
Niger, fine del saccheggio dell'uranio? La difficile trattativa tra governo ed Areva

Mentre il Niger sta rinegoziando il contratto di sfruttamento dell'uranio con Areva, Oxfam denuncia che la partnership tra la multinazionale statale francese e Niamey è squilibrato, dando così ragione alle centinaia di manifestanti che il 21 dicembre sono scesi nelle strade della capitale del Niger per dire che «Ora più che mai, il Niger deve trarre profitto dalle sue risorse uranifere».
Questo poverissimo Paese del Sahel ha infatti il più grosso giacimento di uranio del mondo e in 40 anni di sfruttamento minerario francese la popolazione ha avuto in cambio ben poco, se non la contaminazione di vaste aree del territorio, bassi salari per i minatori, rischi sanitari e laute bustarelle per il dittatore o l’uomo forte di turno.
Eppure Areva dice che, oltre ad aver creato posti di lavoro, ha anche investito milioni di euro per soddisfare i bisogni primari della popolazione nigerina. Allora perché la gente ed Oxfam la pensano diversamente?
«Una cosa è certa – scrive Le Pays – l’arrivo del presidente Issoufou alla testa dello Stato nigerino si è tradotto in un cambiamento decisive nel rapporto di forze tra Areva e l’attuale équipe dirigente. Sostenuto da una società civile dinamica, Issoufou sa che non ha diritto all’errore al momento della ri-negoziazione del contratto di sfruttamento delle miniere di uranio del suo Paese con Areva, a partire dal primo febbraio 2014».
Nel suo rapporto “Areva: A qui profite l'uranium?” Oxfam sottolinea che «Il contratto che lega Areva e Niamey da 40 anni è molto sfavorevole per lo Stato nigerino». Il Niger è il quarto esportatore mondiale d'uranio e fornisce alla Francia il 30% dell'uranio necessario a mandare avanti le sue centrali nucleari, però è anche uno dei Paesi più poveri dell’Africa» ed è all’ultimo posto dell’indice dello sviluppo umano dell’Onu. Secondo l’Ong, dal 1971 ad oggi il Niger avrebbe ricevuto solo il 13% del valore totale delle esportazioni di uranio che rappresentano solo dal 4 al 6% del bilancio dello Stato.
Nel confronto tra questo Stato poverissimo, il cui bilancio annuale arriva a 2 miliardi di euro, ed Areva che si definisce "leader mondial de l’énergie nucléaire", con un bilancio annuo di oltre 9 miliardi di euro nel 2012, la Francia gioca un ruolo schiacciante. Oxfam dice che «Il governo francese deve esigere che i negoziati tra Areva e il Niger si facciano nella più grande trasparenza, per assicurare entrate eque per il Niger, all’altezza dell’importanza strategica che riveste questa risorsa per la Francia».
La “Note d’information sur les conventions minières liant AREVA et le Niger”, pubblicata da Oxam e dall’Ong nigerina Rotab, denuncia «L’opacità e le pressioni che circondano questa ri-negoziazione, così come il regime fiscale più che accomodante del quale beneficia la multinazionale».
Rotab chiede al governo del Niger, «Di permettere che I termini della nuove convenzioni della Somair e della Cominak siano oggetto di un dibattito in Parlamento prima della loro firma; Di esigere, in quanto azionista Somair e della Cominak, la pubblicazione dell’audit delle società per assicurare che tutti gli elementi dei negoziati siano trasparenti ed accessibili; Di coinvolgere i servizi tecnici del ministero delle miniere, della Direzione generale delle imposte e della direzione generale Grandi, dei servizi delle dogane e del ministero dell’ambiente in tutte le fasi del negoziato; Di far rispettare le disposizioni del Code minier del 2006 e tutta la legislazione in vigore in Niger»
Oxfam France chiede al governo francese «Di esigere da Areva, in quanto azionista Somair e della Cominak, la pubblicazione dell’audit delle società per assicurare che tutti gli elementi dei negoziati siano trasparenti ed accessibili; Di non esercitare alcuna pressione sul governo del Niger per ottenere delle deroghe alla loi minière del 2006, delle esenzioni fiscali od ogni deroga alla legislazione nigerina in favore di Areva, che ridurrebbe i ritorni finanziari per il Niger; Di assicurare che i negoziati, in tutte le tappe, si svolgano nella più grande trasparenza».
Se in Niger in molti sembrano aver preso coscienza della forza dell’opinione pubblica, nel resto del continente africano la regola generale rimane ancora la svendita delle immense ricchezze minerarie alle multinazionali straniere e la resa ad una corruzione che è diventata sistema. Ma in tutto il continente crescono i movimenti per la riorganizzazione dell’industria mineraria e per il suo controllo da parte dello Stato, per fare in modo che le risorse servano allo sviluppo economico e sociale delle popolazioni.
L’Africa è invece fino ad ora stata depredate delle sue risorse nello Zaïre di Mobutu, oggi Repubblica democratica del Congo, in Zambia, Guinea, nella Repubblica Centrafricana, in Niger, in Ghana e in Mali, che quasi sempre in cambio hanno avuto guerre ed ingiustizie perpetrate da leadership cleptomani ed assassine al servizio dei grandi gruppi minerari internazionali.
La Pays scrive che «Oggi I leader africani devono mostrarsi coraggiosi, sposando la collera e le aspirazioni dei loro popoli contro la logica puramente predatrice di queste società minerarie occidentali ed asiatiche. Da così tanto tempo queste risorse minerarie non sono al servizio delle popolazioni africane che quelle hanno ragione di prendere la parola e di rifiutare la contropartita della morte. La società nigerina l’ha ben compreso perché l'uranio ha un’importanza decisiva per l’avvenire del Niger. Il movimento avviato è irreversibile e le multinazionali che operano nel settore minerario devono ormai tenerne conto per la loro immagine. E’ tempo che la terra d’Africa renda tutto quel che può rendere prima di tutto alle popolazioni che la abitano. Quanto ai leader africani, per quanto ben conoscano le sofferenze e la miseria materiale del loro popolo, il loro coinvolgimento da la netta impressione che si rifiutino di condividerle».
Eppure il giornale spera nel governo Issoufou perché nel confronto con Areva ristabilisca la sovranità del Niger sulle sue risorse minerarie: «Sicuramente, il rapporti di forze, attualmente, è favorevole ad Areva. Detto questo, lo Stato nigerino non è più diretto da un regime fantoccio, dittatoriale, vassallo e che lascia saccheggiare, senza vergogna, le risorse minerarie del Paese. Non esiste democrazia nella povertà perpetua».
