Coordinamento Free, il Testo unico delle rinnovabili «complica anziché semplificare»
Dopo Elettricità futura, l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% della filiera elettrica nazionale, anche il Coordinamento Free – la più grande associazione italiana in tema di fonti rinnovabili ed efficienza energetica – interviene sulla bozza del nuovo Testo unico delle rinnovabili, affermando che la proposta del Governo Meloni «complica anziché semplificare».
Eppure la bozza è elaborata in attuazione della delega prevista dall’art. 26, commi 4 e 5, lettera d, della Legge 118 del 2022 Legge sul mercato e la concorrenza, che dovrebbe razionalizzare e semplificare le procedure autorizzative per gli impianti a fonti rinnovabili.
«Sembra che ogni occasione sia buona per introdurre qualche ostacolo sul percorso di autorizzazione e gestione di impianti Fer e neppure questa bozza di decreto fa eccezione – afferma Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento – In particolare è spuntata la necessità di acquisire un idoneo titolo edilizio, fatto che sembra applicarsi in modo generalizzato anche agli interventi che dovrebbero essere realizzati in edilizia libera. È poi spuntata la necessità di acquisire pareri paesaggistici per interventi di rifacimento e potenziamento ricadenti in alcune fattispecie di aree tutelate che fino a ora era possibile invece realizzare ricorrendo all’edilizia libera».
Ostacoli che arrivano dopo il decreto Agricoltura, che ha vietato i nuovi impianti fotovoltaici sui terreni agricoli, e il decreto Aree Idonee, che rischia di rendere quasi tutto il territorio non idoneo alle rinnovabili. Il tutto mentre l’Italia resta drammaticamente indietro nel rispetto degli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030: al Paese servirebbero circa +12 GW l’anno di impianti rinnovabili, mentre nel 2023 sono entrati in esercizio solo +5,7 GW. Si potrebbe fare meglio? Basti osservare che la Spagna, a fine luglio, ha autorizzato in 1 solo giorno nuovi impianti rinnovabili per 28.123 MW di potenza, da realizzarsi in terra iberica entro 3 anni.
Tornando in terra italica, che fare? «Riteniamo che, avendo il governo definito gli obiettivi al 2030 per lo sviluppo e la realizzazione delle Fer – ricorda Piattelli –, gli atti legislativi dovrebbero essere indirizzati al loro raggiungimento e quindi individuare in maniera univoca le aree idonee e di accelerazione per facilitare l’ottenimento delle autorizzazioni su queste aree, mentre purtroppo dobbiamo constatare che il recente decreto Aree idonee e l’attuale bozza di riordino normativo vanno esattamente nella direzione opposta: complicare anziché semplificare. Esattamente il contrario di ciò che sia il clima sia il sistema paese necessitano per la transizione energetica, la riduzione del costo dell’energia e la sicurezza energetica. E per fare tutto ciò è necessario imboccare con decisione la strada delle rinnovabili senza ripensamenti, per uscire il prima possibile dall’era delle fonti fossili».