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L’alluvione del ’66 diede il via a Protezione civile e grandi associazioni di volontariato

Firenze tra memoria e nuove casse d’espansione: nascerà qui l’Archivio degli Angeli del fango

Oggi l’annuncio in Regione dal presidente Giani insieme all’assessora Monni ed Erasmo D’Angelis
 |  Toscana

In queste ore, 58 anni fa un’impressionante massa d’acqua travolgeva a oltre 60 km orari oltre 3.000 ettari della città di Firenze: l’area più estesa mai colpita dalle alluvioni dell’Arno, rovesciando tonnellate di fango, melma e detriti nella culla del Rinascimento.

Un evento tragico che ha però piantato i semi per un nuovo modo d’intendere la solidarietà tra cittadini e per la difesa del territorio dalle emergenze, come ricordato oggi in Regione Toscana dal presidente Eugenio Giani, dall’assessora all’Ambiente Monia Monni e da Erasmo D’Angelis, presidente della Fondazione Earth and water agenda (Ewa) nonché direttore di greenreport.it.

L’alluvione di Firenze, dal 4 novembre del 1966, ha segnato un punto di svolta non soltanto nella storia della città e nella vita di molti fiorentini, ma anche nella coscienza collettiva nazionale, dando vita alla nascita successiva delle grandi associazioni di volontariato e poi del sistema di Protezione Civile per la gestione dei soccorsi durante le calamità. Oggi annunciamo che realizzeremo l'Archivio internazionale degli Angeli del fango con sede a Firenze», dichiara D’Angelis. Si tratta di un progetto che la Regione Toscana – in collaborazione con Comune di Firenze, Fondazione Ewa, la Protezione civile, Direzione regionale Toscana dei Vigili del fuoco e Università di Firenze – ha già avviato e che sarà «pronto per il 2026, in concomitanza con il sessantesimo anniversario dell'alluvione di Firenze», conferma Giani.

Su un sito web sarà possibile inviare testimonianze, documenti, video e foto e altro dell’alluvione del 1966 e degli Angeli del fango. I materiali saranno così scannerizzati, catalogati, conservati con processi di digitalizzazione.

«Sarà un “luogo” – dettaglia D’Angelis – dove salvare e tutelare ogni ricordo di quel drammatico evento che resta sempre vivo nei cuori e nella memoria di tutti, insieme al coraggio generoso che spinse tanti giovani a partire da ogni luogo per raggiungere Firenze e portare soccorsi nella prima mobilitazione del volontariato italiano e internazionale. L’Archivio conserverà i loro nomi, raccoglierà in formato digitale tutte le testimonianze, come autobiografie, racconti, diari, memorie private, immagini e video, di fiorentini, toscani, così come dell’onda delle ragazze dei ragazzi che arrivò da ogni parte d’Italia e del mondo, radioamatori, vigili del fuoco, militari di leva, forze dell’ordine, operai di aziende, cittadini e quanti portarono soccorsi. Metterà poi a disposizione di chiunque voglia approfondire quella testimonianza che oggi rivive nei nuovi “angeli del fango”, giovani e giovanissimi che si mobilitano nelle più terribili catastrofi, l’Italia più bella del volontariato».

L’idea infatti è quella di rinsaldare una memoria collettiva non per cristallizzarla nel ricordo, ma per contribuire a mantenerla viva e generativa, portatrice di valori ed esperienze che – purtroppo per noi – la crisi climatica in corso rende sempre più preziosi di fronte all’aumento in frequenza e intensità degli eventi meteo estremi, come la cronaca della tragedia spagnola ci ricorda anche in questi giorni. Ma per rendersene conto basta guardare con attenzione a cosa sta succedendo in terra toscana, dove si sono concentrate quattro alluvioni negli ultimi quaranta giorni, che si sommano ai postumi non ancora smaltiti dall’alluvione del 2 novembre 2023, col suo lascito di 8 morti e danni per 2,7 miliardi di euro.

«Per questo abbiamo deciso, sulla base della legge regionale 51/2023 che abbiamo elaborato appositamente l’anno scorso dopo l’alluvione del 2 e 3 novembre – annuncia nel merito Giani – di riproporre la misura di immediato ristoro di 3000 euro anche a tutte le famiglie che hanno subito danni dopo le alluvioni che questo ottobre hanno colpito in 4 volte i comuni dell’Alto Mugello, poi di Bolgheri, San Vincenzo, Bibbona, Montecatini Val di Cecina e poi di Siena e la Valdelsa, e infine di  Cecina, Montescudaio, Castellina marittima e altri».

Attualmente sono oltre 623 gli interventi del sistema di difesa del suolo in corso in Toscana, per un totale di circa 700 milioni di euro con risorse che transitano dal bilancio regionale:437 interventi per circa 600 milioni di euro relativi alla mitigazione del rischio idraulico, cui si sommano 186 interventi da oltre 90 milioni di euro relativi al rischio frane. Ma oltre agli investimenti sul territorio è necessario affilare gli strumenti normativi, ad esempio per favorire la nascita di Piani regolatori delle acque comunali.

«Lavoreremo a una legge – spiega nel merito Giani – che vuole portare ogni comune a realizzare entro due anni linee guida per la revisione del sistema fognario e la realizzazione di canalizzazioni del reticolo minore. Le linee guida, realizzate dopo una ricognizione, permetteranno ai Comuni di avere un quadro chiaro delle necessità e di creare condizioni per realizzare opere urbane di assorbimento, stoccaggio e scorrimento della “troppa acqua” degli eventi climatici più estremi, per poi utilizzarla quando c’è “poca acqua” grazie a tecnologie e infrastrutture intelligenti dove serve». 

Nel frattempo continuano gli sforzi della Regione nella messa a terra d’investimenti contro il dissesto idrogeologico, per riportare la sicurezza sui territori almeno ai livelli precedenti l’alluvione del 2 novembre 2023.

«Stiamo lavorando con tutte le nostre forze e le risorse disponibili – ha spiega nel merito Monni – Nel giro di poco meno di un anno abbiamo realizzato con i Comuni, le Province, la Città metropolitana, i Consorzi di bonifica, il Genio civile, con tutti i soggetti interessati, 122 milioni di opere. Sono opere che servono per ristabilire un livello di sicurezza similare o superiore a quello del 2 di novembre del 2023. Le abbiamo messe in piedi con rapidità grazie a un sistema burocratico agevolato in regime di emergenza, Ma adesso abbiamo bisogno di mettere a terra 1 altro miliardo e 100milioni di opere, risorse di cui non sappiamo ancora nulla. Questa stima deriva dal piano che abbiamo presentato all’Unione europea insieme al Dipartimento nazionale di Protezione civile, è quindi validato dal Governo. Sono quelle opere che ci permetteranno di mettere al sicuro i territori da eventi simili a quelli del 2 novembre: fenomeni così intesi sono sempre più frequenti».

Dove le risorse a bilancio ci sono, vengono spese bene. È il caso del complesso di opere a difesa dell’abitato fiorentino, che comprende in totale 4 casse di espansione nella zona del Valdarno fiorentino, realizzate o in progetto proprio per evitare che Firenze possa mai tornare sott’acqua come nel 1966. È in questo contesto che a marzo sarà inaugurato il secondo stralcio della cassa di espansione di Pizziconi, come annunciato oggi da Giani: con Pizziconi 2, nel comune di Figline-Incisa Valdarno, un’opera da 13 milioni di euro che segue al primo stralcio Pizziconi 1 (da 19,70 milioni) conclusosi nel 2020, la cassa potrà convogliare 3,8 milioni di metri cubi di acqua.

«Vogliamo dare alla difesa del suolo una centralità nella realizzazione delle opere pubbliche perché i cambiamenti climatici oggi lo impongono – conclude Giani – In questa chiave Pizziconi rappresenta un’opera di grande ingegneria. Grazie ai manufatti realizzati sotto l’autostrada con la tecnica dello spingitubo, è stato possibile creare gallerie che permetteranno l’afflusso di acqua dall’Arno direttamente alla cassa di espansione. Siamo quasi a conclusione dell’opera, dopo aver realizzato le paratoie e alcune rifiniture di dettaglio, sarà possibile procedere all’inaugurazione della cassa entro marzo 2025».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.