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Economia circolare, senza gli impianti del Piano alla Toscana servono 2,48 mln ton di discarica in più

Approvato dalla Giunta e ora atteso all’esame del Consiglio, il Prec dovrà poi passare dalle localizzazioni nei singoli Ato
 |  Toscana

Dopo essere stato adottato dal Consiglio regionale della Toscana lo scorso settembre, anche la Giunta con delibera 781 ha dato il suo via libera al Piano al Piano regionale dell’economia circolare (Prec) a valle delle numerose osservazioni ricevute dagli stakeholder.

Il testo è ora di nuovo atteso dal Consiglio regionale per arrivare finalmente all’approvazione definitiva, ma permette già di delineare i principali obiettivi per l’economia circolare toscana nei prossimi anni. Obiettivi che derivano da quelli delineati dall’Ue per i (soli) rifiuti urbani: ridurre gli smaltimenti in discarica massimo al 10% entro il 2035, arrivando a un riciclo effettivo di almeno il 65%.

Conseguentemente, il Prec si concentra prevalentemente sulla gestione dei rifiuti urbani – gli speciali, come noto, per legge ricadono all’interno delle dinamiche di mercato –, ma puntando comunque a «la “teorica” autosufficienza regionale di trattamento dei rifiuti, ovverosia il conseguimento di condizioni che consentano il rispetto del “principio di prossimità”, annullando pertanto le quote di rifiuto esportato» per quanto riguarda gli speciali, oltre a perseguire il criterio di «tendenziale autosufficienza a livello di Ato per la gestione dei rifiuti urbani».

Entrambi gli obiettivi passano da un drastico abbattimento al ricorso delle discariche – che restano necessarie e previste dalla gerarchia europea di gestione rifiuti, ma come ultimo e residuale tassello – introducendo nuovi impianti per la chiusura del ciclo, come emersa dalle manifestazioni d’interesse raccolte tramite avviso pubblico.

Sotto questo profilo, il Prec si sofferma in particolare sulla tecnologia “Waste to chemicals”  – gassificazione del rifiuto (quale ad esempio Css, sovvallo, scarto da recupero delle raccolte differenziate, scarto di pulper) per la produzione di metanolo/etanolo e idrogeno e CO2 – e sull’ossicombustione pressurizzata senza fiamma, proposta a Peccioli per il trattamento di rifiuto con Pci medio-basso (quale ad esempio sottovaglio non stabilizzato, sottovaglio stabilizzato, percolato, sovvallo) per la produzione di CO2 e granulato vetrificato con qualifica End of waste.

«Si sottolinea come alla “nuova impiantistica di mercato per l’economia circolare” potranno essere destinati anche specifici flussi di rifiuti speciali con caratteristiche compatibili che potranno trovare migliore destinazione di valorizzazione rispetto all’attuale quadro gestionale che vede ampio ricorso allo smaltimento», sottolinea nel merito il Prec.

La differenza tra la presenza o meno di nuovi impianti è resa plasticamente dalla distanza tra scenario inerziale (senza l’introduzione di specifiche nuove azioni) e programmatico.

Nell’anno a regime del piano (2028), lo scenario programmatico propone raccolta differenziata al 75% (contro il 65% dello scenario inerziale), riciclo dei rifiuti urbani al 65% (contro 44%) che sale al 71% nel 2035 (vs 48%), smaltimento in discarica per gli urbani inferiore all’1% (vs 36%).

Ampliando le osservazioni anche ai rifiuti speciali, spicca il dato sul fabbisogno agli smaltimenti in discarica per il periodo 2022-2028: 8,30 mln ton (tra urbani e speciali) nello scenario programmatico contro i 10,78 di quello inerziale.

La differenza tra la disponibilità o meno d’impianti di gestione più avanzati rispetto alle discariche sta tutta qui. In attesa del via libera definitivo al Piano, tali impianti andranno però localizzati, superando le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e soprattutto Nimto (non nel mio mandato elettorale) che ne frenano da sempre la realizzazione.

Spetterà ai singoli territori farsi avanti: «Il Piano regionale – risponde nel merito la Regione a un’osservazione avanzata dal ministero dell’Ambiente – costituisce il riferimento per le pianificazioni subordinate essendo individuati i fabbisogni di trattamento per tutti i flussi oggetto di pianificazione e per i quali deve essere garantita la "chiusura del ciclo" gestionale. Compete ai Piani d'Ambito l'individuazione degli impianti di riferimento atti ad assicurare che la gestione avvenga in luoghi prossimi a quelli di produzione. La legge regionale 25/1998 e la legge regionale 69/2011 hanno infatti individuato nelle Autorità d’ambito gli enti competenti a programmare, a scala di ambito territoriale ottimale, attività, fabbisogni e interventi impiantistici attesi dal piano regionale e necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani, nel rispetto anche degli impegni presi con la sottoscrizione dei rispettivi contratti di servizio».

Dunque, entro 180 giorni dalla data di pubblicazione del Prec le Ato sono chiamate ad adottare e trasmettere alla Regione i propri piani di ambito, all’interno dei quali sarà data risposta organica ai fabbisogni definiti in sede di Piano regionale dei rifiuti, previo confronto con il gestore affidatario del servizio.

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.