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Approvato il Piano rifiuti, ora in Toscana serve l'autosufficienza impiantistica

«Risponde a un problema di sicurezza e di stabilità delle tariffe, oltre che essere un principio ambientale. Ognuno deve fare la propria parte, non si può dire no a tutto»
 |  Toscana

Dopo tre anni, quattro mesi e un giorno, la scorsa settimana si è concluso il complesso quanto partecipato iter d’approvazione del nuovo Piano regionale dell’economia circolare, che apre un nuovo capitolo per la gestione rifiuti in Toscana: nei prossimi 180 giorni saranno adesso i Piani d’ambito dei tre Ato – Costa, Centro e Sud – ad essere aggiornati, con la localizzazione degli impianti. Quali sono gli scenari che si aprono? L’abbiamo chiesto a Nicola Perini in qualità di presidente di Confservizi Cispel Toscana, l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico che operano nel territorio regionale.

Intervista

Presidente come valutate il Piano regionale di gestione dei rifiuti, appena approvato dal Consiglio Regionale?

«È stata una discussione molto lunga, forse troppo. Le nostre aziende avevano bisogno di un quadro di programmazione aggiornato e finalmente è arrivato. Per prima cosa diciamo che finalmente abbiamo un Piano ambizioso negli obiettivi di riduzione, raccolta differenziata e riciclo. Un Piano impegnativo ma nonostante il quale resta ancora molto da fare, con uno sforzo collettivo e strutturato di tutti: cittadini, comuni, Ato, aziende e Regione. Un lavoro che probabilmente finora non è stato fatto ma dal quale adesso non possiamo più sottrarci, se vogliamo raggiungere gli obiettivi».

Ma è ancora uno strumento utile?

«Il settore dei rifiuti e dell’economia circolare è in rapida e costante trasformazione, l’Europa ha introdotto nuove regole del gioco, in Italia abbiamo la regolazione Arera. Un Piano regionale definito dal 2024 al 2029 è uno strumento poco elastico, anche per questo è stato approvato un documento di “obiettivi, indirizzi e fabbisogni” e non un Piano vero e proprio. Importante sarà la cabina di regia di monitoraggio che la Regione istituirà, per accompagnare il settore nei prossimi anni. Compito della Regione infatti non è solo quello di approvare il Piano, ma soprattutto quello di promuovere e verificare i risultati concreti che tutti devono essere determinati a raggiungere. Non dimentichiamoci infatti che l’economia circolare si fa sì con gli impianti, ma parte da più lontano, ad iniziare dall’impegno dei cittadini nelle proprie case».

Si dice che è un Piano che non decide impianti, lascia tutto in mano al mercato.

«È vero, ma ormai il settore è fatto così: molto recupero di materia ed energia, che sono per legge attività in buona parte di mercato. Rifiuti indifferenziati e discarica sono flussi sempre più marginali, e solo su questo i Piani regionali possono intervenire in termini di autosufficienza regionale e di Ato. Ma quando oltre due terzi dei rifiuti possono andare “sul mercato” si pone un problema: come garantiamo sicurezza dei conferimenti e stabilità delle tariffe? Questo è il punto. Abbiamo visto con il gas russo cosa significa affidare un servizio essenziale come il riscaldamento nelle nostre case a forniture esterne di cui non si controlla il prezzo. Per questo occorre che le nostre aziende realizzino gli impianti in forma di “impianti integrati”, e che si definisca bene il regime degli “impianti minimi” a livello regionale, secondo gli indirizzi dati dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti e da Arera. È sempre più importante che i gestori toscani dispongano di impianti competitivi e capaci di stare sul mercato, anche per i rifiuti speciali, come Raee e tessili ad esempio, per garantire prossimità e autosufficienza anche alle imprese toscane».

Quindi come si chiude il cerchio della gestione dei rifiuti in Toscana?

«Noi come aziende abbiamo fatto la nostra parte, rispondendo all’Avviso pubblico regionale oltre due anni fa e avanzando una quarantina di progetti per tutte le filiere dei rifiuti urbani. Ora il punto è realizzare questi impianti, concretamente. Il Piano approvato prevede che siano le tre Ato ad aggiornare i loro Piani di ambito e decidere l’impiantistica di chiusura del ciclo. Io credo che il tema si affronti tutti insieme, senza scorciatoie e senza atteggiamenti “scaricabarile”. Regione, Ato, Comuni e gestori devono decidere insieme le soluzioni migliori e portarle in fondo. Abbiamo realizzato i digestori anaerobici che servono, il progetto ossicombustore di Peccioli è in fase di verifica, stiamo verificando la fattibilità delle tecnologie di gassificazione e riciclo chimico proposte da Alia.

Serve un atteggiamento responsabile e pragmatico. Nei prossimi anni non avremo più la soluzione discarica, come è noto, e dobbiamo fare impianti, come hanno fatto a suo tempo alcune regioni italiane dimostratesi più virtuose di noi, e che raggiungiamo in tali casi anche con 20 anni di ritardo. L’approvazione del Piano apre però una nuova fase: c’è una responsabilità collettiva nel raggiungere gli obiettivi regionali prefissati, occorre che ognuno faccia la sua parte. Come aziende dobbiamo essere sempre più capaci di dialogare con i territori e le amministrazioni, superando difficoltà ed errori che possono esserci stati nel passato. Ma come già detto, anche cittadini, Comuni, Ato e Regione devono fare la loro parte, non si può dire no a tutto».

In Toscana troppa discarica, è vero, un modello superato.

«Le discariche toscane sono gestite molto bene, e ci hanno protetto da crisi rifiuti ed esportazioni costose, ma sono una tecnologia che l’Europa vuole dismettere e che la Toscana usa troppo (oltre il 30% del totale dei rifiuti urbani) perché non abbiamo impianti di recupero energetico ed inceneritori sufficienti.  Abbiamo obiettivi europei vincolanti di riduzione della discarica: meno del 10% al 2035. Il Piano regionale indica un obiettivo intermedio del 19% al 2027. La strada si fa stretta, se non vogliamo esportare a incenerimento flussi consistenti servono impianti in Toscana, rapidamente. Una sfida decisiva per i prossimi anni».

La Toscana potrà essere autosufficiente?

«Nel settore della gestione dei rifiuti organici, stiamo passando da essere una regione che esporta ad una regione che ha i suoi impianti, una sfida che stiamo vincendo. Per i rifiuti indifferenziati e gli scarti del riciclo dobbiamo fare la stessa cosa: passare da troppa discarica ad impianti moderni ed efficienti, riducendo al minimo l’export. Uno sforzo che deve essere condiviso dai territori, ma che deve produrre scelte rapide, concrete e responsabili. Il servizio di gestione dei rifiuti urbani è un servizio pubblico essenziale, non interrompibile. I gestori devono poter costruire sbocchi sicuri e a prezzi ragionevoli per i vari flussi di raccolta e trattamento. L’autosufficienza risponde ad un problema di sicurezza e di stabilità delle tariffe, oltre che essere un principio ambientale. Abbiamo insistito molto su questo punto nei lunghi anni di discussione sul Piano regionale, e dobbiamo fare tutto il possibile come aziende per garantire la sicurezza. Autosufficienza e prossimità sono sempre stati considerati principi di natura ambientale (non spostare rifiuti in altri territori, non inquinare con il trasporto a lunga distanza). Ma oltre a questo aspetto è sempre più rilevante il tema della certezza degli sbocchi di conferimento e della stabilità dei costi e delle tariffe. Per questo dipendere da altri può essere molto pericoloso per il sistema toscano».

Cosa succede adesso?

«Il Piano verrà pubblicato presto e verrà verificato dalla Commissione europea. Le Ato hanno 180 giorni per aggiornare i propri Piani di ambito, e questa sarà una fase cruciale, che ci vedrà impegnati nel dialogo con le tre Autorità di ambito. Il Piano regionale vero e proprio sarà dato dalla somma del Piano approvato e dei tre Piani di ambito aggiornati. Intanto l’iter autorizzativo e realizzativo degli impianti presentati nell’avviso pubblico deve andare avanti rapidamente».

Maurizio Izzo

Giornalista, responsabile comunicazione di una azienda che si occupa di produzioni video, organizzazione di eventi, multimedia. Ho prodotto numerosi documentari sulla cooperazione internazionale.