Dodici Paesi Ue chiedono a Bruxelles di accelerare sul mercato interno dell’energia: «Così prezzi più bassi»
Dodici Paesi membri dell’Unione europea hanno chiesto alla Commissione Ue di sostenere la creazione di «interconnessioni energetiche», in particolari elettriche, per far fronte all’instabilità dei mercati e abbassare i prezzi dell’energia. La tesi è che la cooperazione tra Stati è fondamentale per raggiungere questi obiettivi ma anche per facilitare la transizione, alleviare la cogestione della rete e accelerare la decarbonizzazione. «È giunto il momento di garantire che tutti gli Stati membri partecipino pienamente al mercato interno dell’energia», si legge nel documento firmato dall’Italia insieme a Portogallo, Spagna, Austria, Cipro, Danimarca, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi.
Firma e presentazione del testo, in cui si ricorda anche la realizzazione degli obiettivi di interconnessione elettrica dell’Ue per il 2030, sono avvenuti ieri alla riunione dei ministri dell’energia dell’Ue che si è svolta a Lussemburgo. Come riporta l’agenzia di stampa portoghese Lusa citando ampi stralci del documento, «i prossimi anni saranno cruciali per ridurre i prezzi dell’energia per la nostra industria e i nostri cittadini. La nostra forte dipendenza dai combustibili fossili, unita alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e al fatto che la Russia ha armato il suo approvvigionamento energetico, si è rivelata un mix pericoloso». I Paesi firmatari chiedono dunque «un’azione dell’Ue unitaria» come nel caso della crisi energetica di due anni fa e misure utili a «garantire un adeguato finanziamento dell’Ue per le energie rinnovabili» con finanziamenti pubblici ma anche incentivando finanziamenti privati in questo settore.
Il documento viene tra l’altro presentato mentre il Commissario europeo per l’energia, Kadri Simson, alla conferenza stampa tenuta al termine del Consiglio dell’Energia che «l’accelerazione delle energie rinnovabili è stata senza precedenti», considerato che «tra il 2021 e il 2023, la capacità combinata di vento e solare è aumentata del 36%» e «tra agosto 2022 e luglio 2024 la domanda di gas è diminuita del 18%».
Tutto bene? Fino a un certo punto, perché l’estone Simson ha «messo in guardia contro il rischio di tornare indietro sull'agenda di REPowerEU»: «Ho espresso ai ministri la mia profonda preoccupazione per l’aumento dei volumi di gas russo nell’Ue negli ultimi mesi. Dal 2022 abbiamo, ogni anno, ridotto queste importazioni. Non dovremmo lasciare che il 2024 sia l’anno che interrompe questa tendenza». Ha anche detto Simson in quello che è stato il suo ultimo Consiglio da Commissario Ue: «Non ci sono scuse, l’Ue può vivere senza questo gas russo. Se gli Stati membri preferiscono continuare a importare gas russo, e lo fanno anche oltre la capacità contrattuale, o se desiderano firmare nuovi accordi per nuove capacità, questa non è una necessità, bensì una scelta politica e pericolosa. Dobbiamo ricordare che i costi di trattare con la Russia non si misurano solo nel prezzo del gas, ma anche nelle vite perse in Ucraina».