
Da rischio zero a meno rischio: la Regione Toscana traccia una nuova rotta nella lotta alla crisi climatica

Posti in piedi stamani al Teatro Politeama di Prato, con oltre 600 iscritti per il lancio dell’iniziativa Meno rischio in Toscana. Nuove soluzioni contro alluvioni e frane, realizzata a cura della Regione per avviare una riflessione collettiva su come proteggere il territorio di fronte a una crisi climatica che è già pienamente in corso.
Senza risposte preconfezionate, ma con una chiara consapevolezza di partenza: «Parlare di rischio zero oggi è un messaggio fuorviante», come subito messo in chiaro dall’assessora regionale all’Ambiente e Protezione civile Monia Monni, che ha organizzato e coordinato l'evento.
«Per questo – argomenta Monni – parliamo di meno rischio. Dopo l’alluvione del 2 novembre 2023 ci siamo resi conto che tutto era cambiato, e non a caso abbiamo ritenuto importante far partire questo percorso di formazione e informazione in una città duramente colpita come Prato. Vogliamo mettere nuovi arnesi nella nostra cassetta degli attrezzi per la gestione del rischio, chiedendo la collaborazione di professori e professionisti. È ormai chiaro che le nostre città – dai reticoli idraulici alle reti fognarie – sono oggi inadeguate ad affrontare la realtà della crisi climatica, e che oltre a un nuovo modo di fare progettazione urbanistica dobbiamo dare strumenti nuovi a chi il rischio idrogeologico lo gestisce ogni giorno: Comuni, tecnici e anche giornalisti, perché raccontare bene il rischio è già un modo per proteggere la comunità».
La giornata odierna rappresenta infatti solo lo start-up di Meno rischio, cui seguiranno – dal 27 marzo a maggio – 8 webinar riservati a tecnici degli enti locali, ordini professionali e associazioni di categoria, per poi tirare le fila il 16 giugno al Teatro della Compagnia di Firenze. Greenreport in qualità di media partner racconterà ogni passo di questo percorso, che vede patrocini di altissimo profilo: Anci Toscana, Ordine degli architetti di Firenze, Ordine dei geologi della Toscana, Collegio provinciale dei geometri e geometri laureati di Firenze, Ordine dei giornalisti della Toscana, Ordine degli ingegneri della Provincia di Firenze, Ordine degli ingegneri della Provincia di Prato, Federazione degli ordini degli ingegneri della Toscana.
I partecipanti ai webinar iscritti agli Ordini potranno conseguire crediti formativi, mentre Enti e Associazioni che aderiranno otterranno un attestato ufficiale, che li identificherà come Enti formati sul tema del rischio da frane e alluvioni, con le relative premialità per i bandi di settore. L’interesse non manca, come testimonia il teatro stracolmo di oggi, con in prima fila sindaci, pubbliche autorità e personale della Protezione civile.
«La Protezione civile è già un’eccellenza – sottolinea la sindaca di Prato Ilaria Bugetti, rivolgendosi alla platea gremita – Ma il 2 novembre ci ha mostrato tutte le nostre fragilità. In crisi climatica non basta più togliere il fango che resta dopo l’alluvione e garantire ristori alle famiglie, come hanno fatto la Regione e i Comuni ma, mi duole dirlo, meno il Governo. Oggi dobbiamo lavorare sulla prevenzione di eventi meteo certamente estremi, ma non più rari».
«Meno rischio – aggiunge nel merito Susanna Cenni, presidente dell’Anci Toscana – ci sarà solo se saremo in grado di mettere in campo, in tempo di pace, tante opere idrauliche e infrastrutturali ma anche tanta formazione e informazione. Sentiamo parlare molto di città spugna: realizzarle significa ripensare tutto, dalle fognature al verde pubblico, in modo da aumentare la permeabilità del suolo e gestire l’acqua in eccesso. Ma anche i cittadini devono sapere come comportarsi durante le emergenze, per gestire il rischio residuo».
È la nuova realtà climatica che impone di superare il concetto antiquato di “messa in sicurezza” verso il “rischio zero”, che di fatto non esiste. Basti osservare che anche in Toscana l’ultimo anno è stato il più caldo mai registrato, con ben 21 eventi meteo estremi (in Italia sono cresciuti del +485% dal 2015). In regione l’aumento di temperatura è addirittura doppio rispetto alla media globale, e questo significa subire eventi meteo estremi sempre più frequenti e intensi, ognuno dei quali potenzialmente devastante. Le alluvioni del 2 e 3 novembre 2023 sono la dimostrazione plastica di questa nuova realtà, dato che si sono lasciate alle spalle 8 morti e danni per 2,7 miliardi di euro.
«Dobbiamo riorientare il concetto di messa in sicurezza – conferma Giovanni Massini, coordinatore del Comitato scientifico nato nel post-alluvione e oggi all’opera (anche) nel percorso Meno rischio – Finora pensavamo a realizzare opere per rispondere con efficacia ad alluvioni con tempi di ritorno duecentennali o cinquecentennali. Ma questo non è più possibile: in questi anni abbiamo assistito a eventi ben superiori e più frequenti rispetto a quelli attesi nei nostri modelli, che demoliscono il concetto stesso di messa in sicurezza; né possiamo definire nuovi livelli di sicurezza in base alle conoscenze attuali, che domani potrebbero essere nuovamente smentite. Dobbiamo dunque passare dal paradigma della messa in sicurezza a quello della gestione del rischio idraulico, prendendo come riferimento quanto già afferma il codice della Protezione civile: occorre evitare o ridurre la possibilità che si verifichino danni, non gli eventi estremi in sé».
Si tratta di un cambiamento di pensiero epocale, dove non si realizza più una cassa d’espansione con la convinzione di poter evitare così l’evento calamitoso; adesso l’obiettivo è ridurne l’impatto attraverso le opere pubbliche, sapendo però gestire il rischio residuo fino a renderlo accettabile. Un obiettivo fattibile solo coinvolgendo appieno i cittadini, che non a caso le norme vigenti individuano già come parte attiva del sistema di Protezione civile.
La platea del Politeama ha risposto con grande proattività a questo nuovo approccio, tempestando di domande gli esperti chiamati dalla Regione a intervenire sul palco: Daniele Bignami, Marcello Brugioni e Giovanni Menduni (Fondazione Politecnico di Milano), Nicola Casagli e Fabio Castelli (Centro per la Protezione civile dell’Università degli studi di Firenze) Bernardo Gozzini (Consorzio Lamma), Bernardo Mazzanti (Regione Toscana, settore Protezione civile), Enio Paris e Fabio Zappalorti (Anbi). A una parte dei quesiti è stata data risposta in presa diretta, gli altri verranno affrontati nel corso dei prossimi giorni e nei webinar già in agenda.
«L’ampia partecipazione dimostra il successo dell’iniziativa, complimenti all’assessora Monni – conclude il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani – Qualche anno fa la protezione civile e la difesa dai rischi idrogeologici venivano considerati temi da casi eccezionali, ma il cambiamento climatico ha ormai ribaltato la prospettiva. Da inizio anno ho dovuto già dichiarare quattro stati d’emergenza, dopo i quattro degli scorsi mesi di settembre e ottobre. Lo straordinario è diventato ordinario, e questo cambia anche la percezione dei cittadini, come mostrano i sondaggi che oggi pongono in cima alle priorità per le opere pubbliche quelle sulla prevenzione e sulla difesa del suolo. Auspico che un’analoga se non maggiore sensibilità possa maturare anche a livello nazionale, perché in tempi di risorse scarse dobbiamo allocarle sul rischio idrogeologico invece che nel ponte sullo Stretto di Messina».
Per maggiori informazioni: https://www.menorischiointoscana.it/
