Gestione degli spazi marittimi, l’Italia senza Piano deferita alla Corte di giustizia europea
La Commissione europea ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia dell'Ue perché Roma non ha ancora presentato il proprio Pgsm (Piano per la gestione degli spazi marittimi), che è risaputo costituire una parte di rilievo del “Green deal” europeo.
È appena il caso di accennare che la corretta attuazione della direttiva che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo (direttiva 2014/89/Ue) risale a dieci anni fa, mentre la procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese in relazione al piano per gli spazi marittimi venne avviata dalla Commissione europea già nel 2021.
In quell’occasione, il Mit (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) aveva richiesto di attivare la procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica) e il dicastero dell’Ambiente, dopo aver attivato l’iter procedurale previsto – concluso nel novembre scorso –, ha emanato un decreto di concerto col Mic (Ministero della cultura) che è stato rinviato al Mit, e si resta ancora in attesa di capire se le eccezioni sollevate nel citato decreto sono state accolte dal Mit.
Il rimpallo degli atti amministrativi che ne consegue lascia davvero perplessi e aspettiamo ancora di capire quali siano i risvolti conseguenti.
Tuttavia, non possiamo fare a meno di segnalare che il tanto atteso Pgsm, per molti versi funzionale allo sviluppo dell’eolico off-shore, non è stato ancora approvato mentre continuiamo a pagare quotidianamente a Bruxelles l’obolo della procedura d’infrazione.
Segnaliamo, non senza preoccupazione, che restano a tutt’oggi indefinite le zone marittime in cui nei mari italiani potranno legittimamente essere installati campi eolici offshore.
Per chiarire con immediatezza di percezione la situazione oggi esistente per gli eolici offshore: è come rilasciare una licenza edilizia comunale in mancanza di un vigente piano regolatore.