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Senza Piano di gestione degli spazi marittimi, l’eolico offshore italiano è fermo

Fabris (Anev): «Si pregiudica la possibilità per l’Italia di raggiungere gli obiettivi di transizione energetica fissati da Pniec e dall’Europa»
 |  Nuove energie

Nei giorni scorsi la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto della direttiva 2014/89, che da ormai un decennio chiede invano di varare un Piano per la gestione degli spazi marittimi.

Oltre a esporre il Paese alle multe europee, l’assenza del Piano – come messo in evidenza proprio su queste colonne da ormai un anno, grazie al contributo dell’ammiraglio ispettore Aurelio Caligiore – lascia ai margini anche lo sviluppo dell’eolico offshore: significa rinunciare ad attivare fino a 27mila nuovi posti di lavoro, oltre che ad alimentare una buona fetta della transizione ecologica nazionale.

Un tema su cui interviene oggi direttamente l’Associazione nazionale energia del vento (Anev), che ritiene il Piano «un passaggio indispensabile per lo sviluppo dell’eolico offshore nel nostro Paese» e sottolinea che nel mentre «gli altri paesi europei hanno invece individuato vaste aree da asservire all’interno degli spazi marittimi all’eolico offshore, e a tal uso destinate».

Per questo l’Anev auspica un pronto intervento del Governo Meloni, che per altri versi sta dimostrando attenzione alla filiera, in modo da predisporre di un quadro normativo certo che possa agevolare lo sviluppo industriale dell’eolico nei prossimi anni.

«Non c’è più tempo – dichiara il vicepresidente Anev, Mauro Fabris – Spazi marittimi, aree idonee, Fer 2, individuazione e avvio della filiera italiana per la costruzione dei campi eolici off-shore, sono tutte questioni purtroppo ancora aperte, sulle quali Governo e Parlamento sono in grave ritardo. Si pregiudica così la possibilità per l’Italia di raggiungere gli obiettivi di transizione energetica fissati da Pniec e dall’Europa».

Senza contare che il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) proposto dal Governo Meloni è già stato bocciato per la sua scarsa ambizione – dalla stessa Commissione Ue come anche dagli ambientalisti e dall’Ocse – e dovrà dunque essere ri-presentato entro fine giugno.

Redazione Greenreport

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