Trovati morti 4 zifi in pochi giorni: spiaggiamenti atipici dovuti alle esercitazioni navali?
L’Ong Scientific education & activities in the marine environmen (SEAME Sardinia), composta da un gruppo di biologi marini, naturalisti, educatori ambientali e guide ambientali escursionistiche che si occupano di studio e conservazione dei cetacei e delle bio-risorse marine del Mar Mediterraneo, ha rilanciato sulla sua pagina Facebook l’articolo di greenreport.it sul ritrovamento e recupero di uno zifio all’Isola d’Elba ed evidenzia che «E' il quarto spiaggiamento di questa specie nel Mar Tirreno nel giro di pochi giorni, dopo i tre animali spiaggiati sulle coste orientali della Corsica il 18 maggio scorso, in tre località diverse, ma molto vicine tra loro, dei quali uno ha ripreso il largo, e potrebbe essere proprio quello arrivato morto all'Elba».
A SEAME Sardinia avvertono che «E' decisamente presto per trarre conclusioni, ma gli esiti delle necroscopie fatte su tutti i cetacei dai veterinari corsi e italiani del CERT - Cetacean strandings Emergency Response Team e IZS Toscana potrebbe dare un responso sulla cause di morte e forse anche sull'eventuale correlazione con lo spiaggiamento di massa avvenuto pochi giorni fa in Corsica. Ciò non è scontato e dipende da molti fattori, tra cui le condizioni della carcassa. Una cosa è certa: 4 spiaggiamenti di zifio in pochi giorni e nella stessa area, devono destare attenzione».
I ricercatori sottolineano che «Molto spesso, quando ci sono manovre militari che possono creare rumore in profondità, in articolare in seguito all'uso di sonar a media frequenza, questi cetacei vengono disturbati, risalgono in superficie molto rapidamente e possono andare incontro a quella che viene definita "sindrome da decompressione", analogamente a quanto può accadere ai subacquei. Questo può causare importanti emorragie interne a questi animali e anche la loro morte. Per dovere di cronaca ricordiamo che è ancora in corso una importante esercitazione militare che interessa anche il Mar Tirreno, tra l'Elba e la Corsica, denominata "Mare Aperto 2024-1", in cui partecipano sottomarini e navi e aerei antisommergibile di diverse nazioni. L'esercitazione si svolge in parte anche all'interno del Santuario Pelagos».
SEAME Sardinia ricorda che «Il sonar attivo a media frequenza (MFAS) e stato sviluppato negli anni '50 per rilevare i sottomarini, viene utilizzato oggi anche nelle esercitazioni navali, soprattutto dagli Stati Uniti e dai loro alleati della NATO. A partire dal 1960 circa, le navi iniziarono a emettere segnali subacquei in una gamma di circa 5 kilohertz (kHz). Fu allora che ebbe inizio lo spiaggiamento di massa degli zifi, soprattutto nel Mediterraneo. Tra il 1960 e il 2004 si sono verificati 121 di questi spiaggiamenti di massa cosiddetti "atipici", di cui almeno 40 strettamente legati nel tempo e nello spazio alle attività navali».
Intanto dall’Elba arrivano maggiori notizie sul recupero della carcassa di zifio. Valeria Paoletti, presidente dell’Associazione Elbamare, spiega di essere stata contattata il 22 maggio dall’agenzia regionale dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) della presenza di un grosso Cetaceo spiaggiato all’Elba e che «capita subito l’importanza del ritrovamento era fondamentale recuperare il prima possibile la carcassa dell’animale per ottenere più informazioni possibili da comunicare ai ricercatori del CERT dell’Università di Padova, dell’Istituto di Zooprofilassi e dell’Università di Siena. Ci siamo subito attivate sempre in stretto contatto con l’Arpat, per coordinarci con la Guardia Costiera e l’Amministrazione Comunale di Capoliveri recandoci sul posto. Purtroppo come spesso accade questi ritrovamenti avvengono in zone poco accessibili per poter procedere con il recupero della carcassa. Quindi di concerto con la Capitaneria si è deciso di organizzare la rimozione dell’animale via mare dalla spiaggia dei Peducelli ad un altra più accessibile.(…) Una volta appurato che la carcassa galleggiava ancora abbiamo potuto comunicare alla Capitaneria di Porto che il traino era fattibile in sicurezza fino a Margidore, dove nel frattempo i ricercatori hanno allestito un campo di lavoro per esaminare la carcassa e prelevare dei campioni che saranno utili a determinare le cause del decesso. In una mattinata siamo riusciti a fare un operazione che normalmente richiede almeno 2 giorni di pianificazione».