterà del 67%
 |  Acqua

Secondo un nuovo studio “Frontiers . Emerging issues of environmental concern” presentato dall’United nations environment programme (Unep) all’Assemblea UN Environment in corso a Nairobi de che riguarda le prossime sfide e soluzioni in campo ambientale, «l’aumento della resistenza agli antimicrobici legata allo smaltimento dei medicinali e di alcuni prodotti chimici nell’ambiente è una della minacce più preoccupanti per la salute».

Frontier analizza 6 aree: la dimensione ambientale della resistenza agli antimicrobici, i nanomateriali, le aree marine protette, le tempeste di sabbia e polvere, le soluzioni energetiche off-grid e le migrazioni dovute al degrado ambientale. Tra questi problemi è risultato particolarmente il ruolo svolto dall’ambiente nell’emergere delle resistenza agli antimicrobici nella sua diffusione.

Presentando il rapporto, il capo dell’Unep Erik Solheim ha detto che «l’avvertimento datoci in questo rapporto è veramente preoccupante: gli esseri umani potrebbero partecipare allo sviluppo di feroci superbatteri a causa della nostra ignoranza e della nostra negligenza. Gli studi hanno già adesso collegato l’inadeguato utilizzo degli antibiotici negli uomini e nell’agricoltura nel corso degli ultimi decenni alla comparsa della crescente resistenza dei batteri, ma il ruolo dell’ambiente e dell’inquinamento ha ricevuto troppa poca attenzione. Sono necessarie immediatamente delle misure prioritarie o corriamo il rischio di permettere a questa resistenza di introdursi dalla porta posteriore e le sue conseguenze saranno potenzialmente terrificanti».

La resistenza agli antimicrobici si produce quando un micro-organismo si evolve per resistere agli effetti di un agente antimicrobico. Ogni anno nel mondo muoiono di infezioni resistenti agli antibiotici circa 700.000 persone a causa della ridotta efficacia dei medicinali antimicrobici disponibili utilizzati per eliminare i patogeni resistenti. E’ dimostrato che l’immissione nell’ambiente dei composti antimicrobici provenienti dalle abitazioni, dagli ospedali e dagli impianti farmaceutici, così come dal ruscellamento agricolo, combinato al contatto diretto tra le comunità batteriche naturali e i batteri resistenti dispersi favorisce l’evoluzione batterica e l’emergere di ceppi più resistenti.

Dopo il consumo, la maggior parte dei medicinali antibiotici (che sono un sottoinsieme degli antimicrobici) vengono espulsi non metabolizzati dall’organismo e contengono dei batteri resistenti. Secondo il rapporto si tratta «fino all’80% degli antibiotici consumati» e fa notare che «Questo è un problema crescente, ancor di più perché il consumo di antibiotici da paete del bestiame dovfrebbe aumentare del 67% entro il  2030. Inoltre, fino al 75% degli antibiotici utiizzati nell’acquacoltura sarebbero rilasciati nell’ambiente».

Lo studio evidenzia che «Gli impianti di trattamento delle acque reflue non possono eliminare tutti gli antibiotici e i batteri fresistenti e possono costituire degli hot spot della resistenza agli antimicrobici». Ci sonmo prove che dimostrano che dei batteri multiresistenti si sono diffusi nelle acque marine e nei sedimenti vocino a scarichi di impianti di acquacoltura, industriali e comunali.

L’Unep è convinto che «Per risolvere il problema bisognerà immediatamente occuparsi dell’utilizzo e dell’eliminazione dei prodotti farmaceutici antibiotici, così come dell’autorizzazione di medicinali antimicrobici, dei contaminanti in questione e dei batteri resistenti nell’ambiente».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.