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La denuncia dell’Anev: «Dalla giunta Todde stop a ogni sviluppo eolico in Sardegna, incluso il repowering»

Il paradosso segnalato: con le nuove norme, non solo praticamente tutto il territorio dell’isola diventa «area non idonea» per le rinnovabili, ma non si potranno neanche sostituire le turbine di vecchia concezione con altre più efficienti
 |  Nuove energie

Non si placano le polemiche, dopo l’approvazione da parte della giunta regionale della Sardegna del disegno di legge da titolo “Misure urgenti per l'individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all'installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile, e per la semplificazione dei procedimenti”. Già nei giorni scorsi l’alleanza Sardegna rinnovabile aveva criticato la scelta operata dalla presidente Todde, che di fatto ha portato a definire la quasi totalità del territorio sardo come non idoneo per gli impianti rinnovabili. Anche l’Associazione nazionale energia del vento (Anev) sottolinea tutti gli aspetti critici presenti nelle nuove disposizioni approvate dalla giunta di centrosinistra. Primo fra tutti, viene ribadito, il fatto che la normativa vieta sostanzialmente sulla quasi totalità dell’Isola la realizzazione di impianti eolici, «poiché definisce le aree considerate non idonee con criteri tali da vincolare tutto il territorio». Ma non c’è solo questo a preoccupare l’associazione che vede riunite circa cento aziende operanti nel settore eolico e oltre cinquemila soggetti, tra produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori. Il disegno di legge da poco approvato contiene poi criteri per il repowering che, denuncia Anev, sono decisamente «incredibili» perché «vengono vincolati a mantenere le altezze attuali impedendo quindi l’ammodernamento degli impianti obsoleti».

In una nota appena diffusa, l’associazione sottolinea che le misure varate dalla giunta della Sardegna si applicano a tutto il territorio della regione, comprese le aree e le superfici ritenute non idonee sulle quali si dovrebbero realizzare impianti a fonti rinnovabili in corso di autorizzazione e quelli già in precedenza autorizzati, «introducendo un gravissimo principio, contrario al criterio del legittimo affidamento, che retroattivamente vanificherà l’attività di molte aziende che operano in Italia sulla base delle leggi vigenti». Questa norma, denuncia l’Anev, «non tiene conto delle aree idonee definite dalle leggi nazionali e prescrive che “sono fatti salvi i provvedimenti aventi ad oggetto impianti che hanno già comportato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi” che come evidente gli impianti eolici non comportano mai essendo gli stessi definiti per legge come pienamente reversibili».

Un altro punto fortemente critico sottolineato dall’Anev è che in base a quanto approvato giovedì scorso dalla giunta Todde «gli impianti in corso di autorizzazione, o che hanno già ottenuto un’autorizzazione, ma non hanno ancora iniziato a svolgere i lavori di realizzazione, non potranno essere realizzati se l’area prevista non è ritenuta idonea e questo significherebbe bloccare tutti quei progetti già pronti per essere realizzati e per i quali gli operatori industriali hanno speso soldi per svilupparli facendo affidamento sulle norme vigenti, il danno ovviamente sarà oltre che per le imprese anche per la Sardegna che perderà occupazione e sviluppo oltre che ritorni economici». 

In base al nuovo disegno di legge, inoltre, non si potranno neanche sostituire alcune parti degli impianti per renderli non obsoleti, o comunque più in linea con le tecnologie di più recente generazione. Si legge infatti nella nota diffusa dall’Anev: «Per quanto riguarda poi il revamping o repowering si raggiunge una vetta che si potrebbe definire comica se non fosse drammatica, infatti tali interventi nelle aree non idonee (quindi praticamente tutte!) sono ammessi solo qualora non subiscano un aumento della superficie occupata e non comportino un aumento dell’altezza del singolo aerogeneratore. Come evidente anche ad un bambino, per ottemperare a tale prescrizione bisogna mantenere gli attuali aerogeneratori, di vecchia concezione, meno efficienti, non più in commercio e soprattutto così facendo non si potrà recuperare il beneficio che il repowering garantisce e cioè la riduzione significativa di aerogeneratori che garantisce al contempo riduzione di impatti paesaggistici, aumento della produzione e riduzione del rumore».

L’Anev auspica che, al momento del passaggio di questo Ddl al Consiglio regionale, «molti di questi punti vengano rivisti perché, se così non fosse, significherebbe fare un passo indietro verso la transizione energetica e verso tutte quelle aziende che hanno già investito in questa Regione, e soprattutto si bloccherebbe l’unica possibilità di sviluppo industriale dell’isola che potrebbe risolvere l’annoso problema della Sardegna relativa all’inquinamento atmosferico causato dalla produzione di energia con il carbone (!!) e con il gas e il conseguente caro energia dovuto a queste produzioni».

Redazione Greenreport

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