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Uffizi, la Loggia Isozaki senza loggia (FOTOGALLERY)

Proposta operativa per sciogliere un problema che attanaglia lo spazio urbano di Firenze dal 1998
 |  Territorio e smart city

Si riparla a Firenze della “Loggia Isozaki”, il progetto di Arata Isozaki per l'uscita degli Uffizi. Il progetto risultò vincitore del concorso internazionale bandito nel 1998, ma sinora nulla o poco più è stato realizzato. A riaprire la discussione è stato il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che sembra specializzato nel richiamare i politici alle loro responsabilità.

Schmidt ha semplicemente detto che i lavori per i Grandi Uffizi giungeranno al termine e che una decisione per la sistemazione dell'uscita dovrà essere presa, con le relative conseguenze. Realizzare il progetto costa 6 milioni e mezzo di euro; non realizzarlo costerebbe delle penali a favore dei progettisti, dall'importo per ora imprecisato.

Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini promette una decisione condivisa tra il Governo, gli Uffizi e il Comune, mentre il sindaco di Firenze Dario Nardella parla della necessità di rivedere il progetto Isozaki sul quale ci sono stati, sin dalla sua approvazione, opposti pareri.

I progettisti sottolineano il carattere classico del progetto che riprenderebbe le espressioni tipiche dell'architettura fiorentina: la nuova Loggia dei Lanzi del XXI secolo. I detrattori parlano di tettoia, sgabello (Zeffirelli), o di rete da materasso (Sgarbi). Sta di fatto che una commissione si è espressa e quel parere andrebbe rispettato.

Tuttavia il problema non è di semplice soluzione. L'uscita della Galleria degli Uffizi è posta in piazza Castellani, un quadrilatero di circa 30 x 40 metri affacciato sulla omonima via. La piazza è il risultato dell'abbattimento di due piccoli isolati nei primi decenni del '900. Sono così divenuti quinte della piazza dei fronti anonimi, alcuni che davano sulla soppressa via della Baldracca, nome che è tutto un programma. Il fronte principale della piazza è il retro degli Uffizi, con aperture poste casualmente dove necessitava, tutto il contrario della facciata monumentale. La relazione della piazza con la via Castellani è inesistente, poiché non c'è nulla di attraente nella piazza, attualmente sbarrata da una paratia di metallo e ridotta a passaggio in uscita dei visitatori del museo.

Ridare una forma alla piazza richiederebbe una ri-modellazione dei fronti, una operazione simile a quella che fece Giuseppe Partini nell'800 per realizzare la piazza Salimbeni a Siena, quella del Monte dei Paschi, simile per dimensione e per inclinazione della superficie. Ma evidentemente l'arte di creare spazio urbano si è persa.

Il progetto Isozaki tenta una riunificazione dello spazio con la cosiddetta “loggia”, una pensilina che copre la piazza. Mentre una qualsiasi loggia è la continuazione naturale e proporzionata dell'edificio cui si collega, quella del progetto è senza relazione, completamente distaccata e fuori scala rispetto agli altri edifici. Vorrebbe definire uno spazio urbano nuovo ma non ci riesce dato che è sospesa all'altezza di 23 metri, mentre ad altezza d'uomo compaiono solo i quattro enormi pilastri. Il contributo del progetto allo spazio urbano si deve soprattutto all'ampio marciapiede delimitato dai dissuasori sferici, realizzato in parte, alla superficie inclinata della piazza e alle quattro statue che ne delimitano lo spazio verso la via.

Da queste considerazioni nasce la soluzione proposta, illustrata nelle immagini allegate: sistemare la piazza, secondo il progetto Isozaki, con il piano inclinato e le quattro statue, rimandando la realizzazione della pensilina sui quattro grandi pilastri a tempi migliori anche in considerazione del costo dell'opera. Certo, non si tratta di una soluzione indolore, ma potrebbe essere un dignitoso compromesso da entrambe le parti, dato che in qualche modo il risultato del concorso verrebbe rispettato, cosa non ovvia a Firenze, sistemando la piazza come previsto nel progetto, tranne l'ingombrante e inutile “loggia”.

di Ferdinando Semboloni per greenreport.it

Redazione Greenreport

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