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Concluso a Roma il II Summit italiano

L’Italia è il terzo mercato al mondo per potenziale sviluppo dell’eolico offshore galleggiante

Togni (Anev): «Raggiungere entro il 2040 gli 11 GW di potenza installata previsti, in modo efficiente e utile al nostro Paese»
 |  Nuove energie

Si è concluso oggi a Roma il II Summit italiano sull’eolico offshore, organizzato dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev) alla presenza tra gli altri del ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

«Con il Summit di oggi – dichiara a caldo Mauro Fabris, vicepresidente Anev – vogliamo chiedere al Governo e al Parlamento di intervenire subito per far nascere la filiera industriale nazionale. È una decisione strategica che ci consentirebbe di produrre in Italia le componenti necessarie alla realizzazione di impianti eolici offshore galleggianti e superare la dipendenza energetica da terzi».

L’Italia secondo gli studi dell’Aenv, confermati dal Global wind energy council, è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante. Infatti, secondo gli studi dell’Anev, al 2040 il potenziale dell’eolico offshore nel nostro Paese è di 11 GW di potenza installata (10 GW è quello stimato da Terna) e in tal senso è significativo che risultano presentate domande di allaccio alla rete nel nostro Paese per oltre 100 GW.

«L’Italia ha sviluppato una propria capacità industriale per quanto riguarda l’eolico a terra: può fare altrettanto con l’eolico offshore – commenta Urso – per via delle caratteristiche delle nostre imprese e perché siamo tra gli attori più significativi dell'economia del mare. Con il ministro Musumeci stiamo lavorando alla legge quadro sulla Blue economy di prossima presentazione, che interesserà anche l’eolico in mare. Il nostro obiettivo è quello di passare dall'essere meri consumatori a produttori di impianti di energie rinnovabili, sia per quanto riguarda l'eolico offshore, sia per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici: questa è la svolta che stiamo imprimendo al nostro Paese».

Svolta che però, almeno ad oggi, resta in ipotesi. Secondo le stime Ambrosetti l’eolico offshore galleggiante può valere 27mila nuovi posti di lavoro in Italia al 2050, ma di fatto lungo gli oltre 7mila km di coste nazionali c’è un solo impianto eolico offshore in funzione (non galleggiante), mentre il nuovo decreto Aree idonee permette alle Regioni di limitare fortemente gli spazi dove poter veder sorgere le pale. Nel frattempo manca anche il Piano nazionale di gestione dello spazio marittimo, la cui assenza ha posto in infrazione europea il nostro Paese.

«L’eolico offshore – conclude Simone Togni, presidente Anev – è la tecnologia che ci permetterà di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, 40 e 50. Per fare ciò bisogna incoraggiare le aziende italiane che vorrebbero investire in questo settore definendo un quadro normativo e regolatorio chiaro. Inoltre è indispensabile oltre che urgente, la creazione di una filiera industriale nazionale solida, pronta a consentire le forniture necessarie alla realizzazione di impianti eolici off-shore in tempi rapidi. L’Anev continuerà a promuovere l’eolico offshore affinché si riescano a raggiungere entro il 2040 gli 11 GW di potenza installata previsti, in modo efficiente e utile al nostro Paese».

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Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.