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Porto di Genova, ancora ombre sul decreto per usare materiali di recupero nel riempimento diga

Parere negativo da parte dei tecnici della Regione, i fanghi di dragaggio avrebbero alte concentrazioni di inquinanti. E senza un Piano nazionale per gli altri porti restano al palo
 |  Trasporti e infrastrutture

Il tanto preannunciato decreto per dare il via libera al riempimento dei cassoni della nuova diga di Genova, utilizzando materiali di recupero proveniente da altri cantieri attivi recita: "incentivare le operazioni di recupero dei rifiuti e di riutilizzo dei materiali di prossimità provenienti dalla realizzazione degli interventi relativi al tunnel sub-portuale e alla diga foranea di Genova, anche prevedendo che il Sindaco, quale Commissario straordinario, adotti tempestivamente un piano di gestione che riduca il conferimento in discarica e promuova politiche di sostenibilità".

Da quanto asserito dal vicepremier e ministro dei trasporti ed infrastrutture Matteo Salvini, che ne è stato il principale ispiratore, la perfezionanda norma farà risparmiare molti soldi, consentendo il recupero dei rifiuti e il riutilizzo dei materiali provenienti, per esempio, dalla realizzazione del tunnel sub-portuale; si asserisce, inoltre, che la stessa potrà servire a promuovere l'attuazione di politiche di sostenibilità ed economia circolare.

Tuttavia, occorre ricordare che qualche settimana fa era stato espresso parere negativo da parte dei tecnici di Regione Liguria e ciò in considerazione del fatto che il riempimento dei cassoni con materiali di risulta provenienti dagli scavi del tunnel sub-portuale, in quanto questi fanghi dei dragaggi del porto, hanno (o avrebbero) alte concentrazioni di inquinanti chimici e, pertanto, il loro impiego resta consigliabile soltanto in ambienti stagni e non, dunque, in contatto con l'acqua. A quanto risulta, la Regione proprio su questo punto sembra abbia chiesto integrazioni da parte degli uffici tecnici ambientali.

Stando così le cose, l’utilizzabilità di questi materiali quale riempimento dei cassoni della diga non sarebbe così immediata ma richiederebbe necessarie procedure e tempi lunghi, che la nuova norma, da una prima analisi, vorrebbe poter bypassare.
Inoltre il dott. Luciano Grasso, figura di spicco della struttura commissariale per le opere straordinarie del porto di Genova - secondo fonti aperte liguri -, ha replicato, asserendo "nessuno stop, gli interlocutori sono Regione Liguria, Città metropolitana e Ministero e le posso dire che recentemente il Ministero ci ha chiesto una attenta analisi della caratterizzazione dei materiali quindi vaglieremo attentamente i materiali in nome anche dell'economia circolare e dovrà avere tutti gli ok di competenza. Genova diventa un esempio virtuoso di riuso dei materiali. C'è semplicemente una dialettica perché ci sono diverse competenze".

Vediamo dunque da vicino cosa dice (meglio direbbe) la nuova cosiddetta norma, inserita nell’art.5 del Decreto-legge in itinere “Misure urgenti per la promozione di politiche di sostenibilità ed economia circolare nell’ambito della realizzazione degli interventi infrastrutturali”.

Le varie bozze di articolo fino ad oggi circolate, mettono in evidenza la complessità del vigente assetto normativo e, in considerazione di questo, l’enorme difficoltà di dirimere la complicata e altrettanto delicata querelle del trattamento dei materiali dragati, disciplinata dal D.M. 173/2016 e 172/2016, quest’ultimo per le aree Sin, con una norma che è lecito ritenere affrettata e pensata solo per la risoluzione di un singolo caso, giustappunto il riempimento dei cassoni per la diga di Genova.

Senza voler entrare nel merito di scelte così urgenti e, forse, dettate anche da una fretta che mette in rilievo la vulnerabilità del sistema nazionale, approfitto per richiamare il fatto che il “Piano nazionale dei dragaggi” come già più volte sollecitato da questa testata giornalistica, non è a tutt’oggi stato preso in considerazione; rimangono però intatte la fretta e la necessità di intervenire per Genova e, sommessamente mi sento di aggiungere: per gli altri porti dello Stato?

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).