Se le altre Regioni seguiranno la Sardegna, il 96% d’Italia sarà area non idonea alle rinnovabili
Non solo le principali associazioni ambientaliste – Legambiente, Wwf, Greenpeace, Kyoto club – e l’Associazione nazionale energia del vento (Anev), adesso a scagliarsi contro il ddl sulle aree idonee alle rinnovabili approvato dalla Regione Sardegna è anche l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% del mercato elettrico nazionale: Elettricità futura.
«Oggi ci troviamo al definitivo blocco dello sviluppo degli impianti per la produzione di energia rinnovabile in Sardegna – spiegano dall’associazione – nonostante l’obiettivo di installare oltre 6 GW di nuova capacità al 2030 come previsto dal dm Aree idonee».
Il problema nasce a Roma, con le «gravi lacune» del decreto Aree idonee approvato dal Governo Meloni, che lascia alle Regioni «totale discrezionalità» sia per bloccare i progetti già avviati sia per limitare al massimo le aree, rendendo così il campo della transizione ecologica uno sfogatoio per populismi di varia natura.
Il decreto governativo, infatti, non ha normato “il periodo transitorio” e non ha nemmeno esplicitato che le aree idonee ex lege debbano continuare a essere considerate tali; ha anche lasciato facoltà delle Regioni estendere fino a 7 Km di distanza da un bene tutelato il divieto di nuovi impianti.
Conclusione? «Se le Regioni applicassero appieno questa facoltà, il 96% del territorio italiano (stima Elemens) sarebbe non idoneo», spiegano da Elettricità futura. Addio dunque transizione ecologica, addio bollette più basse e sicurezza energetica.
Ad oggi in Sardegna, i provvedimenti autorizzatori già emanati alla data di entrata in vigore della nuova legge, aventi ad oggetto impianti che ricadono nelle aree non idonee, sono privi di efficacia se l’esecuzione dei lavori di realizzazione non ha avuto inizio ovvero non ha comportato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi; i procedimenti non ancora conclusi alla data di entrata in vigore della nuova legge, non potranno proseguire se i relativi impianti sono in contrasto con la normativa sopravvenuta di cui alla presente legge.
«Come volevasi dimostrare – dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità futura – approfittando delle carenze del dm Aree idonee, la Regione Sardegna con la delibera della Giunta della Regione autonoma Sardegna del 19 settembre 2024, n. 36/1, ha legiferato sulle aree idonee con effetti retroattivi e con criteri che renderanno probabilmente non idoneo il 99% del territorio sardo (come ha dichiarato Emanuele Cani, assessore dell’Industria della Regione Sardegna, e peraltro gli fa eco la presidente Todde dicendo che con questa legge solo l’1% della Sardegna sarà idoneo) e renderanno impossibile, di fatto, realizzare i progetti di revamping e repowering».
Che fare? Affinché non accada che anche le altre Regioni blocchino i progetti già avviati e la possibilità per l’Italia di raggiungere gli obiettivi del Pniec, del Pnrr e dello stesso dm Aree idonee, per Elettricità futura è di fondamentale importanza e di estrema urgenza che il Governo emani una norma che preveda che le Regioni, nell’esercizio del loro potere di normazione sulle aree idonee, si conformino ai seguenti criteri:
- le aree idonee individuate ex lege dall’articolo 20 del D.Lgs. n. 199/2021 di attuazione della direttiva (Ue) 2018/2001 (“direttiva Red II”) devono continuare ad essere considerate aree idonee;
- le nuove disposizioni regionali non dovranno applicarsi ai progetti per i quali sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto (in coerenza con quanto fatto dal Governo con l’art. 5 del Dl Agricoltura). In ogni caso, dovranno essere fatti salvi tutti i progetti, già in corso di autorizzazione, che dal 2021 ad oggi sono stati localizzati nelle aree idonee ex lege (art. 20 d.lgs. 199/2021).
«Una volta emanata questa norma e salvati i progetti già in corso di autorizzazione o di costruzione – concludono da Elettricità futura – adiventa altresì indispensabile lavorare alla definizione delle aree di accelerazione (di cui non c’è traccia nella bozza di “Testo unico per le rinnovabili”) e far sì che diventi l’occasione per sanare, per quanto possibile, le criticità dell’attuale quadro normativo (dm Aree idonee, dl Agricoltura e bozza di Testo unico)».
Durissimo il presidente del Coordinamento Free Attilio Piattelli: «Spiace constatare per l'ennesima volta che chi ricopre cariche politiche non sia chiamato nei fatti ad agire secondo quello che dichiara . Infatti, solo poco tempo fa, la Presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde aveva detto che la Giunta, da lei presieduta, non è contro la transizione energetica e lo sviluppo delle rinnovabili e che la moratoria doveva servire esclusivamente a riportare un po' di ordine e permettere l'individuazione corretta delle aree idonee, per consentire poi uno sviluppo organico e controllato delle rinnovabili sull'Isola. La Todde aveva anche dichiarato testualmente: “Possiamo produrre energia elettrica, la possiamo produrre per le nostre comunità, mentre il gas lo importiamo a caro prezzo e non possiamo incidere in alcun modo su questo, quindi noi dobbiamo affrontare questo tipo di transizione per quello che è più conveniente per noi”. Purtroppo, le dichiarazioni sono state contraddette dai fatti poiché la legge regionale sulle aree idonee, approvata dalla giunta sarda giovedì 19 settembre, può essere considerata a tutti gli effetti una norma “blocco rinnovabile” per tutta l'isola. Non servire nemmeno entrare nel merito della legge perché la stessa Todde, in alcune dichiarazioni riportate da Quotidiano energia intervenendo sabato 21 settembre a un convegno a Oristano, ha detto che: « in base al Ddl solo l'1% del territorio sardo è idoneo. Stando così le cose, vogliamo provare a seguire un ragionamento diverso dal solito. Invece di protestare, accettiamo la legge per il suo evidente messaggio politico di contrarietà allo sviluppo delle fonti rinnovabili ma, trattandosi appunto di una scelta politica, pretendiamo che ci verranno chiarite le motivazioni di questa scelta. A noi vengono in mente solo due possibilità: la Giunta sarda ritiene che la Sardegna debba continuare a utilizzare le fonti fossili e crede che la transizione energetica non sia una priorità; la Giunta sarda ritiene che la transizione energetica sia una priorità ma non vuole che la Sardegna dia il suo contributo alla transizione. Attendiamo un chiarimento e questa volta vorremmo che le scelte appena fatte fossero ben argomentate e puntuali. Il futuro, energetico e climatico dell'Italia non può rimanere nell'ambiguità ed è necessario oggi che le scelte, in una direzione o in un'altra, fossili o rinnovabili, siano chiare».