Rinnovabili, l’Italia dell’eolico contro il decreto aree idonee: «Impossibile raggiungere i target»
Il decreto sulle aree idonee alle rinnovabili proposto dal ministero dell’Ambiente, che ha ottenuto stamani il via libera in Conferenza unificata, rende di fatto impossibile conseguire gli obiettivi della transizione ecologica che lo stesso testo pone.
Le nuove limature al decreto, definito «già di per sé critico» dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev), pone anche una condizione per la modifica dell’articolo 7 che definisce “non idonee” le superfici e le aree ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi dell'articolo 10 e dell'articolo 136, comma 1, lettere a e b del decreto legislativo 22 gennaio 2024, n 42.
«Questa ulteriore condizione renderà ancora più difficile, se non impossibile – sottolinea l’Anev – raggiungere i target richiamati nelle premesse del provvedimento, e di fatto annulla gli esiti di un obiettivo europeo di individuare delle aree dove il processo autorizzatorio possa essere veloce».
Inoltre le Regioni potranno individuare come non idonee le aree “che sono ricomprese nel perimetro degli altri beni sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 42/2004”, mentre resta la possibilità per le Regioni di estendere la fascia di tutela dal perimetro dei beni fino a un massimo di ulteriori 7 km: «Questo semplicemente rende pressoché vano lo stesso provvedimento».
Basti osservare come gli uffici della Regione Toscana, ad esempio, stimino che i criteri individuati dal decreto pongano fuori dalle aree idonee il 97% del territorio locale per il fotovoltaico e quasi il 100% per l’eolico.
L’auspicio della filiera industriale dell’eolico nazionale, seppur «quasi impossibile» nei fatti, è che i ministeri competenti (ovvero quelli ad Ambiente, Cultura e Agricoltura) possano correggere il testo prima di emanarlo aggiustando qualche stortura: ad esempio chiarire come le Regioni dovranno gestire il transitorio, anche se può essere vista come garanzia il fatto che venga ribadito che l’obiettivo indicato dal burden sharing sui quantitativi annui di potenza da installare deve essere raggiunto, e che annualmente verranno verificate le traiettorie delle singole Regioni; in caso di mancato allineamento dei risultati alle previsioni si procederà con potere sostitutivo.
«In sostanza – sintetizza l’Anev – si può dire che il provvedimento approvato è largamente inadeguato a raggiungere gli obiettivi che si pone (80 GW di nuove rinnovabili), infatti nonostante le premesse così come approvato risulta essere un ostacolo per quanto riguarda l’individuazione delle aree idonee, utili a definire canali preferenziali e spediti per i processi autorizzativi richiesti dall’Europa».
«Purtroppo, quanto stabilito può ritardare ulteriormente lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili, in particolare l’eolico offshore che, come più volte sottolineato, è un settore dalle enormi potenzialità – aggiunge Mauro Fabris, vicepresidente Anev con delega all’eolico offshore – L’unica possibilità è che i Ministeri competenti, Mase, Mic e Masaf, riescano ad applicare modifiche per favorire realmente la realizzazione di progetti validi. Il decreto odierno recepisce comunque tutte le indicazioni giunte dalle Regioni, un dato che acquista particolare rilevanza in considerazione del fatto che molti progetti vengono bloccati proprio dagli enti locali, dopo aver ricevuto il parere positivo dalla Commissione di Valutazione impatto ambientale».