
Israele ha distrutto la produzione di energia rinnovabile a Gaza

Mentre ci si preoccupa – più che giustamente – delle vittime dell’attacco missilistico sferrato la Domenica delle Pame dalla Russia sull’Ucraina e ci si rammarica perché la tregua energetica voluta da Trump non è mai entrata davvero in vigore, nella Striscia di Gaza i morti accertati al 13 aprile, dopo 554 giorni dall’inizio della guerra, sono saliti a 50. 944 e i feriti a 116.156 e fonti palestinesi hanno reso noto che «Le forze di occupazione israeliane (Israeli occupation forces - IOF) hanno preso di mira oltre 4 mila abitazioni e strutture dotate di impianti a energia solare nell’ambito di una politica sistematica volta a distruggere le fonti di energia elettrica alternative nella Striscia di Gaza».
In una dichiarazione dell’ufficio informazione del governo di Gaza si sottolinea che «Le IOF hanno continuato a commettere ulteriori crimini contro i civili e le infrastrutture nella Striscia di Gaza, nel contesto della guerra genocida in corso da oltre 18 mesi, lanciando barbari bombardamenti e sistematici attacchi aerei e terrestri contro migliaia di abitazioni e strutture civili, in particolare quelle dotate di impianti a energia solare, utilizzati come fonte di energia elettrica alternativa, nel tentativo di distruggere le restanti fonti di vita in tutti i governatorati della Striscia di Gaza, senza eccezioni. Questi attacchi brutali, hanno portato alla distruzione di oltre 4 mila abitazioni e strutture dotate di impianti di energia solare, considerati un’arteria vitale per la fornitura di energia elettrica alternativa e per il funzionamento di apparecchiature mediche in ospedali e centri sanitari, pozzi d’acqua, impianti di desalinizzazione, università, scuole, panifici, fabbriche, servizi domestici di base e altri settori vitali. Questo attacco costituisce un duro colpo per le fonti di energia alternativa da cui dipende la popolazione della Striscia di Gaza, alla luce delle continue interruzioni di corrente elettrica per oltre 550 giorni a causa dell’assedio crescente, della guerra genocida e delle aggressioni in corso. Questi crimini costituiscono una palese violazione del diritto internazionale umanitario e una flagrante violazione dei più basilari principi umanitari, e rientrano nella politica di genocidio praticata dall’occupazione israeliana contro oltre 2,4 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza».
IL comunicato stampa palestinese ha invitato «La comunità internazionale e le organizzazioni delle Nazioni Unite, in particolare il Consiglio per i Diritti Umani, ad assumersi le proprie responsabilità legali e morali e ad agire immediatamente per porre fine alla guerra genocida e alle continue aggressioni contro i civili e le strutture vitali nella Striscia di Gaza» e «Le organizzazioni internazionali per i diritti umani e umanitarie a documentare questi crimini e a sottoporli a tribunali e forum internazionali, e a impegnarsi a fondo per assicurare i dirigenti israeliani alle loro responsabilità e perseguirli per i loro crimini contro l’umanità».
E’ stato anche fatto un appello ai donatori e alle organizzazioni umanitarie a «Fornire alternative rapide e sicure ai sistemi di produzione di energia, a risarcire le persone colpite e a garantire la continuità dei servizi di base nella Striscia di Gaza, in particolare servizi sanitari, educativi, idrici, ambientali e alimentari. Riteniamo l’occupazione israeliana pienamente responsabile delle catastrofiche ripercussioni umanitarie di queste politiche criminali, e l’amministrazione statunitense, il Regno Unito, la Germania e la Francia direttamente responsabili della prosecuzione di tali crimini, come risultato del loro illimitato sostegno politico e militare all’occupazione e della loro fornitura di copertura internazionale per i suoi crimini contro il nostro indifeso popolo palestinese».
Nell’ex più grande prigione del mondo all’aperto diventata il più grande cimitero del mondo sotto le macerie, manca anche l’acqua: sabato scorso, il Comune di Gaza ha detto che «La continua interruzione dell’acquedotto Mekorot da parte dell’occupazione israeliana, a seguito dei danni causati a est del quartiere di al-Shuja’iyya, aggrava la crisi idrica della città. Le nostre squadre sono in grado di ripararlo entro 24 ore se l’occupazione lo consente. L’esercito di occupazione sta temporeggiando nel consentire alle sue squadre di raggiungere il luogo in cui si è verificata la rottura della linea di distribuzione idrica, sottolineando che può riparare il malfunzionamento della conduttura entro 24 ore se alle sue squadre viene consentito di raggiungere il sito di al-Shuja’iyya. La conduttura idrica è stata gravemente danneggiata in via al-Muntar, vicino a via al-Karama, a seguito dell’incursione delle forze di occupazione, che ha bloccato il flusso d’acqua. in coordinamento con le autorità e le organizzazioni internazionali competenti abbiamo compiuto grandi sforzi per consentire alle sue squadre di raggiungere l’area danneggiata, siamo un attesa dell’approvazione finale per riprendere i lavori di riparazione».
L’acquedotto Mekorot fornisce circa il 70% dell’attuale fornitura totale di Gaza , e il Comune di Gaza ha anche lanciato l’allarme per «Un disastro sanitario e ambientale senza precedenti che minaccia la vita dei residenti della città, a causa dell’accumulo di 175 mila tonnellate di rifiuti e delle perdite di acque reflue» dovute «All’enorme distruzione delle infrastrutture, per non parlare della decomposizione dei corpi delle vittime sotto le macerie».
Grida di allarme che confermano quanto detto dal segretario generale dell’Onu, António Guterres, che ha dichiarato che «Gaza è un mattatoio. Da oltre un mese nessun aiuto ha raggiunto la popolazione della Striscia. I palestinesi residenti a Gaza sono rimasti senza cibo, carburante, medicine e beni di prima necessità. Con l'interruzione degli aiuti, le porte del terrore si sono riaperte, trasformando Gaza in un luogo di morte continua per i civili».
il portavoce dell'Organizzazione mondiale della sanità ha denunciato il continuo blocco imposto da Israele all'ingresso di aiuti medici a Gaza e ha chiesto «Un'azione immediata della comunità internazionale per affrontare la catastrofe umanitaria in corso».
Israele ribatte che, in realtà, gli aiuti inviati a Gaza finiscono nelle mani di Hamas, mentre i palestinesi e gran parte della comunità internazionale accusano Israele di usare il divieto di importazione di cibo e aiuti umanitari come arma contro i palestinesi di Gaza e l’Occidente di usare un doppio standard nel condannare i crimini di guerra commessi altrove ma non quelli commessi da Isreale.
Guterres ha ricordato che «Israele, in quanto potenza occupante, ha obblighi ben definiti secondo il diritto internazionale, inclusi i diritti umanitari e il diritto internazionale».
L’agenzia palestinese InfoPal aggiunge che «Secondo le normative del diritto internazionale, una forza occupante ha il dovere di fornire cibo e medicine, nonché di garantire e mantenere le strutture mediche e ospedaliere e la sanità pubblica della popolazione. Tuttavia, non solo non vengono forniti aiuti umanitari a Gaza, ma Israele prende anche di mira gli operatori umanitari internazionali. Le politiche criminali di Israele contro i palestinesi, come i bombardamenti incessanti, il taglio di acqua ed elettricità, l'assedio agli aiuti medici e alimentari e l'impedimento all'evacuazione dei feriti, dimostrano una strategia di annientamento della popolazione palestinese. Molti osservatori internazionali classificano queste azioni come crimini di guerra o persino genocidio. Tuttavia, nonostante queste evidenti violazioni, Israele continua impunemente i suoi attacchi, protetto dal sostegno degli Stati Uniti e dei suoi alleati, i quali continuano a fornire armi, informazioni e copertura politica per evitare pressioni legali contro Tel Aviv. Molti esperti concordano sul fatto che Israele stia fallendo militarmente nella guerra contro Gaza. Di conseguenza, sta portando avanti una politica di genocidio e di espulsione forzata dei palestinesi con altre modalità».
In un recente rapporto, Amnesty International, ha dichiarato che «Israele sta deliberatamente uccidendo palestinesi e creando condizioni di vita insostenibili per la loro sopravvivenza, con l'intento di distruggere parte della popolazione palestinese».
InfoPal conclude: «Nonostante le richieste globali di fermare le azioni criminali di Israele a Gaza, il continuo sostegno degli Stati Uniti al regime sionista, unito al silenzio e all'inazione di alcuni Paesi occidentali e arabi, ha di fatto reso impossibile fermare queste atrocità. Questo silenzio equivale a una complicità diretta con i criminali di guerra israeliani».
